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Oltre 10 mila persone sfilano per le strade di Zurigo per la parità dei diritti e contro il sessismo

Donne (e uomini) in marcia

La pioggia e il vento non hanno fermato le oltre 10 mila persone scese in piazza per dire basta all’ondata di sessismo, volgarità e mancanza di rispetto dei diritti. Stagione inaugurata tristemente con l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Proprio dagli USA è partitaun’offensiva a favore dei diritti delle donne e dei diritti umani. E parallelamente è stata avviata una dinamica di resistenza fortemente voluta dalle donne, spesso umiliate e ancora oggi ridotte a mero oggetto. Donne in collera che hanno dunque scelto nel « PussyHat » rosa il simbolo di un femminismo rinato.

Da Zurigo

Non c’erano solo vetero femministe a Zurigo. Ma donne giovani e pure molti uomini uniti in questa nuova forma di resistenza contro un becero machismo, contro la violenza, la volgarità, il mancato rispetto dei diritti umani e delle pari opportunità. Donne e uomini di tutte le generazioni – e questo è un dato importantissimo – sono partite e partiti insieme da Helvetiaplatz per sfilare lungo le strade di Zurigo. Le/i dimostranti hanno sfilato nel centro della città con striscioni in favore della parità fra i sessi e per protestare contro il sessismo. Molte di loro avevano il «Pussyhat», il caratteristico berretto rosa lavorato a maglia o all’uncinetto, diventato simbolo della protesta contro Donald Trump. Per le vie di Zurigo anche il SEV era presente: abbiamo incrociato Lucie Waser, responsabile delle pari opportunità al SEV. Barbara Amsler, la sua predecessora. Ma anche Nani Moras e Daniela Lehmann.

La manifestazione di Zurigo, che si è svolta in modo del tutto pacifico portando colori e luce in una grigia Zurigo, si inserisce nel movimento Women’s March che lo scorso 21 gennaio ha visto le donne scendere in piazza a Washington e in tantissime località mondiali, fra cui Ginevra e Berna. Sul- l’onda di queste proteste, in Svizzera è nato il movimento «We can’t keep quiet», ossia non possiamo stare tranquille perché una mancata reazione da parte delle donne e di tutta la società civile, sarebbe come un atto di rassegnazione o, peggio, di complicità, in un clima di pesante restaurazione culturale.

Il desiderio e l’obiettivo di questo nuovo movimento svizzero, è di attingere nella forza ritrovata dei movimenti femministi e di coscienza critica, per rafforzare le reti di donne e uomini che lottano contro le discriminazioni e per fare sentire la loro voce. La nostra voce. Uno degli scopi della campagna «We can’t keep quiet» è di rilanciare la connessione tra donne* e tra le organizzazioni dei movimenti delle donne* in tutte le loro sfumature. Dobbiamo «conoscerci», scoprire ciò che già facciamo nel nostro Paese, imparare le une dalle altre (senza temere le critiche) per accrescere le nostre capacità di azione, rivedere i nostri punti di riferimento, rendere visibili le nostre rivendicazioni e influenzare le decisioni politiche. Aderire a questa nuova alleanza è e sarà sempre possibile, poco importa il tipo di gruppo o di organizzazione che desidera farne parte. Ogni organismo, collettività, gruppo, associazione o ONG suscettibili di identificarsi nell’Alleanza e nelle rivendicazioni della Women’s March, sono cordialmente invitati/e a raggiungere i nostri ranghi.

Françoise Gehring