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Il futuro delle Officine di Bellinzona è tutto da costruire, al di là delle dichiarazioni d’intenti e delle promesse

L’occupazione perde pezzi

Le officine lasceranno l’attuale sedime per una destinazione sconosciuta a nord di Bellinzona. Firmata la dichiarazione d’intenti tra FFS, Cantone Ticino e città di Bellinzona. Intanto l’occupazione perde pezzi: si passerà a 200 impieghi fino a un massimo di 230, pari alla metà degli attuali effettivi.

Neppure l’offerta di prepensionamenti mitiga la portata dell’impatto occupazionale

Il futuro delle Officine di Bellinzona sembra oramai scritto. Dal 2026 le attività saranno spostate a nord di Bellinzona in un’area ancora ignota. I firmatari della dichiarazione d’intenti hanno presentato il documento alla stampa, alle maestranze e ai sindacati. In una parte dell’attuale sito industriale sorgerà un parco tecnologico e dell’innovazione di proprietà del Cantone e della città di Bellinzona, con diverse centinaia d’impieghi. L’area rimanente sarà destinata a contenuti abitativi, di servizio, amministrativi e commerciali. L’investimento previsto ammonta a 360 milioni di franchi che saranno finanziati per 180 milioni dalle FFS, con investimenti nel nuovo stabilimento. Nell’importo saranno inclusi 8 milioni che saranno messi a disposizione per la formazione del personale e se necessario per finanziare eventuali prepensionamenti. I 100 milioni a carico del Canton Ticino, rispettivamente i 20 milioni della città di Bellinzona, saranno ricompensati con 45’000 metri quadrati di terreno delle attuali Officine di Bellinzona. La Confederazione parteciperà con 60 milioni. Qualora le FFS dovessero cessare le proprie attività industriali o alienare il nuovo stabilimento entro 35 anni dalla messa in esercizio, la pena convenzionale ammonterà a 60 milioni di franchi. Nello stabilimento nuovo le FFS hanno l’intenzione d’effettuare come compito principale la manutenzione leggera e pesante della flotta «Giruno» e della flotta dei «Flirt Tilo» nonché la manutenzione pesante dei treni della flotta «ETR 610». Nel nuovo impianto industriale saranno previste altre attività a complemento, come per esempio le componenti e il mercato terzi. Il fatto che le FFS non si sbilancino sul futuro sedime del nuovo stabilimento, interessa maggiormente l’opinione pubblica e gli speculatori del territorio.

Le preoccupazioni di maestranze e sindacati

Per le maestranze e i sindacati i problemi da risolvere e le incertezze sono ben altri! Innanzitutto bisognerà garantire la fase di transizione fino al 2026. Gli 8 milioni di franchi che saranno messi a disposizione per la formazione del personale sono sicuramente un segnale positivo, soprattutto i giovani collaboratori avranno l’opportunità d’adeguare le loro conoscenze professionali agli elevati standard del futuro. L’incertezza rimane però nei volumi di lavoro dei prossimi anni. In questa delicata fase, la posizione e le risposte delle FFS sul futuro dei tre pilastri: la manutenzione delle locomotive, la manutenzione dei carri merci e la revisione delle sale, sono molto vaghe. La dichiarazione del CEO delle FFS Andreas Meyer secondo cui non vi saranno licenziamenti, tranquillizza sicuramente i lavoratori, ma indebolisce notevolmente il mercato del lavoro ticinese. Neppure l’offerta di prepensionamenti mitiga la portata dell’impatto occupazionale. La realtà dei futuri posti di lavoro, infatti, sarà comunque oscurata da una notevole diminuzione degli effettivi. Dagli attuali 400 posti di lavoro (SA di Bellinzona e Biasca incluse) si passerà a 200 impieghi fino a un massimo di 230, pari alla metà degli attuali effettivi. La sfida sindacale è quindi tutt’altro che conclusa.

Pascal Fiscalini

«Si voti sull’iniziativa del 2008»

Al voto senza più attendere. L’assemblea popolare del comitato «Giù le mani dalle Officine», riunita sabato 16 dicembre a Bellinzona, ha votato una risoluzione in cui chiede di continuare a fare pressione, affinché l’iniziativa sottoscritta nel 2008 da 15’000 persone arrivi finalmente al voto popolare, dopo quasi dieci anni di attesa. L’iniziativa chiede la creazione di un polo tecnologico-industriale alle Officine di Bellinzona. Un testo, quello del 2008, che oggi si scontra parzialmente con la dichiarazione d’intenti per un progetto da 360 milioni, sottoscritta lunedì da FFS, cantone e città di Bellinzona, dove il Centro di competenza è di certo citato negli impegni, ma scorporato dalla nuova sede dello stabile industriale d’avanguardia FFS che potrebbe sorgere nel 2026.

La dichiarazione d’intenti è stata difesa dal Sindaco di Bellinzona Mario Branda, che pure ha ricordato il valore dello sciopero dei dipendenti del 2008. Non è comunque bastato: il sindaco se n’è andato tra le contestazioni, mentre tra i partecipanti all’assemblea permane il timore sul futuro dei posti di lavoro.