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Il SEV accoglie con soddisfazione la decisione della Commissione delle finanze del Consiglio nazionale

Cassa pensione FFS, passi avanti

Il Sindacato del personale dei trasporti SEV constata con soddisfazione che il concetto di risanamento per la Cassa pensione delle FFS segue il suo corso. Dopo il chiaro si della Commissione delle finanze del Consiglio nazionale, la decisione finale delle due Camere non dovrebbe incontrare ostacoli. Il SEV, tuttavia, continua a sottolineare che con un contributo della Confederazione pari a 1,148 miliardi di franchi, la Cassa pensione non sarà sufficientemente risanata.

Lo scorso mese di dicembre, il Consiglio degli Stati ha accettato all’unanimità il concetto di risanamento del Consiglio federale, ossia un contributo di 1,148 miliardi di franchi. La Commissione delle finanze del Consiglio nazionale ha preso una decisione che va nella medesima direzione, ma con alcuni voti contrari: un fatto incomprensibile per il SEV.

«Dovrebbe essere chiaro per tutte e tutti i politici che hanno espresso la loro opposizione – annota il presidente del SEV Giorgio Tuti – che il modo di trattare la Cassa pensione delle FFS è disuguale rispetto alle altre istituzioni di previdenza legate alla Cassa pensione della Confederazione ». E aggiunge che «sarebbe sbagliato pensare che il personale delle FFS potrebbe contribuire in misura ancora maggiore al risanamento della Cassa pensione». Gli attivi e i pensionati, infatti, fanno ormai da anni la loro parte attraverso il pagamento di quote, diminuzione di rendite e un aumento degli anni di lavoro. E pure l’azienda, ricorda il presidente del SEV, ha già versato ingenti somme di denaro.

Il SEV è persuaso che nel corso del dibattito parlamentare, previsto nella sessione primaverile, questi argomenti saranno ascoltati. Una questione di così grande importanza per il personale potrà quindi essere risolta con un risultato minimamente soddisfacente. Il SEV sottolinea tuttavia che per un corretto rifinanziamento della Cassa pensione – comprendente una riserva di fluttuazione del 15% – sarebbero necessari molti più soldi. Una valutazione peraltro condivisa dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali.

«Intanto – conclude Giorgio Tuti –- continuiamo a cercare contatti con membri influenti delle Camere federali, alfine di illustrare la nostra posizione e cercare di portare in porto la nostra opera di convincimento».

red