La digitalizzazione deve essere utile al personale, non danneggiarlo.
«Vogliamo partecipare alla Mobilità 4.0»
La digitalizzazione si ripercuote da tempo anche sul trasporto pubblico in un processo inarrestabile che comporta per il personale dei trasporti pericoli e opportunità. I primi sono da tenere sotto controllo, le seconde vanno colte. Questo lavoro è coordinato per il SEV da Daniela Lehmann.
Cos’è la digitalizzazione? E perché è tanto importante per il SEV, da indurlo a dotarsi sul tema di un nuovo testo di orientamento, accanto a quelli esistenti sulla politica dei trasporti, contrattuale ecc.?
Daniela Lehmann: La digitalizzazione è un tema molto importante per il SEV, perché concerne i suoi membri in molti ambiti contemporaneamente. Viviamo attualmente la quarta rivoluzione industriale – dopo la meccanizzazione con l’energia idrica e a vapore (la prima rivoluzione), dopo la produzione di massa grazie all’energia elettrica e alle catene di montaggio (seconda rivoluzione) e dopo l’automatizzazione della produzione attraverso la gestione programmata elettronicamente (terza rivoluzione). Ora si aggiunge la messa in rete attraverso internet, cellulari ecc. Questo permette catene di produzione organizzate in modo tale che esseri umani, macchine, impianti, logistica e prodotti comunicano e collaborano direttamente tra di loro. Accanto al contenuto del lavoro («cosa faccio») si trasforma anche la sua struttura per quanto concerne luogo e tempo («dove e quando lavoro»). La conseguenza sono rapporti di lavoro più incerti, maggiore responsabilità individuale dei collaboratori, meno sicurezza riguardo a salario e prestazioni sociali, aspettative più elevate per quanto riguarda prestazioni, flessibilità, luogo, orario, contenuto del lavoro, una concorrenza internazionale sempre più forte, come pure dislocazione e soppressione di posti di lavoro. Questo sviluppo comporta per i lavoratori pericoli che occorre affrontare attraverso regolamentazioni legali e di partenariato sociale, ma anche opportunità, come ad esempio una migliore compatibilità di professione e famiglia.
Come influisce la digitalizzazione sul trasporto pubblico?
Nell’ambito della mobilità oggi è ad esempio possibile, grazie alla digitalizzazione, organizzare e vendere viaggi da porta a porta con diversi mezzi di trasporto attraverso una piattaforma internet, mentre i confini fra trasporto pubblico e individuale sono sempre più sfumati.
Questo sviluppo solleva interrogativi per quanto riguarda diritti di proprietà, distribuzione dei profitti e regolamentazione. C’è da sperare che le imprese di trasporto svizzere collaborino nello sviluppo di una piattaforma e non vengano messe in grave difficoltà da un gruppo internazionale come successo con il sistema di trasporto taxi da parte di Uber. Infine l’homeworking può contribuire a ridurre il traffico. Poter lavorare da casa e in viaggio è un vantaggio, non deve però significare, essere sempre reperibili.
Puoi citare esempi di come singole professioni del trasporto pubblico sono toccate?
L’automatizzazione della vendita e del controllo dei biglietti tramite app sul telefonino ha naturalmente conseguenze per il personale agli sportelli e sui treni. L’ulteriore sviluppo di sistemi di assistenza parzialmente automatici nella cabina di guida su su fino a treni senza conducenti modifica le professioni di macchinista, manovratore e personale treno. La tecnica di veicoli senza guidatore riguarda anche i/le conducenti di bus. I ganci automatici toglieranno o ridurranno prima o poi parte del lavoro ai manovratori. Grazie al GPS, in futuro, FFS Cargo e i loro clienti sapranno sempre esattamente dove si trova ogni carico. Gli addetti alla suddivisione dei vagoni secondo la loro destinazione e i controllori tecnici ricevono aiuto dai sensori di «carrozze intelligenti», il personale di pulizia da robot pulitori. Una app sul telefonino indica già oggi agli addetti alle pulizie luogo e durata, precisa al minuto, del lavoro da svolgere, spedendoli da una stazione all’altra. Comando e controllo permanenti dei collaboratori in tempo reale oggi sono possibili in molti ambiti. Il concetto «Mobilità 4.0» comprende tutto questo.
Qual è la posizione del SEV?
La digitalizzazione porta con sé effettivamente molta incertezza, va però detto che se ne fa anche uno spauracchio. Il SEV non vuole rimanere immobile per lo shock ma nemmeno reagire in modo iperattivo. Noi non possiamo né vogliamo impedire la digitalizzazione. Vogliamo però partecipare a plasmarla in modo che serva, a tutti noi e al personale, invece di nuocerci. Vogliamo farne un’opportunità. Nel testo di orientamento sulla digitalizzazione della mobilità sono indicati i principi grazie ai quali vogliamo raggiungere questo obiettivo (vedi box).
Cos’ha intrapreso di concreto il SEV dopo l’approvazione del Testo di orientamento sulla digitalizzazione della Mobilità 4.0?
