Il piano industriale sotto la lente sindacale
Le «nuove» officine perdono impieghi
Non è tutto oro quello che luccica. Lo sanno bene le maestranze e la CoPe allargata delle Officine, che sul nuovo stabilimento industriale delle FFS a Castione hanno sempre chiesto la massima trasparenza e un coinvolgimento senza compromessi. Ma ancora una volta sono stati messi di fronte al fatto compiuto. L’assenza dei rappresentanti sindacali da ciò che è stato definito uno «spot pubblicitario delle FFS» va dunque ben oltre il gesto simbolico. A conti fatti nel nuovo stabilimento l’occupazione diminuirà di oltre cento unità rispetto alla situazione attuale. Da sempre e da tempi non sospetti, i rappresentanti del personale hanno rivendicato l’incremento dell’occupazione, non lo smantellamento di preziosi posti di lavoro in Ticino.
A spingere la Commissione del personale allargata a disertare l’incontro della Piattaforma dello scorso 7 dicembre, «non è solo il fatto di non essere stati consultati», come ha dichiarato il portavoce Gianni Frizzo alla RSI. Sì, perché da tempo «avevamo sottolineato la mancanza di un piano industriale che tenesse in considerazione anche il traffico merci, che ha un potenziale di sviluppo enorme e che di conseguenza garantirebbe un’occupazione maggiore e una certa stabilità nel periodo di transizione: non esiste solo il traffico passeggeri». E nemmeno Ivan Cozzaglio, presidente della CoPe delle Officine di Bellinzona, risparmia le critiche. «Il documento del piano industriale è arrivato il pomeriggio precedente l’incontro: una cinquantina di pagine in tedesco e un riassunto in italiano di 8 pagine. Impossibile approfondire seriamente il documento». Le FFS, insistono i due esponenti della CoPe allargata, non sono state ai patti. Gianni Frizzo fa infatti notare che l’incontro previsto in settembre per discutere la bozza prima che il progetto venisse portato all’attenzione del Consiglio di amministrazione delle FFS per l’approvazione dei finanziamenti, non è stato fatto.
La lettura del SEV
Questa mancanza di coinvolgimento dei partner sociali, non piace neppure al segretario sindacale Thomas Giedemann, che segue il dossier delle Officine. «L’aspetto che balza subito all’occhio è quello dei posti di lavoro. Nell’arco di pochi mesi sono cresciuti da 200/230 ad almeno 300 prima e a 360 ora. Ma non deve essere perso di vista – sottolinea Thomas Giedemann – il fatto che mancano più di 100 posti per mantenere l’occupazione pari ai livelli attuali. Non va neppure dimenticato che a livello svizzero le FFS nei prossimi anni aumenteranno i posti di lavoro nella manutenzione del materiale rotabile: è pertanto inaccettabile che in questo esercizio sia il Ticino a perdere impieghi. Durante l’incontro di Piattaforma dello scorso 30 aprile – spiega Giedemann – le FFS ci avevano presentato il portafoglio dei progetti, una tabella con il materiale rotabile attribuito al futuro impianto e la tempistica dei progetti. Non solo non è stato dato seguito alla nostra richiesta di attribuire ulteriore materiale rotabile a Castione, ma la tabella continua a presentare preoccupanti buchi occupazionali. E le FFS stesse si premurano di scrivere, questo sì, che «i progetti citati vengono rielaborati regolarmente e sono soggetti alla normale volatilità temporale e al processo di approvazione interno ed esterno». Eppure sulla base di queste inconsistenze, i posti di lavoro sono passati da 300 a 360. Sulla base di che cosa? A partire da quando? Lo scopo della Piattaforma è discutere di questi aspetti, ma facendoci pervenire solo alla vigilia una documentazione – in tedesco e che era già pronta l’8 novembre scorso – è difficile approfondire. Convocando unilateralmente una conferenza stampa dopo appena due ore dall’inizio del nostro incontro, le FFS non hanno certamente mostrato una particolare disponibilità al dialogo costruttivo».
La lettura del segretario sindacale del SEV va oltre. E si sofferma sul reale potenziale di sviluppo delle OBe. «Il reale potenziale di uno stabilimento industriale in Ticino è massimo: essendo una struttura in fase di concepimento, la si può riempire con tutti i contenuti che le si vuole attribuire. Per questa ragione - continua Thomas Giedemann - in aprile abbiamo insistito per portare ulteriore materiale rotabile a Castione, oltre agli Astoro e ai Giruno della flotta internazionale e ai Flirt Tilo. Abbiamo ad esempio insistito sui nuovi treni a due piani FV Dosto, che circolano regolarmente anche sulla linea del Gottardo e sui quali si baserà nel prossimo futuro l’offerta nel traffico nazionale che collegherà il Ticino con Basilea a Zurigo. D’altronde il nuovo stabilimento viene progettato per ospitare anche i treni a due piani: le soluzioni quindi esistono».
Negli anni precedenti, quando a suo tempo era stato presentato in grandi linee il futuro stabilimento di Castione, la CoPe allargata si era già posta la questione dei profili professionali. Il documento contiene indicazioni utili sui nuovi profili professionali? «Sapessimo almeno quali fossero» commenta deciso il segretario sindacale del SEV. Che aggiunge: «Il documento delle FFS non approfondisce nemmeno questo aspetto, non andando oltre alla generica e ovvia affermazione che vi sarà un passaggio delle attività da prevalentemente meccaniche ad attività elettriche, con un più elevato grado di digitalizzazione».
Ora che «lo spot pubblicitario» delle FFS è andato in onda, vien proprio da chiedersi come intendono procedere i sindacati. «Sicuramente siamo disponibili a ritornare al tavolo della Piattaforma, che non è ciò che è stato messo in scena il 7 dicembre. Faccio presente che la Piattaforma è la sede privilegiata per la ricerca costruttiva di soluzioni. Mi permetto di ricordare due dei cinque obbiettivi che si prefigge l’accordo di Piattaforma, documento sottoscritto anche dalle stesse FFS: «consolidare la posizione delle Officine di Bellinzona all’interno delle FFS, anche mediante incarichi di terzi, se del caso ampliando il portafoglio» e «sostenere l’occupazione, con particolare attenzione allo sviluppo dei posti di lavoro qualificati».
Françoise Gehring