Primo Maggio: Riscoprire il valore dell’unità
Il valore della persona che il mondo del lavoro tende a non considerare, l’eterna questione della disparità salariale, gli incessanti attacchi ai contratti collettivi di lavoro e ai diritti nel settore privato e nel settore pubblico, ma anche i successi delle mobilitazioni e delle lotte. Sono i temi che con discorsi, striscioni e canzoni, sono stati portati al centro della Festa dei lavoratori e delle lavoratrici (oltre 1000 i partecipanti) che quest’anno l’USS Ticino e Moesa ha celebrato in onore dei marinai.
L’estate scorsa, dopo aver ricevuto la comunicazione di essere stati licenziati, reagirono compatti con un esemplare sciopero a oltranza durato 20 lunghi giorni e da cui sono usciti ottenendo il reintegro di tutti a pari condizioni salariali. Uno sciopero con cui «abbiamo riportato la persona e la sua situazione nell’odierno mondo del lavoro al centro dell’attenzione», ha rivendicato Gianluca Carini, militante del sindacato SEV e uno dei protagonisti dello storico sciopero. In relazione al lavoro, oggi «sentiamo solo parlare di riduzione dei costi, di corsa al risparmio, di digitalizzazione, di flessibilità, di profitto, di know how. Tanti bei paroloni che riempiono la bocca a coloro che credono di saperne più di noi, a coloro che hanno in mano il nostro destino professionale. È raro sentir parlare di persone. Quasi mai è dato modo alla persona di dire quello che pensa, di partecipare da protagonista ai continui cambiamenti che il mondo del lavoro ci impone. Sentiamo parlare di noi lavoratori solo quando il lavoro non ce l’abbiamo più, quando siamo licenziati, quando ormai è troppo tardi», ha aggiunto.
Ricordando la ricorrenza del centenario dallo storico sciopero generale del 1918, la consigliera nazionale Marina Carobbio ha voluto sottolineare il «coraggio» dimostrato dai marinai: «Grazie alla vostra determinazione avete avuto la popolazione al vostro fianco e avete smosso la politica per trovare una soluzione». La vicepresidente del Partito socialista svizzero ha però anche voluto attirare l’attenzione sulle altre grandi lotte che vedono protagonisti i lavoratori: contro le disuguaglianze, per un «salario minimo degno di questo nome» e per la parità salariale uomo-donna.
Un tema questo al centro delle rivendicazioni dell’odierna festa dei lavoratori in tutto il paese, che dal palco di Piazza grande è stato affrontato da Eleonora Failla, in rappresentanza del Gruppo donne di Unia: «A 22 anni dall’introduzione della Legge sulla parità siamo ancora qui a parlare di cifre intollerabili. Le donne guadagnano quasi il 20% in meno rispetto agli uomini per lo stesso lavoro, che si traduce in circa 600.- franchi al mese in meno, oltre 7000.- all’anno in meno», ha sottolineato condannando la recente decisione del Consiglio degli Stati di rinviare alle calende greche «una timida revisione della legge». «Vogliamo controlli salariali sistematici e vincolanti condotti con la partecipazione attiva della rappresentanza sindacale, vogliamo misure concrete per correggere i salari discriminatori, vogliamo la possibilità di sanzionare le aziende che commettono infrazioni».
«La nostra pazienza è giunta al limite», ha ammonito Eleonora Failla.
Contro un mondo del lavoro che si regge sulla «logica del profitto» è intervenuto Marco Belloli, capotreno e militante del sindacato SEV, il quale ha denunciato gli attacchi al contratto collettivo dei ferrovieri da parte della direzione delle Ffs. Attacchi nel nome del «mercato» e nel segno della «deregolamentazione» e dell’«indebolimento dei diritti», (cfr articolo nell'infobox).
Il diritto allo studio è il tema invece affrontato da Zeno Casella a nome del sindacato studentesco Sisa, il quale ha denunciato come in Svizzera e in Ticino le pari opportunità non siano garantite nemmeno in questo campo: «Già a partire dalla scuola dell’obbligo, i ragazzi che provengono da una famiglia agiata ottengono risultati migliori, non perché sono più intelligenti, ma perché vivono in condizioni materiali migliori rispetto ai loro coetanei; perché possono permettersi recuperi e lezioni private; perché non vivono in una situazione familiare stressata, dove ogni giorno si lotta per arrivare alla fine del mese», ha ricordato Casella stigmatizzando i tagli di 5 milioni di franchi sulla spesa per gli assegni di studio operati dal Cantone negli ultimi due anni. Una situazione «assolutamente inaccettabile», politiche cui opporsi perché creano «il precariato del futuro». «La lotta è persa solo quando si abbandona», ha infine ricordato al popolo del Primo maggio riunito in Piazza Grande Bruno Pesce, leader storico della battaglia contro l’amianto a Casale Monferrato, la cittadina piemontese (36000 abitanti) già sede di uno stabilimento Eternit che dal 1980 a oggi ha causato più di 2200 morti. Pesce ha in particolare ricordato la battaglia per la giustizia in corso in Italia, che nonostante le sentenze sfavorevoli continua e continuerà nei prossimi anni.
