FFS Cargo ricasca nelle cifre rosse
Il SEV respinge tagli spropositati
Nei primi sei mesi dell’anno, la filiale merci delle FFS ha fatto registrare un disavanzo milionario a due cifre, al quale vengono ad aggiungersi le conseguenze dell’interruzione della linea a Rastatt, in Germania, anch’esse quantificabili in milioni. La direzione intende reagire con tagli di posti di lavoro, soprattutto negli uffici, dove però il personale è già sovraccarico. Il SEV chiede all’azienda maggior ragionevolezza e alla politica maggior realismo: pretendere cifre nere ogni anno, potrebbe decretare la fine di FFS Cargo.
Nel 2013, il draconiano piano di risparmi sembrava aver dato frutti positivi: per la prima volta a 40 anni a questa parte, FFS Cargo aveva fatto registrare un utile di 14,7 milioni di franchi. L’anno successivo, l’utile è ulteriormente aumentato a 33 milioni, con un contributo anche da Cargo International, che per la prima volta dalla sua fondazione nel 2011, ha raggiunto un piccolo utile di 1 milione. Nel 2015, però, il rafforzamento del franco e il calo della congiuntura hanno trascinato FFS Cargo di nuovo nelle perdite, contenute in 22 milioni solo grazie a programmi di aumento dell’efficienza. Nel 2016, ha fatto seguito una situazione di sostanziale pareggio, con un piccolo utile di un milione, ma nel 2017 si prospetta una perdita importante.
Cattiva partenza per il nuovo traffico a carri completi
A creare problemi è soprattutto il nuovo programma per il traffico a carri completi, varato lo scorso dicembre, che ha irritato la clientela e richiesto continue correzioni. Questa situazione ha fatto lievitare i costi per il personale e il materiale rotabile diminuendo gli introiti. Secondo la direzione, adesso il programma ha raggiunto un andamento soddisfacente, ma clienti e collaboratori non condividono queta valutazione (vedi riquadro sotto).
Ritardi nella riduzione dell’Overhead
Secondo la direzione di FFS Cargo, il cattivo risultato deriva anche dal ritardo accumulato dal programma di tagli nell’«Overhead», ossia in tutti quei settori che non sono direttamente legati alla produzione. Nell’aprile 2016, FFS Cargo ha quindi lanciato un programma di risparmio per riportare i costi di Overhead al di sotto del 20% della cifra di affari, che avrebbe dovuto portare al taglio di 75 posti di «colletti bianchi».
Le disposizioni di protezione dal licenziamento del CCL hanno impedito che queste colleghe e colleghi (a condizione che avessero già raggiunto quattro anni in azienda) potessero essere licenziati. Essi avrebbero però dovuto essere trasferiti al nuovo mercato del lavoro (AMC) e l’azienda si sarebbe ritrovata con i 574 posti d’ufficio messi a preventivo. Ad oggi, vi sono però ancora circa 20 posti in più, a seguito in primo luogo della maggior mole di lavoro derivante dalle correzioni al programma di traffico a carri completi, al ritardo del nuovo sistema informatico per la pianificazione del lavoro e il conteggio del tempo «Caros», nonché dei provvedimenti a seguito dell’interruzione di Rastatt. Inoltre, per trasferire questi dipendenti all’AMC, Cargo avrebbe dovuto sborsare diverse centinaia di migliaia di franchi questo l’ha indotta a rivedere la questione. Una decisione ragionevole!
Forcing spropositato
L’attuale pressione finanziaria ha però indotto la direzione a voler portare a termine il più in fretta possibile la prima fase dei risparmi e, addirittura, di voler anticipare una seconda, che prevede il taglio di ulteriori 80 posti di Overhead, al 1° aprile 2018.
Nonostante alcuni di questi posti non siano già più occupati, il segretario sindacale SEV Philipp Hadorn scuote la testa: «si tratta di obiettivi assolutamente irrealistici. Numerosi dipendenti sono al limite delle loro forze o hanno già problemi di salute. Ciò nonostante, adesso si viene a chiedere loro di riorientarsi professionalemente e da aprile si pensa di poter svolgere la stessa mole di lavoro con un numero inferiore di dipendenti. Si tratta di obiettivi assolutamente irrealistici e di provvedimenti del tutto irragionevoli!»
Il miraggio del pareggio dei conti rischia di rovinare Cargo
Philipp Hadorn giudica anche preoccupante il fatto che FFS Cargo quest’anno conti di cancellare un giorno di formazione, poiché non dispone del personale necessario, nonché di abbandonare per esigenze di risparmio progetti innovativi come «Smart Rail» e «interfaccia digitale con la clientela».
«I problemi del traffico a carri completi sono in parte attribuibili alla mancanza di risorse» spiega Hadorn, aggiungendo, anche nella qua qualità di Consigliere Nazionale: «da anni, FFS Cargo deve risparmiare, stralciando punti di carico e rinunciando a traffici in favore della strada, per raggiungere l’obiettivo delle cifre nere imposto dalla Confederazione. Pe r l’economia, l’ambiente e la salute della popolazione sarebbe invece auspicabile trasportare quanta più merce possibile per ferrovia. Per questo la politica dovrebbe invece essere disponibile a sostenere l’azienda, almeno nei casi in cui bruschi rafforzamenti del franco o interruzioni di tratte generano forti perdite.»
