100 anni
August Fust: 16 giorni in più del SEV
Il 14 novembre, la «Lokführerstamm St. Gallen» ha festeggiato nella vecchia rimessa locomotive i 100 anni di August Fust, membro del SEV da oltre 74 anni e macchinista in pensione (quanto mai attivo). Intervista.
Abbiamo incontrato il collega nel suo appartamento sulla Haselstrasse di San Gallo, in cui abita ormai da 45 anni. Sua moglie è deceduta 11 anni fa, ma grazie all’aiuto dei suoi due figli e di una vicina, riesce a cavarsela molto bene, conservando uno spirito molto arguto e un ricchissimo repertorio di aneddoti. Inizia dalla volta in cui si trovò ad affrontare la discesa dalla stazione di San Gallo a quella merci con una Aem 940, «l’elefante» e si verificò un guasto ai freni del tender. «I manovristi scappavano dai binari e riuscii a fermare la locomotiva proprio all’ultimo momento, prima del paraurti. Riuscii anche a portare la locomotiva al deposito, dove constatarono che aveva perso un bullone dell’asta del freno. Lo sostituirono e il freno riprese a funzionare», ricorda con un sorriso.
Un ricordo indelebile, per questo ferroviere, è la sua partecipazione ad uno scambio di prigionieri, avvenuto il 1° novembre del 1944. «Ero di servizio come fochista su un treno di prigionieri tedeschi feriti e ammalati diretto a Costanza, dove fummo accolti dalla fanfara. I prigionieri vennero caricati su lenzuola e barelle e omaggiati con dei fiori. Molti avevano subito amputazioni di braccia e gambe. Nel frattempo, vi era un treno di prigionieri francesi che, sorvegliati a vista dalle SS, attendevano in assoluto silenzio di essere portati in Svizzera». La cattiva qualità del carbone, composto da lignite, rese molto difficile la salita verso Kreuzlingen. Appena arrivati, però, i francesi abbassarono i finestrini e dettero sfogo alla loro gioia. Non mangiavano né bevevano da oltre 24 ore. Le crocerossine portarono loro del te, panini al prosciutto e sigarette. In seguito, arrivò anche la popolazione di Kreuzlingen a portare del cibo. Queste scene toccanti durarono molto a lungo, tanto che il treno arrivò a Romanshorn solo in tarda serata».
Tre centesimi l’ora
Gust è cresciuto a Niederhelfenschwil (SG). Suo papà era panettiere, ma lui non poté seguirne le orme, perché aveva appena assunto un cugino rimasto orfano. Optò così per una formazione di metalmeccanico, che iniziò a Winterthur nel 1935. «Il primo anno, ricevevo 3 centesimo l’ora, ai quali si aggiunsero 2 centesimi ogni anno. Anche allora era uno stipendio da fame; mangiare alla mensa degli operai costava tre franchi al giorno e l’affitto di una camera presso privati 30 franchi al mese. Dipendevo così ancora dall’aiuto dei miei genitori, presso i quali rientravo di solito in bicicletta il sabato pomeriggio. Spesso però facevo una deviazione dalla Tösstal, per passare da mio nonno a Bütschwil, che mi regalava sempre una moneta da cinque franchi». Una tradizione che Gust ha mantenuto anche con i suoi pronipoti di 4 e 6 anni. Ultimata la formazione, Gust lavorò alla fabbrica di armi di Neuhausen. Per questo poté essere esentato dal servizio militare dopo 3 giorni di mobilitazione, nel 1939. «A Sarnen, ci ritrovammo in 3000 soldati, ma i primi giorni vi era da mangiare solo per 300». Nel 1941, passò poi alla Maschinenfabrik di Menziken (AG) e, nel luglio del 1942, alle FFS come macchinista ausiliario e fochista.
Anni precari da fochista
A causa della guerra, il traffico viaggiatori era ridotto, per cui i fochisti dovettero attendere per anni un’occupazione fissa da macchinisti e accettare trasferimenti all’officina o in altri depositi. Il salario era basso: «nel 1947 guadagnavo 8 franchi e 11 centesimi al giorno. Da macchinista non erano poi molti di più e vi erano le trattenute per le casse malati, pensioni e disoccupazione. I turni, il carbone da spalare, la polvere e il freddo invernale rendevano il lavoro molto duro. Alcuni fochisti preferirono cambiare e andare in polizia. Il fiduciario del SEV di Zurigo si dimostrò piuttosto tiepido verso l’accoglienza dei fochisti, proprio per i numerosi problemi con i quali erano confrontati, per cui Gust e due altri colleghi aderirono al sindacato cristiano GCV. Il 1° aprile 1945 passò poi però al SEV: «ero a Romanshorn e lì non volevano saperne del GCV.» In seguito, ha lavorato a Rorschach, Winterthur e San Gallo, dove dall’ agosto 1947 poté finalmente svolgere la formazione da macchinista.
Macchinista e contadino
Nel 1948 ha sposato la 29enne Josi, figlia di contadini di montagna e che lavorava come cameriera al buffet della stazione di San Gallo. «Ci conoscevamo però da tempo, perché andavo spesso in montagna in bici». Suo fratello era pastore sull’alpe Bollenwees (AI) e Gust trascorreva buona parte del suo tempo libero ad aiutare lui sull’alpe o la famiglia di Josi. «Dopo il pensionamento, nel 1984, sono diventato contadino quasi a tempo pieno, anche perché potevo combinare quest’attività con un altro mio hobby: le escursioni». Sino all’ anno scorso, Gust ha continuato a percorrere ogni settimana la Svizzera in treno. «Ogni tanto, sbagliavo anche treno, ma sono sempre arrivato a casa». Oggi, non riesce più a leggere, nemmeno con la lente di ingrandimento, per cui deve essere accompagnato. In marzo, è pure caduto, procurandosi una seria frattura. Non è però il tipo da lasciarsi impressionare. Ogni sabato, ha il suo tradizionale appuntamento al ristorante del quartiere.
Markus Fischer