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Colpi di diritto

Il dottor Internet aiuta sempre?

F. è convinto che sul posto di lavoro non viene trattato correttamente. Una sera, mentre scioglie la sua frustrazione davanti ad una birra, il compagno di tavolo gli suggerisce di ribellarsi e di rivendicare una sacrosanta indennità per i torti subiti. Un’altra birra e qualche ricerca su internet via telefonino più tardi, F. si convince dell’opportunità di farsi avanti e, nonostante qualche contraddizione nelle indicazioni trovate, elabora un piano supportato da riferimenti ad articoli di legge suggeriti da Google. Il giorno dopo si presenta dal superiore per rivendicare con decisione l’indennità spettantegli. Peccato solo che quest’ultimo non si lasci impressionare e risponda picche.

Contrasto inevitabile

La vicenda ha naturalmente un seguito, con F. che viene «invitato» ad un colloquio con persone delle risorse umane di cui ha finora solo sentito parlare e che, senza tanti giri di parole, gli rimproverano di avvelenare il clima di lavoro, arrivando persino ad accusarlo di coercizione, per aver minacciato, in caso di mancata soddisfazione delle sue richieste, di rivolgersi alla stampa.

Al posto dell’indennità … arriva il licenziamento

Tre colloqui e due mesi dopo, senza che le parti abbiano modificato le proprie posizioni, il servizio delle risorse umane notifica a F. il licenziamento, motivato dal calo delle sue prestazioni lavorative e da un suo calo di interesse per il lavoro.

Pentimento tardivo

F. firma la ricevuta del provvedimento, annunciando nel contempo che lo avrebbe contestato. Il giorno stesso, telefona al suo presidente sezionale, quindi al SEV e richiede la protezione giuridica.

Tra aver ragionee ottenerla …

Il primo colloquio con un collaboratore della protezione giuridica permette di constatare che F. ha commesso diversi gravi errori: nonostante il suo sentimento di essere trattato ingiustamente, non spetta né a lui, né tantomeno al suo compagno di bevute di stabilire il diritto ad un’indennità, ma alla legge, rispettivamente al CCL. La sua ricerca su internet lo aveva purtroppo portato sul sito di un ufficio legale estero, dove la giurisprudenza risulta molto diversa da quella svizzera. Con le sue minacce di rivolgersi alla stampa, F. si è poi messo in una situazione indifendibile, esponendosi persino al rischio di subire una denuncia da parte del datore di lavoro. L’unica cosa giusta si è rivelata la telefonata al SEV, giunta però troppo tardi per rimediare alla situazione ormai compromessa. Se all’inizio della vicenda, un colloquio franco e aperto avrebbe potuto permettere di giungere ad una soluzione soddisfacente, le parti risultano ormai troppo implicate e il datore di lavoro giunge persino a fare appello alla libertà di licenziare vigente in Svizzera, nella misura in cui si evita di incorrere in un licenziamento abusivo. Una condizione però molto limitativa, alla quale è quindi difficile fare appello. Nemmeno la protezione giuridica del SEV riesce quindi a modificare la situazione e ad F. non rimane che la constatazione che avrebbe fatto meglio a non fidarsi del suo compagno di bevute e ciecamente di internet.

Team di protezione giuridica SEV