European Transport Worker's Federation
ETF Rail: Giorgio Tuti rieletto presidente
L’8 dicembre, Giorgio Tuti è stato rieletto per un secondo mandato alla presidenza dell’ETF Rail, l’organizzazione mantello di 83 sindacati europei che rappresentano 700’000 ferrovieri.
Il presidente del SEV ha ottenuto la fiducia dei membri della sezione ferroviaria della Federazione europea dei lavoratori dei trasporti (ETF) con un voto unanime. La riunione si è tenuta in videoconferenza a causa delle attuali condizioni sanitarie. Con lui un bilancio del suo primo mandato e gettiamo uno sguardo sulle sfide future.
Giorgio, cosa provi dopo questa brillante elezione?
Sono davvero felice che i ferrovieri europei abbiano nuovamente riposto la loro fiducia in me. Per me è un orgoglio servire la grande famiglia della ferrovia. Senza i sindacati, questo mondo sarebbe un po’ diverso! Quindi è anche una grande responsabilità. Avere avuto anche l’appoggio unanime del comitato SEV per continuare è stato commovente.
Quale il tuo bilancio dalla prima elezione del 2017?
Il bilancio è piuttosto positivo, anche se abbiamo ancora molte sfide e lavoro davanti a noi. Quando sono stato eletto, ho avvertito che se non avessimo fatto progressi nel rilancio del Dialogo Sociale e se non avessimo ottenuto risultati concreti con contenuti vincolanti, non mi sarei ricandidato. Lo scorso 5 novembre la firma dell’accordo «Women in Rail» con i datori di lavoro del settore ferroviario, che prevede misure vincolanti per promuovere l’occupazione delle donne nel settore, corrisponde in tutto e per tutto alle mie aspettative.
Ma non è sempre stato semplice...
Sì, ma ho la fortuna di avere un’ottima squadra all’ETF Rail. E anche le costellazioni erano e sono favorevoli. Tra le sfide cito la questione demografica, con i baby boomer che vanno in pensione e il bisogno di giovani e di donne ben formate. La sfida del clima, dove la ferrovia può essere una risposta alle esigenza della mobilità, richiede investimenti. Quindi c’era un interesse comune a migliorare la situazione. Ciò ha permesso di raggiungere questo accordo.
2021 è stato l’Anno delle ferrovie in Europa. Ma abbiamo superato lo stadio delle belle parole?
Senza dubbio, all’inizio questo Year of Rail è stato pianificato come una campagna di pubbliche relazioni per i datori di lavoro. Per l’ETF, era chiaro fin dall’inizio che si trattava del Year of Railway Workers – l’anno dei ferrovieri – mettendo al centro tutto ciò che non funziona per il personale. E questa idea ha preso piede. In particolare il Connecting Europe Express – che ha fatto il giro dell’Europa – ci ha ricordato il ruolo essenziale dei ferrovieri nel mantenimento della mobilità. Questo ha evidenziato i problemi di dumping sociale e salariale e le disuguaglianze nella formazione. Con questo accordo per rendere più attrattiva la professione, si può ben dire che la fine dell’anno finisce in bellezza.
Quali i temi principali nei prossimi cinque anni?
Continueremo nel solco di questo primo mandato contrastando la liberalizzazione del settore e l’apertura alla concorrenza, cercando di invertire questa pressione promuovendo le ferrovie come servizio pubblico e la cooperazione. Da questo punto di vista la Svizzera è un modello! La partecipazione sindacale deve essere ulteriormente migliorata. Il numero di personale a bordo dei treni e nelle stazioni deve essere mantenuto e addirittura aumentato per garantire la sicurezza del personale e e dei passeggeri. La lotta contro il dumping deve rendere le ferrovie più attrattive per le nuove generazioni. L’introduzione di un tachigrafo permetterebbe un migliore controllo delle ore di lavoro effettive.
La digitalizzazione rappresenta pure una sfida?
Sì, faremo attenzione a garantire che l’uso crescente della digitalizzazione e dell’automazione avvenga attraverso una transizione equa, con la partecipazione dei colleghi e programmi di (ri)formazione per evitare la perdita di posti di lavoro. Il dialogo sociale deve continuare e raggiungere ulteriori risultati per migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori delle ferrovie, garantendo il rispetto degli accordi precedenti.
Yves Sancey