Markus Fischer
Logistica ferroviaria europea al collasso
Dal 12 agosto, la linea ferroviaria lungo il Reno è interrotta all’altezza di Rastatt, in Germania. Sotto l’attuale linea si stava scavando una galleria la cui volta, consolidata con ghiaccio, ha ceduto. I lavori di ripristino dureranno sino al 7 ottobre.
Per le imprese ferroviarie e i loro clienti, le conseguenze di questa interruzione si fanno ogni giorno più drammatiche. Il 4 settembre, 24 associazioni di clienti della ferrovia hanno rivolto una lettera aperta al ministro dei trasporti tedesco e all’Unione europea, per illustrare come attualmente il trasporto ferroviario riesca a far fronte solo al 25 percento del volume abituale. In particolare, a farsi sentire è la mancanza di macchinisti formati. Una maggiore collaborazione da parte del traffico viaggiatori, che potrebbe mettere a disposzione ulteriore personale, potrebbe permettere di aumentare le capacità su linee alternative sino al 50–60 %. Mal si comprende anche perché la linea non abbia potuto essere ripristinata in tempi più brevi, almeno su un binario.
Questo parere è condiviso anche da Edith Graf-Litscher, segretaria SEV e vicepresidente della commissione trasporti del Consiglio nazionale, intervenuta anche per sollecitare un intervento della Confederazione in favore delle aziende ferroviarie e di trasporto combinato, che devono contribuire alla concretizzazione del mandato costituzionale di trasferire le merci dalla strada alla ferrovia. Alla Germania è anche stato chiesto di strutturare la propria rete prevedendo alternative in caso di interruzioni.
BLS Cargo annuncia perdite settimanali di introiti dell’ordine di centinaia di migliaia di franchi e ha annunciato di voler fare rivalsa sulla rete DB. Dei suoi circa 140 treni settimanali, riesce a farne circolare la metà, deviandoli su altre linee, grazie alla flessibilità del proprio personale. Anche FFS Cargo e FFS Cargo International perdono circa la metà dei loro 60, risp. 80 treni al giorno.
I manovristi su WLV17: «si è preteso troppo»
Le critiche più vivaci al nuovo sistema di trasporto di carri completi 2017 (WLV 17) vengono dal personale di manovra: i piani prevedono tempi di percorso e di manovra insufficienti, le capacità dei treni non bastano a trasportare tutti i carichi, mancano locomotive e vi sono corse a vuoto inutili. Ma la critica più marcata va all’informazione data al personale e alla clientela: «siamo stati sommersi da informazioni per iscritto. Ma leggere non basta, bisognerebbe anche poter capire quanto è scritto. Un paio di settimane di pratica sono bastate per realizzare che così non funzionava». Anche dai clienti si è preteso troppo. «Molti di loro non sapevano di doversi annunciare al sistema per far trasportare il loro vagone. Ciò ha suscitato diverse reazioni irritate, che naturalmente venivano sfogate su di noi collaboratori. Per questo, per noi è importante poter parlare regolarmente con i clienti. È un sistema che impiega poco tempo e dà ottimi risultati».
Ascoltare e dar fiducia ai dipendenti
Sarebbe importante migliorare la comunicazione anche all’interno di FFS Cargo: «all’inizio, dovevamo giustificarci per tutto, perché eravamo sottoposti ad un controllo statistico esagerato. Adesso invece il nostro team ha la facoltà di svolgere autonomamente alcuni compiti, come lo spostamento di prenotazioni di vagoni da un treno all’altro. Il nostro capo ci ascolta molto di più e se portiamo buone idee, verifica in che misura possono essere concretizzate. In questo modo, abbiamo fatto qualche passo avanti.»
Le preoccupazioni restano
Non tutto è però risolto: «bisogna migliorare ancora diversi aspetti. Continua per esempio a mancare il tempo per preparare certi treni, agganciare la locomotiva, riempire la condotta e svolgere la prova dei freni e rilevare i dati del treno. Né sappiamo come sarà strutturato il prossimo orario. Non ci resta che sperare che abbiano corretto il tiro in questi casi».
Un inchiesta di Cargo, svolta in agosto, ha rilevato che il 39% dei clienti continua a non essere soddisfatto del nuovo sistema WLV17. I manovristi sono quindi preoccupati dall’impossibilità di recuperare i trasporti persi e frustrati dal constatare che tutti gli sforzi abbiano prodotto solo risultati modesti.
Aumento degli oneri
A tutto ciò si aggiunge la maggior pressione sul lavoro derivante dalla continua necessità di improvvisare e correggere, oltretutto con personale insufficiente. Sono quindi aumentate le malattie di lunga durata e i superamenti dei limiti dei conti del tempo di lavoro. «Siamo al limite. i più anziani vedono solo l’ora di poter andare in pensione» è l’affermazione ricorrente, confermata anche dal sondaggio svolto dal SEV in giugno, che ha dato il risultato peggiore proprio al punto della sicurezza del lavoro e la tutela della salute presso Cargo. Solo il 44 % dei dipendenti di FFS Cargo ha indicato di ritenere che il lavoro non sta compromettendo la salute dei dipendenti.
Commenti
Blaise 14/09/2017 05:51:20
La déroute