Dal 21 ottobre le donne lavorano senza salario
«Basta lavorare gratis»
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La pioggia non ha fermato le militanti della rete «nate il 14 giugno» che all’indomani delle elezioni nazionali, hanno preso carta e penna per scrivere ai/alle parlamentari (vedi riquadro) sulla mancata parità salariale. E perché mai le donne dovrebbero lavorare gratis? Perché è quello che succede dal 21 ottobre. Da questa giornata le donne di questo Paese lavorano gratuitamente. A dire il vero lavorano gratuitamente tutto l’anno se pensiamo al lavoro non remunerato. Ma dal 21 ottobre, non ricevono neppure il salario per il loro lavoro retribuito. Se questa è giustizia… E sotto i portici luganesi le donne hanno chiaramente detto che a lavorare gratis non ci stanno più!
Nel settore privato in Svizzera le donne guadagnano in media il 19,6% di meno rispetto ai loro colleghi di sesso maschile, vale a dire 1’532 franchi in meno ogni mese. Questa differenza, calcolata sulla durata di un intero anno si traduce nel fatto che le donne lavorano gratuitamente in media per 71,5 giorni: a partire dal 21 ottobre, fino alla fine dell’anno, precisamente alle ore 11:03:21 le donne non percepiranno più un centesimo di salario rispetto ai loro colleghi uomini.
A quattro mesi dallo storico sciopero femminista e delle donne* la mobilitazione non si ferma. Le donne che vivono e lavorano in questo paese non intendono abbassare la guardia, né diminuire la pressione, per rinnovare le rivendicazioni che hanno portato più di mezzo milione di persone a mobilitarsi lo scorso 14 giugno. Una tappa importante di questo percorso è stata proprio lunedì 21 ottobre: in questa data la rete «nateil14giugno» ha infatti organizzato in Piazza Dante a Lugano alle ore 11:03.21 un’azione simbolica. «È stata l’occasione - ha dichiarato Chiara Landi, presidente del Gruppo Donne dell’USS - per indirizzare le nostre rivendicazioni al Parlamento federale rinnovato il giorno prima e ai parlamentari e alle parlamentari ticinesi neoeletti/e».
Proprio un paio di giorni prima dell’azione, l’Ufficio cantonale statistica (USTAT) ha pubblicato i dati aggiornati del quadro statistico sulle pari opportunità fra i sessi in Ticino. Ebbene le donne, per esempio, nel settore privato hanno salari più bassi del 15,8% rispetto agli uomini, per un totale di circa 850 franchi in meno al mese. Nell’ambito pubblico i salari sono più alti e la differenza salariale in proporzione è minore rispetto a quello privato, ma nemmeno questo settore è risparmiato dal fenomeno. La differenza tra i salari maschili e femminili, infatti, è pur sempre del 12,5% e corrisponde a circa 930 franchi/mensili. Le statistiche forniscono anche alcuni elementi sulla «segregazione verticale», ovvero sulle differenze di carriera tra i generi. Solamente una donna su cinque esercita una funzione di responsabilità o è membro di direzione, mentre poco meno di un uomo su tre occupa queste posizioni.
La rete «nateil14giugno»
La rete «nateil14giugno» è nata in Ticino, durante la preparazione del grande sciopero delle donne dello scorso 14 giugno, e vede la partecipazione di molte delle organizzazioni e movimenti che hanno collaborato all’interno del coordinamento cantonale per lo sciopero. Una pluralità di soggetti attivi in ambito culturale, sindacale, sociale e politico (per maggiori informazioni consultare il sito www.nateil14giugno.ch). Lo sciopero del 14 giugno ha rappresentato soltanto lo straordinario avvio di un movimento più profondo e trasversale che percorre l’intera Svizzera e si collega con le battaglie delle donne del mondo intero. Le militanti della rete «nateil14giugno» sono decise a continuare la lotta a tutti i livelli e in tutti gli ambiti: nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle istituzioni, nello spazio pubblico e privato. Per la parità sostanziale tra uomo e donna, per il rafforzamento della Legge federale sull parità tra i sessi, contro l’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne e il nuovo progetto AVS 21 , per l’applicazione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, per l’estensione della protezione dal licenziamento dopo la maternità e per il rafforzamento del congedo parentale. Per la fine di ogni discriminazione e violenza.
E si spera che con l’aumento delle donne in Consiglio nazionale (rappresentano ora il 42%) la lotta per eliminare le discriminazioni sia più incisiva e risoluta.
Françoise Gehring
Caro/a parlamentare ti scriviamo
Ecco la lettera scritta durante il flash mob a Lugano e rivolta ad eletti ed eletti a Berna: «Cosa farebbe se le dicessero che da oggi, 21 ottobre, il suo lavoro non venisse più remunerato fino a Capodanno? Non ne sarebbe certo contento/a.Se poi questo si protraesse per i 35, 40 anni di attività si renderebbe conto di aver regalato almeno 6 anni della sua vita lavorando gratuitamente per un lavoro comunque necessario. 6 anni di salario che le mancheranno ai contributi per la sua previdenza, rendendo più povera la sua vecchiaia. Sei anni di mancati introiti nelle casse cantonali e federali in termini di contributi fiscali. Un danno per tutti e non solo per lei. Ecco, la discriminazione salariale é proprio questo: le donne oggi perdono in una vita lavorativa 350’000 franchi perché discriminate in quanto donne. Molta politica non si é schierata dalla loro parte durante l’ultima revisione della Legge federale sulla parità fra i sessi, ritenendo più conveniente ignorare la giustizia sociale a favore di chi non rispetta la Costituzione che ribadisce «Uomo e donna hanno diritto a una retribuzione uguale per un lavoro di pari valore». Il secondo sciopero delle donne del 14 giugno 2019 vuole ribadire l’impegno della politica nei confronti della metà della sua popolazione, e in termini economici, di tutta la società».