intervista a Barbara Spalinger
«Ogni CCL ha proprie particolarità»
Prima responsabile delle ITC, ora delle FFS: la vicepresidente Barbara Spalinger porta uno sguardo globale sulla politica contrattuale.
A che punto è oggi il SEV riguardo al CCL con le ferrovie private?
Rispetto al 2001, quando ho iniziato al SEV, siamo in una situazione completamente diversa. Quasi ovunque abbiamo un CCL, anche se con un paio di imprese ci areniamo costantemente. Non parlo necessariamente della Oensingen-Balsthal-Bahn, che è molto piccola, ma ad esempio della Sihltalbahn o della compagnia di navigazione del Lago dei Quattro Cantoni, per le quali non abbiamo ancora un CCL. Ma questa in definitiva è una questione di mobilitazione.
C’è una differenza di base tra il CCL FFS e la massa dei CCL ITC?
Sì, certo. Una sorta di divieto di licenziamento per motivi economici, quindi un contratto sociale come alle FFS, altrove non esiste. Per quanto ne so, siamo l’unico sindacato in Svizzera che ha questa condizione in un contratto collettivo. Per altri aspetti ci sono CCL che sono abbastanza paragonabili a quello delle FFS, come il CCL TPF che è davvero buono.
Quanto è ampia la fascia?
Tutti i CCL hanno i loro nei, ma questa è la conseguenza dei processi di negoziazione. Da un lato, non basta presentare un elenco di richieste pensando che ci viene concesso tutto, non funziona così. È sempre un risultato di una trattativa: un dare per avere. D’altra parte, sono anche i nostri membri che determinano ciò che dobbiamo far passare e ciò che possiamo abbandonare. Si dice sempre che il miglior risultato è l’insoddisfazione media reciproca.
Quali sono le differenze?
I CCL ITC hanno sempre una grande connotazione regionale. Dipende molto dal Cantone in cui operano le aziende, da quali sono le condizioni quadro locali, dal tipo di offerta dei trasporti pubblici disponibile. Sono davvero dei piccoli universi a sé: se prendiamo una CJ in confronto a Thurbo, alla Zentralbahn o a un’azienda di autobus della Valle di Blenio, tutte hanno le proprie peculiarità. Naturalmente è importante anche l’atteggiamento del Cantone verso i trasporti pubblici.
Nel 2001 il SEV ha iniziato da zero?
Sì, ma in tempi relativamente brevi abbiamo sottoscritto molti CCL. Dopo che è stato concluso il CCL FFS, poco più della metà delle ITC ha subito seguito l’esempio. Da allora ne abbiamo rivisti e sviluppati molti, mentre per altre imprese ci è voluto più tempo.
Una delle particolarità è che nelle ITC i membri sono riuniti in una sezione VPT a livello aziendale, quindi molto più vicini che alle FFS. In che modo questa vicinanza influisce sul lavoro del SEV?
Direi che circa l’80% della nostra collaborazione è ottima. Grazie alla vicinanza con i membri captiamo quasi tutto ciò che succede. Se la sezione funziona bene, può presentarsi molto forte. Tuttavia la vicinanza può essere talvolta difficile: in caso di conflitto la situazione è più delicata per le persone coinvolte, perché anche i capi sono più vicini alle persone.
Presso le ITC possono esserci licenziamenti per motivi economici. Questo è normale per altri sindacati, ma insolito per il SEV. Dove c’è effettivamente un piano sociale standardizzato?
Da Elvetino: che abbiamo già dovuto applicare, ma è stato tanto tempo fa. E quando alla BLS, per la prima volta nella storia della ferrovia e oggi inimmaginabile, hanno dovuto licenziare macchinisti, abbiamo negoziato un piano sociale, che ora costituisce più o meno lo standard, ma non è parte integrante del CCL.
Quale la questione principale che il SEV sta portando avanti con le ITC, escludendo il coronavirus?
Tempo di lavoro e soldi. Per i collaboratori l’orario di lavoro è molto importante. Per quanto riguarda i salari, in molti posti abbiamo potuto difendere gli aumenti automatici, che assicurano la pace interna. Inoltre, per noi è importante la protezione dal licenziamento e abbiamo ancora tutta una serie di CCL senza contributi per le spese di esecuzione.
Talvolta anche il VSLF e Transfair sono attivi presso le ITC; come funziona la collaborazione?
Di regola funziona piuttosto bene, ma dipende anche dalle persone. Con VSLF c’è una buona collaborazione, ma a volte anche degli attriti, c’è più concorrenza che con Transfair, comunque sono partner junior ovunque.
Quindi si può dire che il SEV è chiaramente il sindacato principale ovunque, anche nel mondo delle ferrovie private?
Sì, assolutamente! Il VSLF è sicuramente lo «junior partner» più forte, ma dato che curiosamente organizza quasi solo macchinisti B nel traffico viaggiatori e Cargo, non è presente nelle ferrovie a scartamento ridotto e per i macchinisti di cantiere e di manovra. Ma noi sì!
Se avessi un solo desiderio da esprimere, per scrivere qualcosa in un CCL, quale sarebbe?
Vorrei inserire un contratto sociale, una protezione dal licenziamento. Questo sarebbe il nostro più grande successo!
Peter Moor