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Il SEV mantiene alta la guardia: il lavoro svolto in Svizzera deve essere retribuito con i salari usualmente pagati nel nostro Paese

No al dumping nel traffico merci

No ad un settore a bassi salari per il traffico internazionale. Il rapporto di esperti sul traffico merci su ferrovia, pubblicato oggi dall’Ufficio federale dei trasporti, definisce settori diversi per il traffico internazionale e il traffico interno. Questa impostazione può avere conseguenze drammatiche per le aziende svizzere e per i loro dipendenti. Il sindacato dei trasporti SEV farà tutto il possibile affinché le condizioni di lavoro attualmente vigenti e volute dalle autorità politiche non vengano aggirate da perizie basate su considerazioni teoriche.

Il SEV mantiene e ribadisce di conseguenza la sua denuncia per dumping nei confronti di Crossrail.

Il SEV è sorpreso dall’importanza attribuita dall’Ufficio federale dei trasporti (UFT) al «rapporto di base» sulle condizioni di lavoro usuali nel settore del traffico merci su ferrovia, redatto su commissione da un avvocato ed un economista.

Per il SEV sarebbe inaccettabile che un ufficio federale decidesse autonomamente e unicamente in base a sterili considerazioni di carattere giuridico ed economico, di creare un nuovo settore per il traffico merci ferroviario internazionale, nel quale troverebbero spazio salari europei da dumping. Questa suddivisione in due settori porrebbe le aziende svizzere, il cui personale non viene impiegato secondo questa logica, sotto una pressione intollerabile, comprometterebbe tutta la politica basata sulla contrattazione collettiva delle norme di impiego e aggirerebbe le disposizioni legali per la protezione delle norme di impiego.

In Svizzera, salari svizzeri!

Il SEV resta dell’idea che il lavoro svolto in Svizzera debba essere retribuito con i salari usualmente pagati nel nostro paese, come del resto avviene negli altri settori. L’applicazione di norme differenziate per il trasporto interno e quello internazionale sarebbe praticamente incontrollabile e aprirebbe così la porta ad ogni genere di abuso.

Il SEV mantiene e ribadisce di conseguenza la sua denuncia per dumping nei confronti di Crossrail.
Il rapporto degli esperti va oltre ad una rigida applicazione del principio di non discriminazione ripreso dall’accordo sui trasporti terrestri, proponendone un’applicazione esasperata, incurante della legislazione e della volontà politica del nostro paese, nonché delle conseguenze delle sue proposte.
Il SEV si permette di far notare che persino la Germania, membro modello dell’Unione europea, intende imporre il rispetto dei propri salari minimi anche a persone occupate solo temporaneamente all’interno dei propri confini, come gli autisti nel traffico di transito, assumendo a tale scopo centinaia di controllori. Quello che è permesso ad uno stato membro dell’UE, dovrebbe essere possibile anche alla Svizzera.

Queste considerazioni inducono il SEV a dire chiaramente di No al tentativo di un ufficio federale di permettere il dumping salariale definendo autonomamente nuovi settori economici.

SEV

Nel 2014, il sindacato SEV ha presentato all’UFT una denuncia nei confronti dell’impresa ferroviaria Crossrail. Il sindacato accusa Crossrail di non attenersi alle prescrizioni secondo le quali il personale avrebbe diritto al rispetto delle condizioni di lavoro usuali nel settore. L’UFT si è rivolto a specialisti esterni e ha pubblicato il relativo rapporto; sulla denuncia deciderà in seguito. Per viaggiare sulla rete ferroviaria nazionale, le imprese di trasporto ferroviario con sede in Svizzera necessitano di un’autorizzazione per l’accesso alla rete. La legge sulle ferrovie ne prescrive il rilascio a determinate condizioni, tra cui quella che le imprese ferroviarie garantiscano ai loro collaboratori condizioni di lavoro conformi a quelle usuali nel settore. Il rapporto degli esperti ricorda che le imprese ferroviarie con sede nell’UE che intendono effettuare trasporti combinati verso o attraverso la Svizzera (importazione, esportazione, transito), secondo l’Accordo sui trasporti terrestri non necessitano di un’autorizzazione svizzera per l’accesso alla rete. Di conseguenza, non devono attenersi neppure alle disposizioni svizzere sulle condizioni usuali nel settore, ma devono rispettare le prescrizioni in materia di sicurezza nell’ambito del traffico ferroviario e della protezione dei lavoratori (p. es. legge sulla durata del lavoro) e sottostanno altresì al divieto di effettuare trasporti interni in Svizzera (cosiddetto cabotaggio). Il rapporto rimanda inoltre alle decisioni politiche: nell’emanazione delle prescrizioni nel quadro della riforma delle ferrovie 1, il Consiglio federale ha previsto il rispetto delle condizioni «usuali nel Paese». Il Parlamento esige tuttavia il rispetto delle condizioni «usuali nel settore». Ciò significa che per il traffico merci su ferrovia valgono disposizioni diverse da quelle applicate per il traffico nazionale. L’UFT analizzerà ora il rapporto in modo approfondito. Per quanto concerne la denuncia del SEV e l’emanazione di una direttiva concernente le condizioni di lavoro in uso nel settore del traffico merci ferroviario, non ha preso ancora alcuna decisione.

Commenti

  • walter eigenheer

    walter eigenheer 07/02/2015 10:10:42

    Unverständlich und stümperhaft. Wie kann ein Bundesamt gegen die Interessen der eigenen Bahngesellschaften SBB/BLS und weitere für Dumpinglöhne einstehen? Man sollte den sogenannten Experten des BAV besser auf die Finger schauen!