100 anni
Nel segno dei giovani
Festeggiamenti dei 100 anni finiti in bellezza! Un evento posto sotto il segno del futuro e quindi organizzato logicamente dalla Commissione Giovani del SEV.
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L’atmosfera è stata rilassata al BierHübeli di Berna, dove circa 250 persone si sono riunite in questo luogo della vita notturna della capitale per dare uno sguardo sul futuro della mobilità, ma anche del sindacalismo.
Interessante la tavola rotonda sotto la direzione della giornalista Gisela Feuz, l’ingegnere dei trasporti Stefan Karch, consulente indipendente per i sistemi ferroviari ed ex capo della tecnologia delle flotte della Divisione Passeggeri delle FFS, Leonie Nägler, sociologa e membro dei Giovani Verdi, e Daniela Lehmann, coordinatrice della politica dei trasporti del SEV, hanno discusso di mobilità fra 20 anni.
Tutti concordano sul fatto che la digitalizzazione, il collegamento in rete e l’automazione sono in aumento sia su rotaia, sia su strada. Tuttavia, secondo Stefan Karch, ci vorranno altri 40 anni prima di vedere auto che possono fare completamente a meno di un autista. «Questo permetterà ai trasporti pubblici di introdurre veicoli più piccoli.» Per Daniela Lehmann «il confine tra il trasporto pubblico e i singoli veicoli a motore, diventa sempre più confuso. Le auto saranno usate in comune e la proprietà di un veicolo privato sarà messa in discussione». La creazione di reti consentirà di istituire un ufficio centrale che in futuro organizzerà il trasporto passeggeri porta a porta utilizzando tutti i mezzi e i fornitori di trasporto. «E questa stessa centrale organizzerà le riparazioni», ha detto Stefan Karch. «Grazie a questo, non avremo più bisogno di orari.» E per quanto riguarda la protezione dei dati, «deve essere fatta una chiara distinzione tra passeggeri e mezzi di trasporto».
Per la protezione del clima, gli esperti hanno anche concordato sulla necessità di passare dai veicoli che utilizzano combustibili fossili alle energie rinnovabili (decarbonizzazione). Sono consapevoli del fatto che i veicoli ferroviari consumano meno energia dei veicoli su strada e che i passeggeri occupano meno spazio rispetto a un veicolo privato. E che l’auto sta diventando completamente inutile nei centri urbani. «Nelle regioni periferiche, tuttavia, le automobili sono ancora necessarie perché spesso è difficile recarsi in campagna dalla città», ha detto Leonie Nägler. «Dove finisce la campagna?» chiede Stefan Karch. «Quando si tratta di veicoli privati, improvvisamente tutti vivono in campagna. Oggi, nei giorni lavorativi, 250.000 automobili si spostano ogni giorno a Zurigo: tutti devono davvero andare in città in auto»?
Trasporto pubblico gratuito? Tutti hanno espresso scetticismo. «Se gli attuali 5,8 miliardi di franchi svizzeri pagati ogni anno dai viaggiatori alle aziende di trasporto pubblico svizzero dovessero scomparire, ciò comporterebbe risparmi ancora maggiori, anche per il personale, i cui costi rappresentano una gran parte dei costi del trasporto pubblico», ha dichiarato Daniela Lehmann. «Non sono sicura che questo sia un buon segnale perché la mobilità deve essere limitata per preservare le risorse e l’ambiente».
Leonie Nägler concorda: «Dobbiamo imparare a diventare meno mobili e questo non può essere fatto senza aumentare i prezzi. Tuttavia, la mobilità sostenibile deve essere anche sociale e non un ostacolo per le persone anziane o disabili. Ecco perché, nonostante la digitalizzazione, avremo ancora bisogno di personale nei treni e nelle stazioni, perché «non si potrà regolare tutto solo tramite una centrale», ha aggiunto. «E nel settore della mobilità è necessario avere buone condizioni di lavoro per tutti». Daniela Lehmann ha rincarato la dose, citando alcuni cattivi esempi: i conducenti pseudo-indipendenti di Uber o «le persone che recuperano i monopattini elettrici la sera».
Le imprese di trasporto devono anche pensare a come vogliono sviluppare le professioni al loro interno e sostenere il personale nell’acquisizione delle competenze necessarie, piuttosto che separarsi da alcune persone per assumerne altre. «Per coloro che non sono nati nell’era della digitalizzazione - si spera una minoranza - le soluzioni devono essere trovate all’interno dell’azienda». Il SEV avrà sempre abbastanza lavoro e dovrà trovare un modo per avvicinarsi al personale a causa di nuove forme di lavoro, come per esempio il telelavoro.