Sono stata incaricata dalla commissione direttiva di coordinare le attività in questo ambito, accanto al mio impegno come coordinatrice della politica dei trasporti e coordinatrice con, in tutto, un impiego all’80%. Analogamente ai Centri di competenza tempo di lavoro e salario vogliamo creare nel segretariato centrale del SEV un Centro di competenza Mobilità 4.0. che comprende anche un gruppo di accompagnamento, il quale ha già elaborato il testo di orientamento e che il 5 ottobre si è costituito come «Gruppo di lavoro Mobilità 4.0». Ne fanno parte, oltre a me, sei altri/e segretari/e sindacali SEV, che coprono i campi FFS, ITC, giovani, donne, reclutamento e social media. C’è inoltre un membro che rappresenta la Romandia. Io faccio parte anche del Gruppo di lavoro digitalizzazione dell’ Unione sindacale svizzera (USS) di recente costituzione.Cosa prevedete di fare prossimamente come Centro di Mobilità 4.0 del SEV?
Come primo passo elaboreremo una presentazione modello che ci permetta, in occasione di assemblee, di introdurre e sensibilizzare i membri alla Mobilità 4.0. È essenziale che tutti i nostri sindacalisti e sindacaliste professionisti/e e di milizia presso le FFS e tutte le altre imprese di trasporto prestino attenzione ai progetti in corso nell’ambito della Mobilità 4.0, raccolgano informazioni e documentazione sul tema e li facciano pervenire a me quale punto di raccolta. Valuteremo poi queste informazioni allo scopo di elaborare risposte e reazioni adeguate da parte del SEV. Quale coordinatrice della Mobilità 4.0 sono molto grata a tutti i soci e le socie per informazioni sul tema, anche se non sarò in grado di leggere tutto subito. Per approfondire la posizione del SEV sulla Mobilità 4.0 vogliamo inoltre lanciare gruppi di discussione tra i membri delle commissioni SEV Giovani, Donne e Migrazione e delle diverse categorie professionali sui quattro temi «CCL del futuro», «Lavoro e tempo libero», «Professioni della mobilità del futuro» e «Aggiornamento sì, ma come»?
Il primo tema è di grande attualità a causa delle imminenti trattative sul CCL con le FFS. Cosa si tratta di chiedere in relazione alla Mobilità 4.0?
Singole richieste sono già state formulate alla conferenza del CCL, tuttavia le richieste concrete saranno da discutere in questo gremio. Si pone la questione se, nel periodo di durata del CCL, si possa prendere più tempo per regolamentare problemi legati alla digitalizzazione nel quadro del partenariato sociale. Nei CCL devono figurare opportune norme di protezione, come la protezione dei dati. Perché con la digitalizzazione si rilevano moltissimi dati personali. Anche l’utilizzo di banche dati per la sorveglianza dei collaboratori o per controlli di prestazioni o comportamenti è da regolamentare in modo chiaro. La maggior parte degli aspetti legati alla digitalizzazione sono in realtà già disciplinati dal diritto svizzero e vanno solo applicati. Ad esempio ditte piattaforma come Uber sono in realtà tenute a impiegare personale in modo corretto e a pagare i contributi alle assicurazioni sociali. Unicamente nell’ambito Homeoffice sono necessarie nuove basi legali affinché il personale venga aiutato ad ottenere i propri diritti.
E arriviamo così al tema «Lavoro e tempo libero» …
Dobbiamo insistere affinché il diritto dei collaboratori e delle collaboratrici a non essere sempre raggiungibili, sia applicato. Occorre una chiara separazione di lavoro e tempo libero. Al contempo si tratta di cogliere le opportunità date dai nuovi mezzi di comunicazione, affinché anche modelli di famiglie non convenzionali possano essere vissuti meglio. Altri interrogativi riguardano il finanziamento dell’infrastruttura e della qualità del posto di lavoro.
Cosa rivendichi per le professioni della mobilità del futuro?
Le imprese hanno la responsabilità di mettere i loro dipendenti nelle condizioni di tenere il passo con le nuove esigenze, offrendo loro possibilità di formazione, aggiornamento o riqualifica professionale nel caso in cui determinate professioni dovessero addirittura sparire. Le imprese farebbero pure bene a coinvolgere collaboratori e collaboratrici con il loro sapere nell’evoluzione delle professioni, così che possano condividere meglio i nuovi profili professionali. Ma occorre coinvolgere il personale anche in progetti di digitalizzazione, ad esempio nell’automazione della gestione del traffico ferroviario. È quanto succede ad esempio in questo momento in Austria con una sperimentazione su una tratta di 25 km in modo esemplare (www.openraillab.at). È pure chiaro che un trasposto pubblico disumanizzato, senza personale sui treni e nelle stazioni non può essere né a favore della clientela né sicuro.
Markus Fischer
SEV e la mobilità 4.0
- cogliere la digitalizzazione come un’opportunità per collaboratori e collaboratrici
- sviluppare ulteriormente il CCL, partecipare alla definizione di profili professionali
- promuovere le competenze professionali attraverso formazione, aggiornamento e riqualifica
- definire la flessibilità in funzione di collaboratori e collaboratrici
- garantire la protezione dei dati
- assicurare l’accesso dei sindacati a collaboratori e collaboratrici
- trasmettere i vantaggi di produttività originati dalla digitalizzazione a lavoratori e lavoratrici e alla collettività
- impedire la «disumanizzazione» del trasporto pubblico