Diversi anche gli interventi durante il partecipato e colorato corteo che ha sfilato dalla stazione di Locarno fino a Piazza Grande, dove da poco sono iniziati i concerti. Dario Cadenazzi, responsabile del settore edilizia di Unia, ha attirato l’attenzione sugli attacchi padronali che stanno subendo i lavoratori edili in vista della scadenza del Contratto nazionale mantello. L’emergenza salariale in Ticino è invece la problematica portata dal responsabile del settore terziario di Unia Giangiorgio Gargantini: nel nostro cantone «i salari diminuiscono e il divario col resto del paese si allarga: c’è una differenza media di circa 1000 franchi al mese e i costi sono gli stessi», ha denunciato puntando anche il dito sulla «vergognosa proposta» del Consiglio di Stato in materia di salario minimo. Terry Arioli, impiegata postale e militante di syndicom ha dal canto suo denunciato la continue chiusure di uffici postali, i tagli salariali e l’aumento della flessibilità richiesta dalla Posta ai propri dipendenti.
Un accorato appello all’ «unità tra i lavoratori e la solidarietà tra tutti gli individui» è stato infine lanciato da Ivan Cozzaglio, in rappresentanza dei lavoratori delle Officine di Bellinzona, protagonisti dello storico sciopero di 10 anni fa. Uno sciopero che ha consentito di salvare i posti di lavoro proprio grazie all’unità e alla solidarietà popolare, ha sottolineato.
Giorgio Tuti a San Gallo
Il presidente del SEV Giorgio Tuti ha fatto sentire la propria voce a San Gallo. Ha denunciato senza mezzi termini lo scandalo delle discriminazioni salariali delle donne: «Non esiste che le donne debbano guadagnare meno degli uomini per lo stesso lavoro. Vi esorto pertanto a venire a Berna il prossimo 22 settembre per una manifestazione. La politica deve svegliarsi».
Giorgio Tuti si è soffermato anche su un tema molto caldo, che coinvolge tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici: la previdenza vecchiaia e i premi di cassa malati, che strangolano sempre di più le famiglie. Si tratta di due temi sociali su cui anche il sindacato deve farsi sentire!
USS TI/red
Immagini di Locarno
Un Primo Maggio di successo, in cui la parola solidarietà riecheggia più volte. Per dire anche che deve essere soprattutto un atto concreto e quotidiano. Un gesto che deve anche avere un senso politico, perché far rispettare i diritti è irrinunciabile.
Immagini del Primo Maggio in Svizzera tedesca
Romandia
L’appello di Marco Belloli (ZPV/SEV) al Primo Maggio: «Il lavoro ha un valore. Difendiamolo»
Care colleghe e cari colleghi BUON PRIMO MAGGIO!
In questo giorno di festa dei lavoratori e delle lavoratrici, c’è chi onora una storia collettiva o chi desidera onorare una propria storia personale di fatica quotidiana.
Le storie di fatiche sono tante, diverse una dall’altra, ma spesso legate da una trama comune: un mondo del lavoro dove la logica del profitto e dei bonus faraonici dei manager, hanno la priorità su tutto. Se i conti non tornano è presto fatto: si tagliano posti di lavoro. Le persone vengono spostate come tante pedine solitarie sullo scacchiere della redditività ad ogni costo.
Noi ferrovieri stiamo lottando in questo momento per il rinnovo del Contratto collettivo di lavoro. Un contratto al centro di attacchi da parte della direzione FFS, secondo cui l’attuale CCL non risponde alle regole del mercato.
Ma quali regole? Quelle della deregolamentazione ad ogni costo? Quelle del dumping salariale e sociale? Quelle della concorrenza sulle spalle del personale? Noi ferrovieri NON vogliamo che il nostro CCL venga smantellato.
Ma quando mai si dovrebbe accettare un colpo di spugna sui diritti acquisiti? Ma quando mai si dovrebbe accettare un indebolimento dei diritti, così essenziali in ogni rapporto di lavoro? Diritti che ci siamo guadagnati! Come tutti e tutte voi! I diritti sono fondamentali perché il legame tra lavoro e diritti è centrale per la democrazia. Come è fondamentale la parità tra donne e uomini. Perché non esiste che le donne debbano essere pagate meno per un lavoro di pari valore. La crisi economica e l’assenza di prospettive dovuta alla mancanza di lavoro, aumentano la precarizzazione che spinge donne e uomini di tutte le età ad accettare un lavoro con scarsi diritti e a basso reddito. A barattare sudore in cambio di poco denaro.
Noi ferrovieri conosciamo il valore di un buon contratto di lavoro, che protegge dai licenziamenti, che assicura prestazioni dignitose per tutto il personale, che ogni giorno si impegna per far funzionare l’azienda. Non permetteremo che venga calpestato. Noi ferrovieri conosciamo, come voi, il valore della lotta. E insieme siamo pronti a lottare.
Conosciamo, come voi, anche il valore della solidarietà. E insieme siamo pronti a rendere questo mondo un posto un po’ migliore.