Il convegno del settore navigazione del SEV chiede di definire le condizioni di lavoro usuali
La navigazione si appella all’UFT
32 dipendenti di 12 aziende hanno partecipato il 25 gennaio al convegno del settore navigazione, indetto a Lucerna dalla SEV-VPT. I diversi attacchi alle condizioni di impiego hanno indotto i partecipanti ad accogliere una risoluzione in cui chiedono all’Ufficio federale dei trasporti di concordare con il SEV la definizione delle condizioni di lavoro di riferimento per il settore. La risoluzione esprime anche la volontà di tutti i dipendenti di battersi uniti contro le pressioni sui posti di lavoro.
Ibei tempi per il settore della navigazione, semmai siano esistiti, appaiono ormai tramontati. «L’anno scorso, siamo stati confrontati con importanti difficoltà in ben quattro aziende» è stato il bilancio della vicepresidente SEV Barbara Spalinger ai delegati, tra i quali vi erano per la prima volta anche rappresentanti del Walensee e del lago di Hallwil.
Liberalizzazione e disdettedi CCL in Ticino
Le concessioni per le aziende naviganti sui due laghi ticinesi Maggiore e Ceresio, sono giunte a scadenza a fine 2016, per cui la NLM e la SNL hanno dovuto richiedere il loro rinnovo all’Ufficio federale dei trasporti e al governo italiano. Il rinnovo, per dieci anni, è finalmente giunto a fine dicembre, ma l’Ufficio federale dei trasporti non ha detto se e come intende permettere l’accesso al mercato per ulteriori operatori, né ha precisato come vanno definite le condizioni di impiego del personale.
Il SEV ha per il momento solo potuto prendere atto che per la NLM queste ultime in futuro non dovranno più riferirsi alle condizioni previste dal contratto collettivo di lavoro delle FART, ma semplicemente a quelle usuali del settore, lasciando intendere che potrebbero quindi ricalcare quelle vigenti presso la SNL. «Secondo noi, sono però condizioni che devono essere esaminate con un orizzonte più ampio di quello di una sola azienda» ha precisato Barbara Spalinger all’assemblea, che ha adottato una risoluzione (vedi riquadro) in cui chiede all’UFT di definire queste condizioni usuali d’impiego del settore unitamente al SEV. «Potrete contare sul pieno sostegno di tutta la sottofederazione VPT e di tutto il SEV», ha assicurato anche il presidente centrale VPT Gilbert D’Alessandro.
Il personale SNL ha anche manifestato una comprensibile preoccupazione per le proprie condizioni d’impiego, rimesse in discussione dall’azienda che ha disdetto il CCL in vigore dal 2006. A metà gennaio sono finalmente iniziate le trattative per il suo rinnovo che si stanno però rivelando difficili e delicate. I rappresentanti delle due aziende SNL e NLM hanno anche messo in guardia dal pericolo rappresentato dalla possibilità di avere aziende italiane che, con prezzi e condizioni di lavoro italiane, potrebbero sottrarre clientela per le corse speciali sui bacini svizzeri.
Hanno inoltre criticato la mancanza di sostegni finanziari da parte degli enti pubblici, nonostante le loro aziende siano un importante contributo all’economia e al turismo delle loro regioni. Settori oltretutto già molto indeboliti dalla rivalutazione del franco svizzero, con ripercussioni negative sul numero di passeggeri.
URh: la tutela del CCL
Anche presso la società di navigazione del basso lago Bodanico e del Reno URh vi sono stati pesanti attacchi alle condizioni di lavoro, in particolare dopo che la direzione si era rivolta ai cantoni Sciaffusa e Turgovia per ottenere un credito senza interessi di due milioni per la sostituzione dei motori di due battelli. I due cantoni hanno infatti condizionato il rilascio di questo credito ad un abbassamento dei costi aziendali entro il 2017. Per rispondere a questa imposizione, la URh ha fatto capo ad un «risanatore» che era già intervenuto l’anno precedente sulla navigazione del lago Bodanico (SBS) e che voleva risparmiare 200000 franchi all’anno sulle spese di personale sopprimendo giorni di vacanza e tempi di trasferta, per esempio tra Sciaffusa e Kreuzlingen, tagliando parte delle indennità, dei premi di fedeltà e altro ancora.
Il SEV avevano tuttavia sottoscritto un CCL con la URh che poteva essere disdetto solo per la metà del 2017. Ciò ha obbligato il risanatore a negoziare con il personale, che non si è fatto impressionare dalle minacce e dalle pressioni, ottenendo così una revisione del CCL che si mantenuta entro termini accettabili (vedi intervista con il segretario regionale SEV Felix Birchler a pagina 9).
