Presidenza del SEV
Ciao e grazie Giorgio!
Giorgio Tuti termina il suo mandato in qualità di presidente del SEV il 31 gennaio. Dopo aver salutato il Congresso del SEV in ottobre, chiude il capitolo professionale per il SEV durato oltre 25 anni, 14 dei quali come presidente. Ripercorriamo con lui questo periodo così ricco di avvenimenti.
Il 12 gennaio, dopo 25 anni di attività professionale presso il SEV, il suo ufficio è già parecchio spoglio. Il pensiero va agli aneddoti più allegri, ma anche alle delusioni.
Quando si tirano le somme, ci si concentra sugli aspetti positivi. «Ce ne sono molti, ma sugli altri spicca la mobilitazione dei collaboratori e delle collaboratrici delle FFS alla Schützenmatte di Berna per ottenere dalla Confederazione 1,148 miliardi per il risanamento della Cassa pensioni delle FFS. In quell’autunno del 2009 c’erano circa 10 000 persone! La loro determinazione, il loro impegno e la loro mobilitazione mi hanno molto colpito e hanno ottenuto un risultato straordinario!
Tra le altre soddisfazioni c’è anche lo sviluppo della politica contrattuale a partire dal primo CCL FFS/FFS Cargo del 2001. Possiamo essere orgogliosi dei nostri oltre 70 CCL, perché sono solidi ed efficaci. Grazie all’impegno sindacale di ognuno dei nostri membri, il settore dei trasporti pubblici è ben protetto».
Questo partenariato sociale, sebbene nel complesso positivo, si è evoluto molto negli ultimi 20 anni. Per Giorgio, si è constatato sempre di più l’emergere della figura di CEO, in contrapposizione ai direttori: «alle FFS Andreas Meyer impersonificava il classico CEO orientato più agli interessi economici dell’impresa che al benessere del personale.
Ricordiamo tutti il programma di risparmio RailFit. Oggi è diventato ancora più importante ascoltare i lavoratori e le lavoratrici, considerando che il settore sta vivendo un cambiamento generazionale importante dovuto al pensionamento dei baby-boomer. Per offrire condizioni di lavoro interessanti, è fondamentale ascoltare le loro richieste: dopotutto sono loro il traino dell’impresa. Ascoltarli significa fidarsi di loro e valorizzarli. Farlo è nell’interesse delle imprese, perché è unicamente grazie al personale se il settore può svilupparsi».
Battaglie storiche
Dopo questo inciso lo sguardo di Giorgio si illumina ripensando ad alcuni scioperi storici. «Quelli ticinesi delle Officine di Bellinzona nel 2008 e della Navigazione nel 2017 sono due momenti cruciali per la difesa dei posti di lavoro e del tessuto economico della regione. Anche i due scioperi ai TPG del 2014 e del 2022 rimarranno impressi per sempre nella mia memoria. Non abbiamo mai scioperato inutilmente. Lo sciopero è sempre stata l’ultima spiaggia, pur sempre legittima, dopo aver esaurito tutte le altre possibilità. Tutte le volte è stato un successo!».
Successi politici
Il SEV si impegna molto per influenzare le condizioni quadro che disciplinano le condizioni di lavoro e di impiego dei lavoratori e delle lavoratrici o i posti di lavoro del settore. Analogamente, in oltre 14 anni di presidenza, Giorgio Tuti ha lavorato instancabilmente per impedire, ad esempio, la separazione della concessione per il traffico a lunga distanza in Svizzera. «In questo caso, il SEV si è aggrappato alla consapevolezza che la concorrenza nel traffico a lunga distanza può unicamente portare a situazioni di dumping se gli operatori esercitano una pressione sui costi tramite offerte scontate. Le tensioni tra BLS e FFS di qualche anno fa avrebbero potuto portare a un disastro, ma con il nostro lavoro di lobbying, abbiamo difeso i posti di lavoro».
Sempre in prima linea, a Giorgio Tuti s’illuminano gli occhi ripensando agli striscioni esposti contro Flixbus, quando quest’ultimo ha cercato di competere con le ferrovie svizzere tramite linee internazionali violando il divieto di cabotaggio. «Prima di modificare la strategia adottata nel 2014, l’Ufficio federale dei trasporti ha effettuato alcune prove di concessioni per autobus a lunga percorrenza. Nella nuova versione del 2019, la concorrenza era scomparsa. Le nostre richieste sono state ascoltate. Un altro fattore da sottolineare è l’ampia accettazione del finanziamento e ampliamento dell’infrastruttura ferroviaria (FAIF), grazie al quale vengono messi a disposizione fondi per lo sviluppo delle ferrovie e per la creazione di posti di lavoro».
