Lo sciopero presso i TPG a Ginevra si è concluso con un accordo
«Abbiamo vinto!»
Dopo la vittoria della sezione SEV TPG, è tempo di tirare le somme con il presidente della sezione, Vincent Leggiero, figura carismatica dello sciopero. Il tempo di un sospiro di sollievo, per poi riprendere il lavoro e l’impegno sindacale.
Dopo anni di impegno sindacale per migliori condizioni di lavoro dei conducenti e dopo mesi di lotta in difesa dei salari e impieghi di tutti i colleghi, lo scorso 4 dicembre la sezione SEV/TPG ha potuto festeggiare una vittoria strepitosa. Due chiacchiere con il presidente della sezione Vincent Leggiero.
«Nei loro occhi forza e dignità»
Allora Vincent, dopo questa memorabile vittoria che in molti vi invidiano, che cosa hai visto nello sguardo di coloro che ormai chiami «compagni»?
Una cosa è sicura: da adesso c’è un prima e un dopo 19 novembre. Senza questo sciopero, nulla sarebbe stato possibile. E ormai presso i TPG le cose sono cambiate. Ciò che i colleghi hanno mostrato, ha marcato le menti non solo a Ginevra, ma al di fuori dei confini della Repubblica. Domenica (lo scorso 7 dicembre, ndr) ha avuto luogo la tradizionale festa di fine anno, l’Albero di Natale. Un collega, che conoscevo senza tuttavia avere un rapporto di vicinanza, mi abbraccia e mi dice «Grazie, davvero»! È stato un momento molto intenso, anche se un poco fastidioso. I miei colleghi di comitato e io stesso, siamo in fin dei conti solo i portavoce del personale. Questa vittoria è dunque soprattutto la loro. Ho constatato una magnifica coesione e ho percepito nel loro sguardo forza, dignità e fierezza.
L’accordo raggiunto dai sindacati è complessivamente straordinario o vi sono alcuni punti che sono andati di traverso?
Sono particolarmente soddisfatto perché tutte le nostre rivendicazioni sono state ascoltate, dal meccanismo salariale, al mantenimento degli effettivi fino all’assenza di licenziamenti e alle misure in favore dei pensionati. Abbiamo soprattutto messo sul tavolo il tema del miglioramento degli orari di lavoro dei conducenti in un protocollo allegato all’accordo. Questa lotta la stiamo portando avanti da anni e ora questa nostra rivendicazione è scritta nero su bianco. L’unico punto negativo riguarda la questione aperta del pagamento del giorno di sciopero. Non ci sarà alcuna deduzione del salario almeno fino a giugno 2015; dopo di che dovremo negoziare.
Si è anche trattato di negoziare la questione del servizio minimo…
Una cosa è sicura: non accetteremo che dei diritti costituzionali come lo sciopero e la libertà di associazione, vengano indeboliti! È fuori discussione qualsiasi limitazione alla libertà di scegliere o meno di incrociare le braccia.
Dopo questo anno ricco di emozioni e di lotte, i colleghi del comitato SEV/TPG possono riposare un po’, vero?
Si e no. Tutto dipende dall’agenda politica. L’iniziativa del PLR che chiede di rivedere al rialzo i subappalti delle linee TPG dal 10 al 20%, è stata discussa all’interno della Commissione dei trasporti lo scorso 9 dicembre. Se questa proposta passa davanti al plenum prima delle feste, dovremo mobilitarci per contrastare una proposta che abbiamo già combattuto con successo a due riprese.
C’è un altro tema al centro delle riflessioni: il referendum contro il contratto di prestazione dei TPG. Il gruppo unitario che ha appoggiato il nostro movimento di lotta, aveva promesso di mettere in discussione il contratto di prestazione se il Gran Consiglio avesse limato i sussidi ai TPG. Se il referendum non sarà lanciato, il messaggio implicito potrebbe essere questo: «Un accordo è stato trovato tra datore di lavoro e sindacati, per cui il referendum non è più necessario». Con il rischio, tuttavia, di fare credere che lo sciopero è stato un atto di difesa corporativo. Mentre in realtà si è trattato di uno sciopero anche in difesa del servizio pubblico. I partiti e tutte quelle forze che sostengono la mobilità dolce e il servizio pubblico, possono assistere alla riduzione delle risorse per i TPG senza dire e fare nulla?
Vivian Bologna