Direzione LNM in crisi
L’annuncio del direttore della società di navigazione dei laghi di Neuchâtel e Morat di voler risparmiare sulla formazione del personale, nonostante i pensionamenti previsti nei prossimi cinque anni, ha rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il SEV ha quindi elaborato un rapporto che circostanziava le preoccupazioni del personale e che ha indotto il Consiglio di amministrazione a commissionare un audit esterno, che ha poi portato all’allontanamento del direttore (vedi anche l’intervista con il segretario SEV Jean-Pierre Etique a pagina 8).
Stagnazione dei salari,ma orari impegnativi
La mini inchiesta condotta durante l’assemblea sull’esito delle trattative salariali 2017 ha evidenziato come presso nessuna delle 13 aziende presenti sia stato possibile ottenere aumenti reali di stipendio. Nel migliore dei casi, ci si è dovuti accontentare di una gratifica (1200 franchi alla SGV; 500 alla CGN e ZSG e 500 in buoni Reka alla BSG).
Per contro, gli interventi dei presenti hanno confermato ancora una volta la grande flessibilità richiesta al personale di navigazione, soprattutto durante l’alta stagione, per far fronte ai cambiamenti di orari e alle corse speciali.
Markus Fischer
Due aziende, due lotte
l lavoro sindacale del SEV nella navigazione è stato messo in evidenza nelle ultime settimane. Vi proponiamo l’intervista a due segretari sindacali, Jean-Pierre Etique e Felix Etique Birchler, rispettivamente responsabili delle sezioni del lago di Neuchâtel e Morat (LNM) e del Lago inferiore e Reno (URh).
Jean-Pierre Etique ha accompagnato la sezione VPT Lago di Neuchâtel e di Morat nella lotta per salvare l’azienda dal naufragio.
Jean-Pierre, il personale della LNM è stato confrontato con un difficile secondo semestre nel 2016. Il 19 gennaio è finalmente venuto a sapere che il direttore lasciava l’azienda. Acque tranquille allora?
No, sarebbe troppo semplice se fosse sufficiente la partenza del direttore per fare tornare il bel tempo, ma è vero che il personale è sollevato e l’ambiente sul posto di lavoro è buono. I colleghi sanno anche che saranno coinvolti nella creazione di una vera cultura d’impresa, nella creazione di un organigramma e nella definizione dei compiti. Finora non c’era nulla di tutto ciò. Il cambiamento sarà probabilmente radicale, ma è necessario. Il SEV aveva chiesto un’audizione per far luce sulle disfunzioni all’interno della società. Ma nessuna risposta è giunta dal Consiglio di Amministrazione. Insomma la LNM stava per arenarsi. Il personale ha combattuto per l’azienda ed è probabilmente una delle principali lezioni.
Il personale si è mobilitato, ha fatto appello al SEV e ciò ha portato i suoi frutti. Un completo successo. Quali gli ingredienti?
In primo luogo la fiducia tra la sezione e il SEV. Legame che si è accentuato negli ultimi anni in occasione dei negoziati per il CCL, entrato in vigore il 1°gennaio 2015. Questo lavoro di prossimità ha permesso di essere all’ascolto del personale. I problemi all’interno della LNM non risalgono agli ultimi sei mesi. È stato necessario fissare delle priorità, cominciando dalla firma del CCL atteso da oltre dieci anni. Poi, grazie alle informazioni raccolte presso il personale, abbiamo potuto preparare un dossier solido e credibile che è stato consegnato al Consiglio di amministrazione (CdA) nel mese di settembre, previa approvazione della sezione. Per me era importante agire con l’adesione della sezione ai contenuti del dossier, il cui elemento centrale era la richiesta di un’audizione esterna. Avevamo la netta impressione che la LNM fosse diretta come si dirige la banda del paese.
La sezione era dunque in linea con il rapporto?
Non è stato facile perché alcune persone – e lo capisco – non volevano che si esigessero le dimissioni del direttore, con cui il rapporto di fiducia si era tuttavia deteriorato da tempo. Era comunque meglio che le nostre rivendicazioni andassero oltre la partenza del direttore. Era fondamentale che un organismo esterno si pronunciasse sulla situazione. In questo processo la «pazienza» di chi voleva andare in fretta, è stata salutare. Alla fine, tutti andavano nella medesima direzione. Il personale si è schierato compatto con le conclusioni del rapporto e, uniti, i colleghi hanno avuto il coraggio di incontrare, a metà ottobre, una delegazione del CdA che voleva sincerarsi della veridicità del nostro dossier. Si è trattato di un momento chiave. Presenti marinai e personale di terra, che hanno sostenuto le loro posizioni con precisione e coerenza, mostrando una grande dignità malgrado le paure di rappresaglie e malgrado il rischio di non avere più lavoro per gli ausiliari. Tanto di cappello a tutti loro. Da quel momento, il CdA ha chiesto un’audizione esterna. Abbiamo chiesto di sentire anche l’Ufficio federale dei trasporti (UFT). E ci hanno ascoltati. È emerso chiaramente che i problemi non erano solo legati alla gestione delle risorse umane.
