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Uno studio mette in evidenza l’impatto sulla previdenza vecchiaia

Il prezzo del tempo parziale

Il sistema previdenziale svizzero ha un’ottima memoria. Lo dice un recente studio condotto dall’IDHEAP e commissionato dalla Conferenza svizzera delle delegate alla parità fra donne e uomini (CSP). Per questo motivo le delegate alla parità raccomandano che tutte le persone attive professionalmente vengano informate in modo preciso, trasparente e comprensibile, sulle loro future prestazioni di vecchiaia. Si invitano inoltre donne e uomini a mantenere un tasso minimo di attività del 70% per tutto il periodo della vita attiva.

Il tempo parziale pesa in particolare sulla previdenza vecchiaia delle donne.

Lo studio che fa piena luce sul sistema previdenziale in relazione con il tempo parziale. E spesso sono le donne a dovere pagare il prezzo più alto.

In Svizzera, la popolazione in età lavorativa desidera conciliare attività professionale e vita famigliare. Il ricorso al tempo parziale è uno dei mezzi più diffusi per tentare di raggiungere questo scopo e riguarda principalmente le madri. In Svizzera il lavoro a tempo parziale è una caratteristica dell’impiego femminile. Il modello «uomo a tempo pieno – donna a tempo parziale» ha sostituito il modello tradizionale «uomo sostegno della famiglia – donna casalinga». Le donne sono oggi sempre più qualificate e sono la maggioranza negli studi universitari. Il tasso di attività delle donne aumenta, ma continuano a lavorare per lo più a tempo parziale.

Tempo parziale e pensione

In Svizzera la situazione è molto legata al genere: secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS) 2013, il 24,2% delle donne tra i 20 e i 65 anni non lavora, rispetto a soltanto il 13% degli uomini. La differenza riguardo al lavoro a tempo pieno è ancora più eclatante: concerne il 75,9% degli uomini, rispetto al 28,9% delle donne. A tutti i livelli socio-economici, di stato civile ed età, nel nostro Paese queste differenze restano molto marcate tra donne e uomini, anche per le donne che vivono sole e senza figli. Il ricorso al tempo parziale non è infatti legato solo alla presenza di figli. Infatti, poco meno del 50% di donne sole e senza figli lavora a tempo pieno, rispetto al 72% circa degli uomini soli e senza figli.

Ora, il fatto di avere figli può indurre a rinunciare completamente o in parte all’attività professionale. L’impatto di periodi prolungati di lavoro a tempo parziale può pesare molto sul livello delle prestazioni per la vecchiaia, essenzialmente l’AVS e il 2° pilastro. Soprattutto tra i giovani, questo effetto rischia di passare in secondo piano. Il sistema pensionistico svizzero ha però un’ottima memoria e tiene conto di tutto ciò che succede durante l’intera vita professionale.

Questa ponderazione tra lavoro a tempo parziale oggi e una buona pensione domani non è semplice: a causa della complessità del sistema pensionistico svizzero è difficile misurare le conseguenze sulla rendita per la vecchiaia.

La maggior parte dei/delle giovani assicurati/e è verosimilmente incapace di effettuare una valutazione con piena cognizione di causa.

Elementi per valutare le scelte

L’obiettivo principale dello studio è fornire gli elementi necessari per questa valutazione. Gli elementi principali che emergono dall’analisi del profilo semplificato (celibe/nubile, senza figli) sono i seguenti:

  • L’AVS da sola non permette in nessun caso di raggiungere il minimo vitale, ovvero 3135 franchi al mese per persone sole e 4517 franchi al mese per coppie sposate (cifre canton Berna 2015);
  • Il tasso di occupazione è un elemento determinante per l’ammontare delle prestazioni;
  • Per un basso salario, un tasso di occupazione del 100% nell’intera carriera lavorativa è necessario per raggiungere prestazioni superiori al minimo vitale, al di sotto del quale si ha il diritto di percepire le prestazioni complementari AVS;
  • Un salario elevato protegge dal rischio di ritrovarsi al di sotto del minimo vitale a partire da un tasso di occupazione del 60%, nel caso di una cassa pensioni relativamente generosa, anche un tasso di occupazione del 40% può essere sufficiente.

Cosa succede alla coppia

La simulazione di profili di persone occupate a tempo parziale, ma sposate a un coniuge occupato a tempo pieno, evidenzia quanto segue:

  • In generale, i profili simulati di coppie raggiungono tutti il minimo vitale (fr. 4517). Il lavoro a tempo parziale nel contesto di una coppia sposata non costituisce dunque un problema importante per le finanze pubbliche, se il coniuge lavora a tempo pieno. Questa constatazione vale anche per i profili a reddito basso;
  • Per un volume totale di lavoro equivalente della coppia, il sistema pensionistico svizzero offre un «premio parità», dovuto all’esistenza di un tetto massimo al salario preso in considerazione dalla LPP, oltre il quale il salario non viene più considerato per le prestazioni di vecchiaia.

Anche il divorzio, come emerge dalla studio, ha conseguenze sulla previdenza vecchiaia.

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Le raccomandazioni della Conferenza svizzera delle delegate alla parità fra donne e uomini (CSP) si basano sui risultati dello studio. Eccole:

1 . A donne e uomini: esaminare al più presto gli effetti a lungo termine del lavoro a tempo parziale sulla previdenza vecchiaia. Ciò che oggi sembra una buona soluzione può diventare un problema al momento del pensionamento. Chi lavora in media almeno al 70% rischia meno dal profilo finanziario, anche in caso di divorzio.

2 . Alle imprese : assicurare la parità salariale, evitare tassi di attività molto ridotti e incrementare modelli lavorativi flessibili per uomini e donne a tutti i livelli gerarchici.

3 . Alle casse pensioni : indicare nel rapporto annuale i dati suddivisi per genere in modo da rendere visibile la ripartizione fra donne e uomini nelle prestazioni obbligatorie e sovra obbligatorie.

4 . Alle casse di compensazione AVS e alle casse pensioni : garantire un’informazione trasparente, accessibile e dettagliata dei salariati e delle salariate sulla loro previdenza professionale personale (1° e 2° pilastro) e sulle prestazioni di vecchiaia previste, mediante l’allestimento di un certificato annuale riassuntivo e facilmente comprensibile sulla rendita vecchiaia prevista, riferita al 1° e 2° pilastro.

5 . Agli enti pubblici (Confederazione, Cantoni, Comuni): finanziare su tutto il territorio strutture diurne complementari alla famiglia accessibili e flessibili.

6. Ai/alle parlamenti federale e cantonali: concedere la deduzione fiscale integrale dei costi di custodia complementare alla famiglia e introdurre l’imposizione individuale, al fine di ridurre i disincentivi dell’attività professionale delle donne.

7 . Al parlamento federale: migliorare la protezione dei bassi redditi, incluso il lavoro a tempo parziale, nell’ambito della riforma Previdenza vecchiaia 2020.