La questione Officine torna sulla ribalta cantonale
Tensione infinita
Alle Officine di Bellinzona si riaccende la preoccupazione per il futuro dei posti di lavoro, nonostante, o forse proprio a causa dei messaggi tranquillizzanti delle FFS.
Gli ultimi mesi hanno infatti visto un calo marcato del lavoro presso lo stabilimento di Bellinzona. In particolare, il settore carri nella seconda metà dell’anno aveva conosciuto una forte flessione, acuita anche dal trasferimento di un importante incarico a Muttenz, alla quale le FFS avevano reagito annunciando di destinare ad altro scopo uno dei capannoni utilizzati per la manutenzione dei vagoni.
Queste decisioni avevano suscitato le proteste del personale e dei suoi rappresentanti, che vi avevano visto un segno di adeguamento ad una spirale negativa e che si erano rivolti nel mese di ottobre all’autorità cantonale. La reazione aveva poi indotto il Consiglio di Stato a farsi promotore di un incontro tra le parti, svoltosi il 18 febbraio a Lucerna sotto la direzione dell’avvocato urano Franz Steinegger.
Situazioni confermate
La premessa di questo incontro erano gli accordi sottoscritti dalle FFS in vista della costituzione del Centro di competenze, in cui nel 2013 si erano impegnate a «fornire alle Officine FFS di Bellinzona volumi analoghi a quelli odierni (…), a rivedere le strutture organizzative delle Officine e a fornire al centro di competenze progetti di importanza strategica atti a sviluppare ulteriormente le Officine. A distanza di poco più di due anni, l’incontro di Lucerna ha confermato che queste aspettative sono state disattese.
Disinvoltura disarmante
I dirigenti FFS si sono limitati a definire il 30% di volumi di lavoro che oggi mancano a Bellinzona rispetto al 2013 come «arretrati dovuti a circostanze eccezionali», ignorando evidentemente come questa distinzione, semmai, avrebbe dovuto essere sollevata due anni fa. Oltre a ciò, si sono permesse di inviare, a riunione ancora in corso, un comunicato «tranquillizzante» in cui parlano di stabilità per i prossimi cinque anni, nonché di investimenti di 20 milioni di franchi per le Officine.
Fiducia persa
Anche sull’onda della delusione per l’atteggiamento sin qui assunto dalle FFS, nessuno tra il personale riunito in assemblea venerdì 26 dalla commissione del personale allargata, né tra le autorità politiche, ha potuto dar molto peso a queste rassicurazioni. Tra le poche conferme giunte, vi è infatti la destinazione delle Officine ad attività legate al traffico merci, per natura molto meno prevedibile e molto più volubile. Risulta pertanto del tutto incomprensibile, in assenza di riscontri concreti, come le FFS possano in questo ambito avanzare una pianificazione credibile sull’arco di cinque anni. La stessa cosa vale per gli investimenti, che a scadenze regolari vengono sbandierati dalle FFS senza che sia dato di capire dove e a che scopo questi verrebbero effettuati. E, soprattutto, rimane il dubbio che una stabilità sui livelli attuali di lavoro possa risultare sufficiente a garantire la sopravvivenza delle Officine.
Rivendicazioni chiare
Per questo motivo, l’assemblea del personale ha adottato una risoluzione indirizzata alle FFS e alle autorità politiche in cui si richiama al rispetto degli accordi già stipulati a suo tempo e la presentazione di atti concreti che lo comprovino. L’assemblea ha così deciso di invitare tutta la popolazione ad una festa in Pittureria che si svolgerà il 19 marzo prossimo, per ricordare la memorabile trasferta a Berna di 8 anni fa e di coinvolgerla nelle richieste tramite una petizione popolare. Il personale si aspetta risposte in tal senso entro metà aprile, riservandosi di riunirsi di nuovo in assemblea per discutere l’adozione di provvedimenti a difesa delle Officine e dei loro posti di lavoro qualora questo ennesimo appello dovesse andare disatteso.
Pietro Gianolli