Veniamo al contenuto del rapporto che il SEV ha consegnato l’estate scorsa, con un tempismo che non è fortuito…
Posso affermare che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un articolo apparso sul quotidiano L’Express/Impartial il primo luglio 2016, in cui si annunciava che la situazione finanziaria non era buona e che era condizionata dalla formazione del personale e che questi costi, nel 2017, sarebbero scomparsi poiché in fondo tutti erano già formati, secondo il direttore. In quell’occasione ci siamo resi conto che per lui il partenariato sociale non aveva più importanza. Sebbene la formazione sia inclusa nel CCL, non ha mai implementato una politica di gestione del personale in questa direzione, cosicché con i prossimi pensionamenti dei capitani, c’era il rischio di una mancanza di personale.
Allo stesso tempo, con un’interpellanza il Gran Consiglio ha chiesto di studiare scenari per la LNM. Come hanno reagito i colleghi?
La LNM si apprestava a fusioni con altre aziende? Non era più in grado di navigare sola? Insomma una serie di domande legittime, mentre leggendo la stampa siamo venuti a conoscenza che il CdA stava elaborando una strategia aziendale 2022. Tra l’altro, all’inizio del 2016, avevamo scoperto che la LNM stava lavorando a stretto contatto con la CGN e affittava i capitani «Vapeur». Alcune situazioni individuali lasciavano temere il peggio. Un giovane capitano aveva superato la sua prova teorica, che rappresenta una bella fetta della formazione, ma non ha potuto fare la pratica necessaria, perché la LNM non aveva ritenuto necessario di concedere al pilota il tempo necessario. Ma senza la pratica, l’esame teorico è nullo e si deve rifare tutto. Nel mese di ottobre del 2015 avevamo chiesto alla direzione LNM di chiedere all’UFT l’estensione della validità della licenza teorica. Ma le cose si sono trascinate. Se la richiesta fosse stata fatta in tempo utile, l’UFT forse non avrebbe rifiutato…
I guai della società erano noti anche dall’UFT, che aveva garantito la concessione solo per il 2015 e il 2016, invece degli abituali dieci anni. Per il 2017, a settembre la concessione non era ancora stata accordata…
La LNM ha appena ricevuto la concessione per due anni, 2017 e 2018. I problemi di conformità con i requisiti di legge e con la legge sulla durata del lavoro e relativa ordinanza, ha reso l’UFT prudente. La concessione per soli due anni confermata nel 2015, avrebbe dovuto suonare come un avvertimento. Ma il direttore ha lasciato che tutto si arenasse giocando in modo irresponsabile con il futuro della LNM.
I colleghi hanno espresso timori anche per lo stato della flotta. È davvero così grave?
Il monitoraggio sullo stato della flotta ha suscitato preoccupazione perché era mal tenuta. Come se la manutenzione dei battelli non fosse una priorità. La parola d’ordine sembrava questa: «finché la barca va…, tanto meglio». Ma qui non stiamo parlando di un mezzo di trasporto privato, bensì pubblico. E non solo: si tratta di un patrimonio finanziato in gran parte da denari pubblici. Questa gestione avrebbe potuto avere pesanti conseguenze per il personale.
Che cosa intendi?
Di fronte a certi incidenti, sono emersi dei dubbi. Erano correlati a problemi tecnici o ad errori umani? La cosa peggiore, in tutto questo, è che il direttore pensava sempre all’errore umano quando alcuni capitani erano al timone. Una visione parziale! Questa arbitraria gestione del personale è emersa in modo lampante nell’audizione esterna.
L’audizione ha evidenziato la problematica ripartizione dei compiti in seno all’azienda. Ci fai degli esempi?
Il responsabile dell’esercizio sembrava non avere più il tempo di fare ciò per cui era pagato, da quando cioè gli era stato chiesto di assumere il compito di conducente del personale di Cap Gourmand... Peggio ancora; è persino accaduto che i capitani fossero contraddetti dal direttore allorquando avevano ordinato ai marinai di effettuare ore di lavoro! Una situazione di discredito totale. La direzione ha addirittura ammonito un capitano perché, mentre era al timone, non sorvegliava la propria ciurma. Doveva dunque scegliere tra due mansioni contrastanti: reggere il timone o gestire la ciurma. Poteva solo sbagliare.
In questo processo, la collaborazione con il CdA è stata importante?
