Futuro dello stabilimento industriale
Il personale delle Officine non si arrende
E così per il piano industriale delle nuove Officine a Castione, occorre di nuovo attendere. Nel corso della riunione di Piattaforma, lo scorso 30 aprile, le FFS hanno comunicato che il documento - che i sindacati attendono ormai da un paio di anni - verrà presentato solo a settembre. Sarà successivamente sottoposto al Consiglio di amministrazione delle Ferrovie entro l’inverno. Intanto all'interno dello stabilimento industriale tra le maestranze cresce la preoccupazione. Ma al tempo stesso si rafforza la fibra battagliera di chi al lavoro e all'occupazione conferisce un valore centrale. Non stiamo parlando solo dei sindacati e della CoPe, ma anche e soprattutto del personale delle Officine, che abbiamo incontrato un paio di giorni prima dell'incontro di Piattaforma.
E proprio prima dell'incontro i lavoratori avevano manifestato la loro preoccupazione sulla dismissione anticipata della revisione dei carri merci. Una decisione contestata tempestivamente sia dai sindacati, sia dalla CoPe. Sorde anche alla richiesta del Consiglio di Stato di valutare un'alternativa in Ticino, le FFS sposteranno le lavorazioni sul sito di Muttenz. Se a questa importante fetta del lavoro che se ne va, si somma anche il lavoro che scarseggia per le locomotive, la situazione complessiva non è per nulla rallegrante. La massiccia presenza di personale interinale – anche per il lavoro strutturale – completa il quadro occupazionale a tinte contrastanti dello stabilimento industriale della Turrita. La cornice ha però i colori e la fibra della determinazione: tra gli operai c’è molta unità e, soprattutto, c’è la volontà di mantenere alta la pressione. Insomma il personale non si arrende.
Lo abbiamo constatato di persona quando, in piccoli gruppi, i rappresentanti dei sindacati e della CoPe allargata hanno illustrato la posta in gioco sul futuro dello stabilimento industriale. Con la massima trasparenza, Gianni Frizzo – portavoce della CoPe allargata – ha spiegato le sfide occupazionali delle Officine e rivendicato il coinvolgimento concreto delle maestranze e dei sindacati. «Certo sarebbe un sogno poter decidere. Chiediamo perlomeno di essere coinvolti nei processi di cambiamento. E di avere a disposizione elementi concreti». Un bisogno di chiarezza che i sindacati e il presidente della CoPe Ivan Cozzaglio non hanno mancato di ricordare. Scoprire a mezzo stampa che a Castione i posti di lavoro sono saliti a 300 e l'investimento a 400 milioni di franchi, non è propriamente un segno di rispetto del partenariato sociale. «Non possiamo contare sulla buona sorte e su un colpo di fortuna» dice un lavoratore, che vuole sapere se ci sarà ancora lavoro per tutti e quali tipi di lavorazioni. «Che fine faremo noi interinali»? Domanda più che legittima tenuto conto che un quarto della manodopera alle OBe è temporanea. «Questo senso di precarietà che pesa sulle nostre spalle – commenta un operaio – è insopportabile. È come lavorare con la spada di Damocle sulla testa». «Ci sono persone che sono qui da quattro anni. Poi ti lasciano a casa per poi riprenderti»!
«Non chiediamo l'impossibileChiediamo lavoro»
Le lingue si slegano, le voci si alzano, il petto si gonfia di dignità. «Noi in questa officina ci crediamo. Molti di noi sono cresciuti dentro qui e lavorano da una vita. Altri si sono inseriti benissimo. Per noi non ci deve essere differenza tra fissi e temporanei: quel che conta è il lavoro, la sicurezza del lavoro, il futuro del lavoro e dunque il futuro delle nostre vite e delle nostre famiglie. Non ci arrendiamo». Il lavoro va cercato e se si cerca si trova, «anche perché in tutta Europa il settore ferroviario è in crescita», ha aggiunto Matteo Pronzini di UNIA, sottolineando che alle OBe sembra di essere nel mondo alla rovescia. E Thomas Giedemann, segretario sindacale del SEV, ricorda che secondo la programmazione attuale (stato 30.04.2021) in Ticino andranno persi 170 posti di lavoro, quando a livello svizzero le FFS aumenteranno il numero di collaboratori addetti alla manutenzione. Sono cifre molte reali che fanno riflettere anche sulle strategie aziendali. «Io le officine le ho nel cuore», esclama un altro operaio che vuole sapere se i vertici delle FFS hanno la volontà di consolidare le attività produttive. «Non stiamo chiedendo l'impossibile – gli fa eco con emozione un collega - ma chiediamo lavoro. La-vo-ro».
Tra le maestranze la voglia di andare avanti è palpabile, come pure la voglia di rimboccarsi le maniche, di sporcarsi le mani per continuare a costruire un futuro vero. Ma per guardare lontano occorrono orizzonti chiari, liberi da nebbie, privi di ambiguità. È ciò che continueranno a chiedere con la consueta tenacia e caparbietà i sindacati e la CoPe allargata, che sperano di avere finalmente fra le mani quel fondamentale piano industriale tanto atteso. E promesso per settembre, quando ci sarà un altro incontro di Piattaforma.
Françoise Gehring