Le discussioni con le FFS sul futuro delle Officine continuano a fasi alterne
Gli spiriti del lungo termine
Venerdì 4 novembre vi è stato un nuovo incontro della «Piattaforma» sul quale si è però allungata l’ombra della recente iniziativa del CEO FFS Andreas Meyer.
All’incontro, moderato dall’avvocato Franz Steinegger, hanno partecipato anche i Consiglieri di Stato Christian Vitta e Claudio Zali, accompagnati dalla signora Ruth Nydegger, della divisione dell’economia.
Le ferrovie hanno esordito esponendo alcune rassicurazioni per il breve e medio termine: l’attuale volume di lavoro permette infatti di mantenere l’attuale livello occupazionale, compresi i posti occupati da collaboratori temporanei, almeno per i primi sei mesi del 2017. In seguito, le ordinazioni risultano in calo, attestandosi comunque ad un livello sufficiente per garantire l’attività delle Officine sino al 2022 circa.
Le divergenze restano
Per i rappresentanti del personale queste rassicurazioni non bastano, poiché i volumi di lavoro restano inferiori di quasi il 20 percento a quelli promessi nel 2013 nell’ambito della costituzione del centro di competenze. Anche ammettendo la possibilità di un calo di questi volumi, occorrono ulteriori sforzi per mantenere almeno il livello occupazionale attuale, che ha comunque registrato una sensibile contrazione rispetto a quattro anni fa.
Gli spiriti del futuro
La discussione è però stata inevitabilmente condizionata dalla pubblicazione del racconto «Visioni ed apparizioni in Ticino», curato da Hanspeter Gschwend con la prefazione di Andreas Meyer. Questo narra del CEO delle FFS, ribattezzato per l’occasione Lukas Bergmann, che giunge a Bellinzona la sera della vigilia dell’inaugurazione della linea di base del Gottardo, il prossimo 10 dicembre e, passeggiando sul viale stazione nel cuore della notte, incontra lo spirito di Giuseppe Molo, sindaco di Bellinzona di 130 anni fa e promotore dell’insediamento delle Officine sull’attuale sedime. Le due menti illuminate concordano nel valutare poco opportuno il mantenimento di questa attività nel centro di Bellinzona, al quale resterebbero aggrappate ormai solo le persone prive di ogni visione di prospettiva a lungo termine.
La pubblicazione ha già fatto scorrere molto inchiostro a sud delle Alpi, anche per alcune considerazioni piuttosto discutibili (per dirla con un eufemismo) sulla popolazione ticinese, che hanno portato ad un’interrogazione al Consiglio di Stato del Granconsigliere Matteo Pronzini. Al di là di queste, il fascicolo ha naturalmente inasprito gli animi dei rappresentanti del personale, dato che le riflessioni espresse dal CEO delle FFS sono suscettibili di ipotecare pesantemente il futuro più a lungo termine delle Officine. Tanto più che le stesse FFS hanno intavolato con il governo cantonale, una discussione sulle «prospettive globali delle FFS in Ticino». È quindi inevitabile chiedersi se le riflessioni di Berg- mann/Meyer non puntino proprio a condizionare queste prospettive.
Le FFS hanno tentato di tranquillizzare gli animi con un comunicato stampa in cui assicurano il massimo rispetto per il Ticino e i suoi abitanti e rispondendo ad interrogativi sollevati dal PPD, ma l’unica rassicurazione concreta, seppur parziale, è venuta in Piattaforma dai consiglieri di Stato Christian Vitta e Claudio Zali, che hanno assicurato la loro determinazione a mantenere un’Officine di manutenzione pesante in Ticino.
La questione resta quindi sul tavolo.
Pietro Gianolli
Lettera aperta ad Andreas Meyer, CEO FFS
Egregio signor Meyer,
premetto che solitamente non mi rivolgo ai miei interlocutori tramite lettere aperte, in quanto ritengo che i contenuti delle comunicazioni personali debbano essere separati da quelli destinati ai media. Nella fattispecie, ritengo però necessaria un’eccezione, viste le modalità da lei scelte per veicolare le sue idee tramite il fascicolo «Visioni e apparizioni in Ticino».
Mi permetto di esprimerle il mio totale disaccordo su questi modi. Da decenni seguo ormai a livello professionale, ma anche con passione, le attività delle FFS in Ticino. Negli ultimi otto anni, in particolare, ho partecipato a tutti gli incontri dei vari organi creati per discutere e definire l’attività futura delle Officine di Bellinzona, partendo dalla Tavola rotonda indetta dal Consigliere federale Leuenberger, per arrivare all’attuale Piattaforma di discussione, passando per gli incontri per costituire il centro di competenze.
Organi costituiti e ai quali partecipano, ovviamente, anche le FFS con le quali le altre parti, ossia i rappresentanti del personale e le autorità politiche cantonali, si confrontano nello sforzo di definire le attività a breve e medio termine delle Officine e le possibili opzioni a lungo termine, con ricadute il più possibile positive per i posti di lavoro di questo cantone.
Adesso devo prendere atto che il «vertice delle FFS» del 10 dicembre 2016 preferisce confidare le sue visioni e le sue aspettative a improbabili spiriti, anziché renderne partecipi gli organi preposti a discuterne e concretizzarle. Tralasciando di esprimere considerazioni sul buon gusto di far parlare i morti, mettendo loro in bocca considerazioni opinabili e dopo averne sottolineato a più riprese anche il debole per la grappa, mi preme invece ribadire la buona fede di persone che hanno investito in questi anni molte energie e che adesso vengono semplicemente descritte come, nella migliore delle ipotesi, aggrappate alla realtà del presente.
Lungimiranza e dinamismo restano per contro prerogative sue, dello spirito che si vuole di Giuseppe Molo e di altre personalità delle quali ci si guarda bene di fare i nomi, onde evitare un confronto con chi ha sinora seguito la vicenda da vicino.
Da rappresentante del fronte «retrogrado», evito di farle perdere ulteriore tempo, assicurandole semplicemente che continuerò malgrado tutto ad impegnarmi, in quanto convinto della bontà della causa, in favore della sopravvivenza delle Officine. Devo tuttavia constatare come la pubblicazione di questo fascicolo e le considerazioni che vi vengono esposte abbiano tendenzialmente allontanato la possibilità di trovare una soluzione condivisa.
Spero di sbagliarmi, come pure, per quanto mi riguarda, di incontrare lo spirito di Giuseppe Molo il più tardi possibile, maturando nel frattempo la consapevolezza che la regione possa continuare a contare sui posti e le opportunità di lavoro che le Officine hanno offerto per decenni.
Distinti saluti
Pietro Gianolli, segretario SEVe redattore contatto.se