assemblea dei delegati lavori
SEV-BAU: No alla riforma LPP 21, sì alla 13esima AVS
I delegati riuniti il 9 maggio al vecchio deposito dei tram di Berna hanno chiesto alla sottofederazione Lavori di insistere presso le FFS in favore di un miglioramento della sicurezza sui cantieri. Hanno ascoltato anche le relazioni dei presidenti SEV, Matthias Hartwich e USS, Pierre-Yves Maillard. Quest’ultimo ha spiegato come per consolidare e rafforzare l’AVS a vantaggio della maggioranza della popolazione basterebbe un moderato aumento delle trattenute salariali.
Lo scorso autunno, a seguito dell’aumento degli incidenti sui cantieri, la sottofederazione BAU SEV è intervenuta presso la direzione di Infrastruttura FFS. Per affrontare i vari aspetti, sono stati costituiti gruppi di lavoro che dovrebbero presentare a breve le loro conclusioni. I delegati hanno però anche affermato che queste andranno concretizzate al più presto, per esempio controllando meglio l’impiego delle ditte esterne e migliorando la qualità degli incarichi impartiti, in modo da evitare ai servizi interni di dover intervenire a posteriori per rettificare o terminare gli incarichi, rispettivamente di dover esigere rimborsi.
L’assemblea ha trattato anche altri temi specifici dell’attività lavorativa, quali i colloqui informativi sul salario, esprimendo l’auspicio che vengano trasformati in autentici dialoghi e la richiesta di migliorare le posizioni dei colleghi degli impianti di sicurezza interni e dei conducenti di veicoli ferroviari di Infrastruttura. Per il reclutamento, è stato osservato che bisognerebbe mettere maggiormente in risalto i risultati positivi conseguiti dal lavoro sindacale.
«Potete essere fieri del vostro lavoro», ha affermato Matthias Hartwich, «in quanto la mobilità su rotaia è rispettosa dell’ambiente e molto più sicura di quella su strada». Ha poi raccomandato di sostenere la legge sul clima in votazione il prossimo 18 giugno e illustrato i valori che guidano la sua attività di presidente: trasparenza, solidarietà (uniti siamo forti), rispetto e democrazia (nel SEV, le decisioni competono ai membri).
Il SI risicato alla riforma AVS 21 dello scorso settembre «ha procurato sudori freddi ai sostenitori dell’innalzamento dell’età pensionistica», ha commentato Pierre-Yves Maillard, presidente dell’Unione sindacale svizzera, indicando come, nonostante una campagna molto intensa condotta sui media più importanti, oltre il 70 percento delle donne attive, direttamente toccate dalla riforma, l’abbiano respinta. I partiti di destra hanno quindi rinunciato all’elaborazione di un controprogetto all’iniziativa dei giovani liberali di portare al più presto l’età di pensione a 66 anni per tutti e poi di farla dipendere dall’aspettativa di vita. In marzo 2024, dovremo quindi probabilmente esprimerci contemporaneamente su questa iniziativa, su quella dell’USS per una tredicesima AVS e sulla riforma della previdenza professionale «LPP 21».
Quest’ultima riforma è combattuta dall’USS poiché comporta una riduzione delle rendite del 15 percento senza alcuna compensazione per il ceto medio e per chi ha meno di 50 anni. Essa prevede inoltre il pagamento dei contributi anche sui primi 25’725 franchi di stipendio (che oggi costituiscono la cifra di coordinamento), senza che ciò porti alcun miglioramento a chi guadagna poco. I contributi del 4–5 percento genereranno infatti rendite comprese tra 250 e 300 franchi che, sommate a una rendita AVS di circa 1800 franchi, portano ad un reddito di poco superiore ai limiti per beneficiare delle prestazioni complementari e dei sussidi ai premi di cassa malati. Chi percepisce un salario basso o medio trarrebbe maggiori benefici da un aumento dei contributi AVS: una tredicesima rendita costerebbe da 3 a 5 miliardi l’anno e l’aumento dei contributi AVS dell’1 percento, suddiviso in ragione dello 0,5 % per datore di lavoro e lavoratore, genererebbe maggiori introiti dell’ordine di 5 miliardi. Per assorbire gli effetti dell’evoluzione demografica basterebbero ulteriori 0,5 – 0,7 percento l’anno. Se i partiti di destra vi contribuissero, come fu il caso nel 1948 per la creazione dell’AVS e ponessero limiti chiari anche al settore finanziario, sarebbe possibile trovare buone soluzioni per la maggioranza della popolazione. Purtroppo, secondo Maillard, dagli anni ’90 regna una mentalità neoliberale, che non avrebbe permesso di istituire l’AVS.
Lo scorso anno, la sottofederazione ha chiuso i propri conti con una perdita inferiore a quella preventivata. Le spese sono lievemente aumentate rispetto al 2021 e gli introiti delle quote sono purtroppo calati. L’assemblea ha comunque approvato i conti all’unanimità, come pure il preventivo 2024 che riprende in linea di massima le cifre degli anni precedenti. La quota della sottofederazione resta fissata a cinque franchi. Per questioni di impegno, il cassiere centrale Patrick Parietti passerà dal 1° agosto alla commissione di verifica della gestione e sarà rimpiazzato dall’attuale membro della CVG Urs Muff. Daniel Lottaz è stato eletto come nuovo membro sostituto della CVG.
Markus Fischer