Trasporto di cereali
Dai binari alla strada? Il mondo al rovescio
La ditta vodese Vaud Céréales ha deciso di cessare provvisoriamente il ricorso alla ferrovia per trasportare avena, colza e grano. Una scelta, quella del trasporto su strada, che è in contraddizione con l’emergenza climatica e il trasferimento dalla strada alla ferrovia. La buona notizia è che l’insieme della classe politica ha reagito e delle soluzioni esistono.
Durante la primavera, il giallo dei fiori di colza illumina numerosi campi in Svizzera, come quelli della regione di Morges (Vaud). I contadini portano i loro raccolti di colza, avena e grano al centro di raccolta di Bussy-Chardonney. Il sito si trova a fianco della linea ferroviaria utilizzata dai trasporti pubblici della regione Morges-Bière-Cossonay MBC, che hanno appena rinnovato la stazione. Un piccolo binario di raccordo si prolunga fin verso il Landi La Côte, che ne è proprietario. In tutto sono più di 14 000 le tonnellate di cereali che vi vengono raccolte. I semi oleosi vengono in seguito trasportati via treno in direzione dei diversi siti di trasformazione. Un metodo di trasporto che da tempo da prova di funzionare bene, anche se purtroppo già più del 75 % dei semi è finito su strada. Ogni anno, Vaud Céréales spedisce 7500 tonnellate di cereali verso i suoi stabilimenti di Penthalaz. Di queste, 4500 tonnellate viaggiano in camion e 3000, ovvero il 40%, su rotaia.
In un contesto già poco favorevole al trasporto via treno, vari giornali hanno rivelato nelle ultime settimane che Vaud Céréales, la ditta che gestisce il centro, ha deciso provvisoriamente, ma con effetto immediato, di non ricorrere più alla linea ferroviaria MBC per trasportare le merci. Trasporto su rotaia che viene sostituito da 120 camion all’anno, i quali si aggiungono ai 440 convogli già effettuati, che intaseranno le località ai piedi del Jura tra Bussy-Chardonney e Penthalaz, collegate al treno.
Per spiegare questa decisione, che va contro corrente rispetto alle misure da intraprendere per la protezione del clima e la salute dei residenti e del principio di trasferimento dalla strada alla ferrovia (confermato più volte in votazione), sono state invocate ragioni economiche e di sicurezza. Sulla stampa, Steve Corminboeuf, direttore di Vaud Céréales, ha affermato che, per brevi distanze, la ferrovia sarebbe due volte più costosa della strada. Se il costo dell’usura delle strade, degli effetti del traffico motorizzato e delle sue nocività (rumore, gas di scarico, congestione, rischio d’incidenti, effetti sulla salute) fossero realmente contabilizzati, il prezzo sarebbe nettamente meno competitivo.
Inoltre, il trasporto ferroviario ha degli ottimi argomenti da far valere. Consuma sette volte meno energia rispetto al trasporto stradale, emette dieci volte meno gas a effetto serra e richiede cinque volte meno spazio rispetto alla rete stradale, così indicava uno studio dell’UFT del 2017.
Ciò che sembra bloccare, non è tanto la competitività della ferrovia, quanto sapere se è redditizio investire centinaia di migliaia di franchi in rinnovi necessari per ragioni di sicurezza. È in effetti un argomento di sicurezza quello che è stato messo in risalto su «Le Temps» dal direttore di Vaud Céréales che appartiene a Landi, anch’essa detenuta dalla potente cooperativa Fenaco. Secondo lui, le istallazioni, che son di sua competenza e non dei MBC, sono vetuste e il sito è pericoloso per il personale di Landi al momento del carico dei vagoni, questo in ragione della vicinanza ai cavi elettrici che non possono essere messi fuori servizio. C’è un rischio di corto circuito. Ma c’è la volontà da parte di Fenaco di trovare una soluzione? Alcuni attori del dossier ne dubitano e ci vedono il pretesto ideale per giustificare il passaggio ai camion, più flessibili e pratici della ferrovia, che richiede tempo e prevedibilità.
Soluzioni: se ne discute
La soluzione potrebbe arrivare da Berna. In effetti, per gli investimenti di messa a norma dei binari «È possibile ottenere delle sovvenzioni importanti che possono essere sbloccate dalla Confederazione», spiega Pierre-Alain Perren, il direttore dei MBC. «Incontreremo Landi prossimamente e discuteremo per trovare delle soluzioni che permettano di mantenere questo traffico sulla ferrovia», ci dice.
Nel frattempo, la questione è stata portata a livello cantonale dal deputato ecologista Yannick Maury. Nella sua domanda del 4 aprile chiede «Quali misure può prendere il Consiglio di Stato per mettere in sicurezza il centro di raccolta di Bussy-Chardonney e rendere più attrattivo il trasporto di cereali su ferrovia». Nella sua risposta del 24 maggio, il Consiglio di Stato ha deplorato questa decisione e ha sottolineato l’esistenza di un sostegno finanziario a livello federale. L’urgenza del dossier è stata rinforzata da un’interpellanza del 23 maggio da parte dell’UDC Sylvain Freymond, che interpella la responsabilità per i lavori e chiede «in che misura il Consiglio di Stato può intervenire per sostenere il trasporto su ferrovia nel cantone?». Il fatto che questa interpellanza sia stata consegnata da 24 deputati UDC e PLR lascia sperare che una soluzione per tornare alla ferrovia venga trovata.
Yves Sancey
Commenti
Lukas Witschi 01/06/2023 19:32:04
Das verwundert mich nicht mehr... SBB Cargo "vertreibt" viele Kunden regelrecht dazu, ihre Transporte auf die Strasse zu verlagern.
hans berchtold 03/06/2023 11:31:13
ist wieder die zu starke SVP im Hintergrund? hoffe Albert Rösti ist im Interesse für die Bahn Güter, als Verkehrsminister.