I momenti bui
Se i bei ricordi e i successi sono tanti, Giorgio ha vissuto anche momenti dolorosi in questi 25 anni. Non ha esitazioni ad indicare il più buio: «La morte del presidente Pierre-Alain Gentil nel 2008 a causa di una malattia tanto breve quanto inaspettata. Ci siamo salutati per le vacanze estive nel 2008 e non ci siamo mai più rivisti. È stato molto veloce e ha lasciato un vuoto e un’immensa tristezza. Nonostante il momento difficile bisognava però reagire. Ho quindi deciso di assumere la presidenza ad interim con il sostegno di Barbara Spalinger, che è rimasta vicepresidente nonostante la sua volontà di dimettersi, di Manuel Avallone, neoeletto vicepresidente, e del direttore delle finanze Ruedi Hediger».
Per quanto riguarda la politica sociale sono l’aumento dell’età pensionabile delle donne da 64 a 65 anni dovuto all’AVS 21, il rifiuto dell’iniziativa AVSplus e il calo generale delle pensioni dovuto soprattutto al crollo del 2° pilastro a lasciare l’amaro in bocca. «Adesso è importante impegnarsi per ottenere la tredicesima rendita AVS». L’attualità recente è stata segnata anche dagli anni della pandemia che, secondo Giorgio Tuti, non hanno avuto solo ripercussioni negative, perché hanno richiesto un cambiamento dei metodi di lavoro: «in particolare penso al nostro impegno per salari pagati al 100%, per evitare la perdita di posti di lavoro, per la richiesta ai datori di lavoro di proteggere la salute dei lavoratori e delle lavoratrici e infine per garantire che le imprese ricevano aiuti finanziari. Credo che i nostri sforzi siano stati ampiamente ricompensati, nell’interesse dell’intero settore».
Era tempo di voltare pagina
Separandosi dal SEV, ricorda con orgoglio il centenario del sindacato avvenuto nel 2019 con l’apposito bus d’esposizione. «Un simbolo forte che riflette ciò che siamo: un’organizzazione sindacale radicata nelle imprese con delle sezioni vicine ai lavoratori e alle lavoratrici, che danno importanza alle esigenze di questi ultimi».
È proprio questa vicinanza ai membri che gli mancherà di più, «quelle assemblee che ho sempre amato e nelle quali si discute apertamente delle preoccupazioni sul posto di lavoro. Come segretario sindacale, mi piaceva stabilire i cataloghi delle rivendicazioni con loro e andare a negoziare con l’impresa insieme a una delegazione di militanti. Non c’è niente di più bello che vedere la gioia sul volto dei lavoratori e delle lavoratrici che si sono impegnati e hanno ottenuto un risultato soddisfacente».
Ciononostante, era giunto il momento di voltare pagina: «Se consideriamo la durata dei mandati dei presidenti del SEV, solo due sono stati più lunghi del mio. La media è di circa dieci anni. Avendone svolti quattro in più, ho fatto la mia parte. È solo quando si smette che si realizza quanta pressione si aveva sulle spalle. L’avvento degli smartphone ha connesso tutti, rendendo però l’impegno più faticoso. Non mi riusciva sempre facile separare la vita privata da quella professionale. Ho dato tutto quello che potevo e ora me ne vado con la coscienza tranquilla, perché so che il SEV è solido. Il 2022 è stato un anno molto positivo in termini di nuove affiliazioni, il che pone buone prospettive per il futuro».
Presidente europeo
Anche se lascia la presidenza del SEV, Giorgio rimane ovviamente membro dell’organizzazione e proseguirà il suo mandato alla guida della sezione ferroviaria dell’ETF e del Dialogo sociale europeo.
Per il resto, ha intenzione di approfittare di questo tempo per godersi la sua vita privata e rimarrà aperto alle novità che gli si presenteranno. Un’ultima parola? «Grazie mille a tutti i membri e a tutto il personale del SEV per questi magnifici anni!».
Vivian Bologna
« Ho dato tutto quel che potevo, ora parto con la coscienza tranquilla perché il SEV è solido».