Il sindacato si rivolge al Tribunale federale amministrativo
Crossrail: il SEV ricorre
La decisione dell’Ufficio federale dei trasporti presa in base ad una perizia poco garantista, è stata impugnata dal SEV.
Durante il congresso del SEV, il direttore dell’Ufficio federale dei trasporti (UFT) Peter Füglistaler ha voluto fare credere che il caso Crossrail non è poi una patata tanto bollente. Certo è che con la pubblicazione della propria decisione, l’UFT si rimette apertamente nelle mani dei tribunali per sapere se i salari pagati da Crossrail a Briga sono conformi ai salari in uso nel settore. L’UFT sapeva perfettamente che confermare la prassi di Crossrail avrebbe scatenato una reazione del SEV e nel caso contrario quello dell’azienda.
La perizia come base di lavoro
Il SEV, dunque, ha fatto ricorso al Tribunale federale amministrativo di San Gallo. Secondo l’avvocato del SEV Marco Donatsch, gli argomenti non sono difficili da reperire. Avendo contribuito alla stesura della controperizia del SEV all’attenzione dell’UFT, il giurista conosce bene la tematica e ha quindi potuto farne uso, tanto più che l’UFT non si è molto sbilanciata nel formulare la propria decisione. Crossrail, nel fornire i dati richiesti all’UFT, aveva cercato di abbellire le cifre includendo indennità e calcolando l’importo su 12 mensilità; nonostante ciò i salari dei macchinisti a Briga sono ben al di sotto dei 4000 franchi al mese. Mentre devono essere paragonati ai 5300–5700 che BLS e FFS Cargo versano ai loro macchinisti come salario di ingresso. Per il SEV questi ultimi salari sono e devono essere la base di riferimento in uso nel settore in Svizzera.
Salari conformi al settore
Il ricorso inoltrato all’istanza suprema, chiede che l’accesso alla rete concesso a Crossrail venga ritirato se l’azienda non pagherà salari in linea nel settore come definiti dal SEV. C’è anche una proposta alternativa: il tribunale può anche chiedere all’UFT di riconsiderare la propria posizione e di applicare i salari d’uso come indicato dal SEV.
Giova ricordare che la società Crossrail ha deciso, nella primavera del 2014, di trasferire a Briga una decina di macchinisti precedentemente impiegati a Domodossola, per svolgere esattamente le stesse tratte di prima. Una volta completata la formazione, ai macchinisti viene versato un salario di poco superiore ai 3000 franchi, un quarto in più rispetto a quello percepito a Domodossola. In occasione di diverse assemblee a cui per il SEV hanno partecipato Angelo Stroppini e Françoise Gehring, è stato consigliato ai macchinisti - in sintonia con il sindacato italiano UIL - di non firmare i contratti individuali di lavoro. Era infatti chiaro che Crossrail voleva ignorare le direttive italiane e cavarsela a miglior mercato: in Svizzera alla guida non ci devono essere due macchinisti (come in Italia) e la legge italiana contemplava (al momento delle decisioni di Crossrail) una tutela contro il licenziamento molto rigida; sotto il governo di Matteo Renzi, tuttavia, l’articolo 18 è stato abolito lo scorso 3 dicembre. In Svizzera resta invece il problema dei livelli salariali, che sono molto più bassi rispetto a quelli in uso nel settore di oltre 1000 franchi. Il SEV ha fatto notare che per avere l’accesso alla rete svizzera si devono versare stipendi in linea con il settore.
Alla sorpresa generale, l’UFT non ha seguito questo principio, rimettendolo persino in questione, sebbene finora non ci si sia chinati sul «settore del traffico merci su ferrovia». Nel frattempo, Crossrail ha aumentato i salari, ma i 3600 franchi mensili previsti (dopo aver completato la formazione) non soddisfano di gran lunga i requisiti conformi al settore.
Dumping di Stato
Nel frattempo l’UFT ha incaricato degli esperti affinché legittimassero la sua visione. Essi sono giunti alla seguente conclusione: non esiste in realtà un unico settore del «trasporto merci su rotaia», ma piuttosto due settori differenti: uno per il traffico nazionale e uno per quello traffico internazionale. Nel secondo caso i periti ritengono che per definire i salari usuali, si debba anche considerare quanto la concorrenza estera paga i propri dipendenti. E così l’UFT legalizza il dumping salariale presso Crossrail.
Peter Moor/frg