Va detto che il CdA era già stato avvertito dal SEV nel 2012, evidenziando malfunzionamenti nella gestione del personale e dell’orario di lavoro. A quel tempo, il CdA aveva voluto dare una possibilità al direttore assegnando un «coach». Inoltre non era stata fatta un’audizione così approfondita come quella attuale, grazie a cui la verità è venuta alla luce. Per me è importante sottolineare l’atteggiamento responsabile del CdA che ha visto che la situazione era davvero grave. Per contro, mi dispiace che nella sua comunicazione, non abbia messo in risalto il ruolo del personale e del SEV in questa vicenda. Lo ripeto un’altra volta: il personale ha dimostrato il proprio impegno a favore di tutta la regione e il proprio attaccamento all’azienda. Il personale non ha mai avuto alcun altro scopo se non quello di gettare le basi per un solido futuro della LNM. E non di fare cadere delle teste.
Vivian Bologna / frg
««La coesione del personale URh è stata molto forte»
Nel 2016 il personale della compagnia di navigazione Rhein und Untersee (URh) ha dovuto contrastare un attacco massiccio controil CCL. Cosa è successo?
Felix Birchler: La compagnia di navigazione URh doveva motorizzare due battelli e perciò il suo Consiglio di amministrazione (CdA) ha chiesto ai cantoni di Sciaffusa e Turgovia un prestito senza interessi di 2 milioni di franchi. Questi hanno posto come condizione il risanamento dell’URh e l’assunzione da parte del CdA di un esperto che porti avanti questo compito. Quest’ultimo ha ricevuto il mandato di negoziare un nuovo CCL aziendale sulla base delle condizioni di lavoro della compagnia di navigazione del lago di Costanza (Bodensee-Schifffahrt SBS), che corrispondono al minimo legale. A partire dal 16 giugno ci sono stati diversi incontri in cui l’esperto ha tentato di imporre le medesime condizioni della SBS. Ma noi ci siamo opposti a tali deterioramenti. L’esperto ha gradualmente perso la pazienza, così in occasione della nostra assemblea del personale del 20 settembre, ha presentato un catalogo di rivendicazioni unilaterali. Ha preteso che il personale accettasse, perché altrimenti il risanamento sarebbero fallito a causa del personale e tutti avrebbero perso il lavoro. Per sostenere la propria minaccia, aveva anche detto di aver pronto un comunicato stampa. L’assemblea ha evidentemente respinto l’ultimatum all’unanimità. Questa informazione è stata trasmessa per iscritto all’esperto solo una settimana più tardi. La medesima lettera – in cui si precisava che eravamo pronti a negoziare – è stata poi inviata anche ai membri del CdA e dei governi cantonali.
Perché l’esperto non ha dato seguito alla minaccia?
Nella settimana in cui non avevamo inviato la nostra risposta, Sciaffusa ha inserito il prestito nel preventivo raccomandando il Parlamento di accettarlo. Le minacce dell’esperto sono dunque crollate e i suoi tentativi di pressione ridotti a zero. Ci siamo concessi una pausa di un mese prima di riprendere i negoziati.
Gli interventi nei parlamenti vi hanno aiutato?
Sì. Hanno spinto i due governi cantonali a riconsiderare la domanda perché significava l’introduzione di condizioni di lavoro peggiori. I media hanno preso la palla al balzo ei governi hanno fatto di tutto affinché non venissero accusati di dumping sociale. E alla fine hanno gettato la colpa sull’incaricato del risanamento aziendale. Le nostre relazioni politiche sono state molto utili, in particolare le unioni sindacali cantonali. Nei negoziati successivi abbiamo notato che i datori di lavoro volevano trovare rapidamente una soluzione. Abbiamo proposto di includere nei negoziati i capitani e il capo cantiere. Così, alle tue parti del tavolo c’erano persone che conoscevano molto bene le questioni e ciò ha permesso di giungere a soluzioni accettabili in dicembre.
Quale ruolo hanno giocato il CCL e il grado di organizzazione sindacale?
Senza il CCL ci sarebbero stati nuovi contratti; chi non voleva firmarli, avrebbe dovuto lasciare l’azienda. Prima del conflitto, circa un quarto del personale era membro SEV, oggi su 18 dipendenti, 12 sono del SEV. Abbiamo avuto la buona idea di invitare tutto il personale nei nostri incontri, non solo i nostri membri. Durante il conflitto, tutti coloro che potevano venire, hanno partecipato. La coesione del personale è sempre rimasta alta, nonostante le pressioni.
Le conoscenze nautiche del personale hanno contato?
Sì e no. Naturalmente, la compagnia URh ha bisogno di persone competenti, ma l’esperto non ne ha tenuto conto. Alla fine due persone sono state licenziate e tre si sono dimesse. Se ci saranno altre partenze, la situazione diventerà critica.
Markus Fischer / frg