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Conferenza annuale USS

In tempo di crisi occorre dare sollievo a lavoratori e lavoratrici

Durante la crisi del coronavirus, la riduzione del potere d’acquisto ha interessato quasi esclusivamente le fasce a basso e medio reddito. Quindi la crisi ha colpito soprattutto i redditi già stagnanti prima della pandemia. In una situazione così preoccupante, sarebbe estremamente importante dare un po’ di sollievo alle lavoratrici e ai lavoratori.

La crisi pesa su una moltitudine di persone, donne e uomini che lottano per i loro diritti

Eppure, il Consiglio federale e il Parlamento preferiscono puntare su riduzioni fiscali per i grandi patrimoni e i redditi elevati – a concorrenza di ben tre miliardi di franchi. Nel contempo annunciano tagli all’AVS e riduzioni delle rendite del secondo pilastro. In questo anno fondamentale per la politica sociale e dei redditi, l’Unione sindacale svizzera (USS) si batterà per un cambiamento di rotta a favore delle lavoratrici e dei lavoratori. Lo farà promuovendo diversi referendum e iniziative popolari e portando avanti la lotta sindacale sul campo. L’obiettivo precipuo è di garantire che la ripresa vada a beneficio di tutta la popolazione e che salari e pensioni tornino finalmente a crescere.

Negli ultimi due anni, la crisi del coronavirus ha cambiato radicalmente la situazione di molti dipendenti. Il lavoro ridotto e altre garanzie salariali (IPG) sono riusciti a scongiurare una catastrofe e da alcuni mesi la disoccupazione è di nuovo in calo. Eppure sono rimaste tracce dolorose e vulnerabilità, soprattutto fra le lavoratrici e i lavoratori a basso reddito, i giovani e le persone che termineranno presto la vita attiva. Fra gli ultra 60enni non si percepisce alcuna ripresa: il loro tasso di disoccupazione è più elevato rispetto al periodo pre-crisi. D’altra parte, nella fascia d’età tra i 14 e i 24 anni, le persone che esercitano un’attività lucrativa sono calate di quasi 25 000 unità rispetto al periodo precedente la pandemia. Purtroppo la ripresa ha generato anche molti impieghi precari. Ad esempio, il numero di lavoratrici e lavoratori temporanei è aumentato di oltre il 10 % nel 2021.

Sempre più persone faticano ad arrivare a fine mese. Il fardello dei premi dell’assicurazione malattia è diventato insostenibile per un’ampia fascia di popolazione. Tra il 2016 e il 2022, i salari sono aumentati solo dello 0,2 % in termini reali e sono in forte ritardo rispetto allo sviluppo economico.

Invece di affrontare questi problemi, il Consiglio federale e il Parlamento imboccano la direzione diametralmente opposta preparando riduzioni fiscali pari a circa 3 miliardi di franchi all’anno per le persone abbienti, i redditi elevati e le aziende. Mentre l’onere sempre più insostenibile dei premi di cassa malati non viene minimamente ridotto.

Serve più e non meno AVS

Il 2022 segna il cinquantesimo anniversario del sistema svizzero di previdenza per la vecchiaia fondato su tre pilastri. Quando fu introdotto, questo modello comprendeva non solo una rendita AVS in grado di garantire il minimo vitale, ma anche casse pensioni con garanzie di prestazioni chiare e una compensazione dell’inflazione. Le rendite delle casse pensioni dovrebbero consentire il mantenimento del tenore di vita abituale. Ma ci stiamo progressivamente allontanando da questo obiettivo costituzionale: l’AVS non assicura più il sostentamento e le rendite del secondo pilastro non fanno che diminuire. Le pensionate e i pensionati futuri disporranno di mezzi di sussistenza sempre più esigui.

La previdenza per la vecchiaia è diventata un settore d’attività economica molto fiorente. In questo senso, le aggressioni all’AVS – dove i fornitori di prestazioni come le casse pensioni, le banche o le assicurazioni non guadagnano nulla – non sono insolite e non sorprendono più di tanto. La vera novità risiede nella virulenza. Il primo attacco concreto viene dalla riforma AVS 21: non è altro che uno smantellamento dell’AVS a scapito delle donne. Proprio come la riforma del 2° pilastro voluta dalle banche e dalle assicurazioni, che implica tagli massicci alle pensioni. E non è tutto: i datori di lavoro e i partiti di destra e di centro vogliono portare l’età pensionabile a 67 anni per tutti. Ma in realtà, è tutto un parlar bene e razzolare male: perché chi se lo può permettere va in pensione prima e, paradossalmente, è proprio il settore creditizio e assicurativo ad avere un tasso di pensionamento anticipato del 50% superiore alla media generale in Svizzera. L’USS intende lottare con tutti i mezzi contro queste involuzioni. Con le pensioni del secondo pilastro in calo, serve più e non meno AVS.

Unione sindacale svizzera
Conferenza annuale del 11 gennaio 2022
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Migliorare i redditi delle personee ridurre la disoccupazione

Dal punto di vista della politica economica, l’USS ritiene le seguenti misure prioritarie nel 2022:

• per quanto riguarda la politica reddituale e fiscale, sono necessari miglioramenti per le famiglie a basso e medio reddito, non tagli fiscali per i più ricchi. I previsti 3 miliardi di franchi di riduzioni fiscali andrebbero invece utilizzati per ridurre i premi dell’assicurazione malattia.

• La sopravvalutazione del franco va combattuta più sistematicamente. Il costo eccessivo del franco causa in Svizzera un tasso di disoccupazione ai sensi dell’Organizzazione internazionale del lavoro (persone in cerca di impiego, ma non necessariamente registrate presso un ufficio regionale di collocamento) pari al 5%, ovvero considerevolmente più elevato che in Germania (3,3%). Se la Banca centrale europea (BCE) dovesse normalizzare la sua politica monetaria, la BNS potrebbe attendere prima di aumentare i propri tassi d’interesse.

• Gli over 60 andrebbero sostenuti meglio nella ricerca di un impiego attraverso gli uffici regionali di collocamento, come previsto dal programma d’incentivazione dell’iniziativa per la limitazione (iniziativa «Per un’immigrazione moderata»).

• Occorre un aumento generalizzato dei salari e finalmente una tredicesima mensilità per tutti.

• In tutti i rami professionali sono necessari contratti collettivi di lavoro (CCL) che fissino salari minimi decorosi e condizioni di lavoro adeguate. Particolare attenzione va prestata alle professioni in rapida crescita con condizioni di lavoro problematiche, come i servizi di corriere.

• Vista l’attuale diffusione della variante Omicron, il Consiglio federale dovrebbe estendere le garanzie salariali e prorogare il lavoro ridotto. Se il sistema di test e tracciamento dovesse sovraccaricarsi, la priorità andrà data alle persone vulnerabili.