Colpi di diritto
Pianificare bene aiuta la pensione
Negli ultimi anni, i tassi di conversione delle casse pensioni sembrano cadere come le foglie in autunno. Questi tassi sono molto importanti quando ci ritroviamo alla fase autunnale della nostra vita, che vorremmo affrontare con gioia, possibilmente in salute e con una rendita che permetta anche di approfittarne pienamente, senza doversi accontentare a tirare a campare. Vi è poi chi deve subire certe situazioni e ingegnarsi alla ricerca della miglior soluzione.
Pensionamento ordinario
La situazione più semplice è quella del raggiungimento dell’età ordinaria di pensionamento (attualmente fissata a 64 anni per le donne e a 65 per gli uomini). Da quel momento, una volta al mese viene versata una rendita di vecchiaia della cassa pensioni e una rendita AVS.
L’ammontare della rendita di vecchiaia della cassa pensioni viene determinato in base all’avere di vecchiaia, ossia a quanto accumulato durante la vita lavorativa. È possibile incrementare questa cifra con versamenti facoltativi, secondo le disposizioni dei regolamenti della rispettiva cassa pensioni.
Pensionamento volontario
Le casse pensioni possono prevedere nel loro regolamento la possibilità di andare in pensione anticipata a partire da 58 anni, come pure il versamento di una rendita ponte per il periodo sino al riconoscimento della rendita AVS. In genere, l’importo ottenuto tramite la rendita ponte deve poi essere rimborsato, solitamente tramite una deduzione fissa dalla pensione di vecchiaia, operata vita natural durante. Il pensionamento anticipato può quindi risultare molto oneroso dal punto di vista finanziario: al rimborso della rendita ponte si aggiunge la riduzione della rendita, derivante dal minor accumulo sul proprio avere di vecchiaia e dall’applicazione di un tasso di conversione ridotto. Il tasso di conversione varia infatti a seconda dell’età di pensionamento e quello massimo di cui sentiamo spesso parlare, viene riconosciuto al raggiungimento dell’età ordinaria del pensionamento. Vi sono anche casse pensioni, tra le quali quella delle FFS, che prevedono la possibilità di accantonare importi su conti appositi, da utilizzare per il finanziamento del pensionamento anticipato. Val quindi la pena di approfondire l’argomento sulla base del regolamento della propria cassa pensioni. Un’altra possibilità di influire sull’importo della rendita è di operare versamenti facoltativi sul proprio avere di vecchiaia.
Modelli di pensionamento
Vi sono datori di lavoro, settori lavorativi e casse pensioni (per esempio nell’edilizia o alle FFS) che prevedono modelli particolari di pensionamento anticipato. Vi può anche essere la possibilità di lavorare oltre l’età ordinaria di pensionamento e di ricevere poi rendite più elevate. Anche in questo caso fa stato il rispettivo regolamento di cassa pensioni. In genere, le prestazioni di questi modelli sono migliori di quelle di un pensionamento anticipato, senza tuttavia raggiungere il livello previsto dal pensionamento ordinario.
Licenziamento oltre i 58 anni
Sempre più spesso, vi sono collaboratrici e collaboratori anziani che vengono licenziati. Se questi non riescono a trovare un nuovo posto di lavoro prima del raggiungimento della rendita AVS, non ricevono neppure la rendita di cassa pensioni, in quanto la condizione per ricevere quest’ultima è proprio di avere un rapporto d’impiego. Vi sono eccezioni presso casse pensioni che permettono a chi è stato licenziato oltre i 58 anni di mantenere il proprio avere di vecchiaia. Questo non viene più alimentato da versamenti, ma permette almeno di disporre di una rendita di vecchiaia. Negli altri casi, vale la pensa di verificare l’opportunità di fare un versamento in una fondazione comune (per esempio la fondazione istituto collettore LPP). A 58 anni, inoltre, a seconda del regolamento di cassa pensioni, può esserci la possibilità del pensionamento anticipato, ma anche questa deve essere verificata attentamente.
Altri fattori importanti
Divorzio e ritiro di capitale hanno conseguenze anche sull’avere di vecchiaia e comportano quindi una riduzione della rendita. I capitali versati in seguito a divorzio possono essere compensati secondo le modalità previste dai rispettivi regolamenti di cassa pensioni. I prelievi di capitale possono avere conseguenza anche dopo il pensionamento. Se venisse a sorgere la necessità di prestazioni complementari, queste potrebbero essere rifiutate proprio a seguito dei prelievi effettuati. Vi è infine anche la possibilità di un pensionamento parziale. Come negli altri casi, val la pena di verificare tutte le possibilità, prima di prendere la propria decisione. È anche consigliabile elaborare un preventivo il più preciso possibile della propria economia domestica e, qualora le cifre dopo il pensionamento dovessero risultare appena sufficienti, magari anche riconsiderare la questione del pensionamento.
I servizi sociali, Pro Senectute, ma anche il team dell’assistenza giuridica SEV vi possono essere d’aiuto.
Servizio giuridico del SEV