Nel corso di un'assemblea si sono dichiarati pronti a portare avanti le loro rivendicazioni
Tosti e determinati, i macchinisti Cargo
Macchinisti impiegati come formatori e manovratori in Italia: in nessun’altra parte della Svizzera i macchinisti svolgono queste funzioni. Un lavoro duro, esposto a pericoli, che deve essere considerato e valutato con maggiore attenzione da parte di FFS Cargo. Già firmatari di una petizione, presentata lo scorso 23 giugno, i macchinisti tornano alla carica.
E’ vero. Tutti i macchinisti interoperabili di Chiasso hanno ottenuto qualcosa: un aumento salariale retroattivo di 1500 franchi annui. «Ma se si considera che la maggior parte di questi macchinisti sono stati assunti al di sotto del valore di base del livello funzione 14 (e lo scorso anno sono stati classificati nella LF 15 senza una trattativa, come invece previsto dal CCL) - sottolinea il segretario sindacale Angelo Stroppini - i 1500 franchi colmano solo in parte questo svantaggio di partenza. Non affronta e non risolve, inoltre, l’aspetto legato al riconoscimento della mole di lavoro supplementare che grava sulle spalle dei macchinisti interoperabili». Parole chiare, quelle del segretario sindacale, che sintetizzano l’opinione dei macchinisti.
«Il nostro - hanno sottolineato nel corso dell’assemblea a Coldrerio - è un lavoro duro ed impegnativo che comporta anche una parte non indifferente di rischio. La realtà italiana è molto diversa da quella svizzera, per cui dobbiamo prestare maggiore attenzione su diversi piani». Per non parlare poi dei turni, che spesso vengono cambiati con poco tempo di preavviso. Nessuno di loro si tira indietro, nessuno di loro rinuncia a rimboccare le maniche quando si tratta di garantire prestazioni supplementari, perché amano il loro lavoro. Ma chiedono molto giustamente che il loro lavoro - unico in Svizzera per il tipo di mansioni svolte - e le loro competenze, vengano adeguatamente riconosciuti e concretamente ricompensati. Lascia l’amaro in bocca l’atteggiamento di FFS Cargo che alla richiesta di un incontro, non ha ritenuto di dare seguito. «Questo modo di procedere - tuona Angelo Stroppini - non ha nulla a che vedere con le dinamiche di un partenariato sociale. Alla richiesta di incontro non si risponde unilateralmente con una decisione comunicata per posta elettronica»!
Parere condiviso dai macchinisti che hanno nuovamente chiesto di incontrare i rappresentanti di FFS Cargo per valutare tutta una serie di rivendicazioni rimaste tuttora in sospeso. Come, per esempio, il compenso di 1’000 franchi (peraltro già accordato in altri casi) per avere superato l’esame che dà diritto alla patente italiana. In un contesto dove il valore del lavoro viene progressivamente messo in discussione, i macchinisti rivendicano la loro professionalità. Con coraggio e uniti.
Françoise Gehring