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Intervista a Bruno Naccini

Via i veli dell’amianto

Sulla protezione della salute non si scherza. I sindacati SEV, UNIA, transfair - unitamente alla Commissione del personale delle Officine e all’Associazione giù le mani - hanno da subito reagito quando la questione dell’ amianto presso le OBe era tornata prepotentemente alla ribalta. Di passi, da allora, ne sono stati compiuti parecchi. Il successo della hotline (vedi riquadro) conferma che la scelta di andare in fondo alla questione, è stata giusta. Grazie alla presenza della Lega polmonare del Canton Ticino nella commissione tripartita, è stato creato un gruppo di lavoro scientifico il cui scopo è determinare criteri e processi della presa a carico sulla base delle evidenze scientifiche più recenti. L’idea è di contribuire in modo importante agli studi legati alle principali malattie causate dalle fibre di amianto, come il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare. Ne parliamo con il presidente della Lega polmonare Bruno Naccini, pneumologo.

Dottor Naccini, che cosa ha rappresentato per la Lega polmonare essere coinvolta nel progetto che riguarda le Officine d Bellinzona?

La Lega polmonare ticinese da oltre un secolo sostiene, consiglia e accompagna le persone colpite da una malattia polmonare. Il tema dell’amianto e delle malattie correlate ci è da sempre molto caro. Per celebrare il 100.mo Rapporto della LPTI abbiamo dedicato, nel 2014 un dossier speciale all’amianto che è stato in seguito tradotto e distribuito, grazie alla Lega polmonare svizzera – nostra associazione mantello – ai deputati e ai parlamentari presenti a Berna. Inoltre, la LPTI è una dei 3 Care Services istituiti dalla Fondazione EFA – Fondo per le vittime dell’amianto – creato per dare un sostegno finanziario e psicosociale alle vittime dell’amianto e ai loro congiunti. Siamo molto onorati di poter dare un contributo per trovare, insieme, una soluzione ottimale per tutti, ma principalmente per i lavoratori.

Quale l’obiettivo del gruppo di lavoro scientifico coordinato dalla Lega polmonare ticinese?

L’idea di creare un gruppo di lavoro multidisciplinare (che si è già incontrato il 19.2.) è nata dall’esigenza di adattare le misure di screening adottate fino ad oggi alle nuove conoscenze scientifiche, ai nuovi studi di prevenzione soprattutto sul tumore polmonare, come ad esempio l’utilizzo della TAC a bassa irradiazione che sempre più prende piede nella prevenzione del carcinoma polmonare abbinando efficacia e riduzione delle dosi di radiazione. L’obiettivo è quello di creare un protocollo per una presa a carico efficace e personalizzata per tutte le categorie di lavoratori. A seconda degli anni e la quantità di esposizione(anni/fibra), dalla presenza o meno di un tabagismo concomitante sarà proposta una valutazione radiologica (tac a bassa irradiazione) e un esame della funzionalità respiratoria più o meno ravvicinati, elaborati secondo gli studi discussi nel gruppo di lavoro.

Secondo lei come va migliorata la presa a carico?

A mio parere il punto principale è dare una risposta concreta, concordata dal gruppo di lavoro e basata sull’evidenza scientifica a tutti i dipendenti delle officine. Bisogna chiaramente considerare gli studi pubblicati negli ultimi anni sul danno da amianto, da tabagismo e la loro chiara e stretta correlazione nel rischio di sviluppare un tumore polmonare nonché le metodiche moderne di screening. In seguito stratificarne il rischio a seconda della persona e questo grazie alle preziose informazioni raccolte dalla hotline. Così facendo si potrà semplicemente tranquillizzare dei lavoratori che hanno avuto un’esposizione debole all’amianto. Mentre per chi avesse avuto un’esposizione forte alle fibre o debole ma associata ad un consumo tabagico elevato di sigarette si proporrà una TAC a bassa irradiazione associata a degli esami di funzionalità respiratoria annuali. In piena discussione nel gruppo di lavoro i casi intermedi dove l’evidenza della letteratura è più debole ma dove ritengo sia necessaria una proposta di presa a carico particolareggiata anche per loro.

Dall’amianto ad altre sostanze pericolose e fino alle nano particelle: tante le insidie per i lavoratori. Si fa abbastanza a livello di salute pubblica?

Negli ultimi decenni nei paesi industrializzati molto si è fatto per tutelare la salute dei lavoratori e sicuramente molto ancora si dovrà fare. L’evoluzione della medicina e di nuovi approcci terapeutici, grazie alle nuove tecnologie, permette ai datori di lavoro di attuare delle efficaci misure di protezione per i propri collaboratori. L’emergenza che stiamo vivendo a causa della pandemia è un chiaro esempio di quanto sia importante prendersi cura e tutelare la salute fisica e psicologica di tutti per salvaguardare i fondamenti sociali, umani ed economici che sono alla base della nostra società. Tutti noi, a cominciare dai datori di lavoro ai politici e al singolo cittadino, possiamo fare molto per tutelare il benessere di ognuno di noi.

FrançoiseGehring

Riscontri positivi

Il 16 marzo 2020 il gruppo di lavoro composto da rappresentanti della Suva, delle FFS, dei sindacati UNIA, SEV e Transfair, della CoPe FFS e della Lega Polmonare ha lanciato una hotline dedicata agli ex collaboratori delle Officine FFS di Bellinzona, parenti e collaboratori esterni (dipendenti di ditte terze operanti presso le Officine) che negli anni potrebbero essere venuti a contatto con l’amianto. I riscontri dei primi due mesi di attività sono positivi. Il gruppo di lavoro rinnova tuttavia l’invito a contattare la hotline in caso di domande o dubbi. Nei primi due mesi di attività, la hotline ha registrato 72 chiamate. La hotline, è raggiungibile al numero telefonico 0800 859 801, in caso di domande o dubbi legati alla tematica dell’amianto presso le Officine FFS di Bellinzona.
Tutte le persone che hanno lavorato alle OBe e pensano di essere state in un modo o nell’altro in contatto con l’amianto, possono farsi avanti. La hotline è attiva dal lunedì al venerdì, giorni festivi esclusi, dalle 08:00 alle 12:00 e dalle 13:00 alle 17:00.