La serata, sotto il segno dei giovani, è stata animata con precisione e umorismo dalla segretaria sindacale responsabile dei giovani Xenja Widmer e da Mélissa Farine, membro della Commissione Giovani. E a titolo di umorismo ben intenzionato, lo slammer Renato Kaiser ha dato un’ottima prestazione. Ha incantato il pubblico, anche in francese, con la sua poesia. Giocando con le parole, ha evocato la bellezza dei suoni francesi e le brevi storie di viaggi in treno. Gli era stato chiesto di immaginare la mobilità nel 2040. Di conseguenza, sogna un viaggio in cui le fermate su richiesta (soprattutto non a Uttwil SG) scompaiono e il treno viene espulso da una capsula. Sogna anche di avere treni non con meno personale, ma con un agente del treno per passeggero! Uno scroscio di applausi in un territorio ben conquistato.
La serata è stata anche quella del segretario del sindacato Martin Allemann, che ha presieduto il comitato organizzatore e lo ha ringraziato calorosamente: «Sono contento del risultato dei festeggiamenti di quest’anno che abbiamo voluto dedicare ai nostri soci! Dalla presentazione della locomotiva del centenario - il 2 febbraio a Bellinzona - a questa serata finale, senza dimenticare la serata di gala del 3 giugno, che sarà ricordata per la sua eccellente organizzazione nelle mani di Daniela Lehmann». Alleman ha anche sottolineato il successo del tour in autobus e l’impeccabile lavoro su questo progetto di Chantal Fischer, che ha coordinato la produzione della mostra. «Ma naturalmente dobbiamo questo successo alle sezioni che erano al vertice di questi eventi, a Peter Käppler che ha gestito gli autisti degli autobus e a René Schnegg che ha trovato soluzioni in caso di problemi». Ha concluso ringraziando il dipartimento della comunicazione per la copertura mediatica.
Il presidente Giorgio Tuti gli ha reso omaggio: «Martin ha presieduto questo gruppo. Vorrei ringraziarlo per questo compito. Ha lavorato per più di 30 anni nel SEV. Le sue competenze saranno assicurate da qualcun altro, ma ci consiglierà comunque sempre su FVP e LDL. Più di 30 anni come segretario sindacale non è un’impresa da poco! Lo conosco da tempo; ogni segretario ha i suoi punti di forza e, tra questi, vorrei sottolineare che lui torna dai negoziati solo se ottiene buoni risultati. È un duro nelle trattative. Dove è meno rumoroso è quando si tratta di parlare dolcemente. Puoi sentirlo attraverso i muri, ha scherzato. Ma ci ha aiutato nelle trattative. Martin, grazie per il lavoro svolto per i nostri membri. Grazie per aver guidato questo comitato per il centenario in modo competente!» E per concludere, Martin Allemann ha riaffermato questo credo: «Un segretario sindacale senza i membri non può fare nulla. Continuate a prendervi cura del SEV».
Sono intervenuti - e non poteva essere altrimenti - anche due giovani, Laura Furrer e Jordi D’Alessandro. «Abbiamo tutti contribuito, più o meno a lungo, ai 100 anni di storia del SEV. 40.000 membri, otto sottofederazioni, tre commissioni, ma un solo sindacato. Grazie ai vostri sforzi dureremo altri 100 anni», ha detto Jordi. Che ha aggiunto: «Ci impegniamo a mantenere questo spirito di aiuto reciproco e lotta sociale». Laura Furrer ha ricordato che il SEV è nato quando era inimmaginabile che mezzo milione di donne e uomini solidali sarebbero scesi in piazza per la parità il 14 giugno 2019. «Viviamo in un paese dove 100 anni fa le donne non avevano il diritto di voto e l’abbiamo ottenuto solo 40 anni dopo nei cantoni di Vaud e Neuchâtel. E per Appenzello Interno è stata necessaria una sentenza del Tribunale federale nel 1990». Ha inoltre reso omaggio alla prima guardia di barriera Lina Mühlheim, eletta nel 1955 nel Comitato federativo del SEV e a Hélène Weber, che è stata la prima segretaria sindacale al SEV nel 1991.
In conclusione, Giorgio Tuti ha ringraziato tutti e tutte coloro che si sono impegnati quest’anno. Standing ovation! «Ma non ci sono stati solo bei momenti. Dobbiamo purtroppo ricordare la tragica morte del nostro collega agente del treno a Baden e rendere omaggio alla capacità dei nostri soci di organizzare l’arrivo dell’autobus a Zurigo con la necessaria sensibilità».
E come per ogni anniversario, ai partecipanti è stata offerta una torta. «Ma non è compito mio tagliarla», afferma Giorgio Tuti. «Spetta ai giovani ai quali trasmetto questo coltello»! Ci ha pensato Xenja Widmer a tagliare la prima fetta.
Markus Fischer e Vivian Bologna