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La conferenza CCL alle prese con le misure progettate dalle FFS

La base contro Railfit 20/30

Il SEV ha subito protestato contro l’incarico dato dalle FFS alla ditta di consulenza McKinsey di elaborare un programma diriduzione dei costi. Il risultato presentato conferma e supera i peggiori timori.

Le FFS insistono a parlare di «fitness» ma in realtà propongono un programma che promuove l’anoressia. A subirne le conseguenze sarà di nuovo il personale, sotto forma di tagli di posti di lavoro e di prestazioni a chi ha la «fortuna» di rimanere. I consulenti hanno intravvisto potenziali di risparmi anche presso i pensionati. Le FFS, invece di chiedere un esame di possibili misure di risparmio, ha impartito sin dall’inizio obiettivi da raggiungere, anche a costo di misure più discutibili e che i dipendenti non sono disposti ad accettare.

Un attacco dall’alto

La conferenza CCL di giovedì scorso, fissata oltre un anno fa, era stata convocata per analizzare, secondo i consolidati metodi, possibili modifiche al capitolo della partecipazione aziendale. Il SEV, come rappresentante dei dipendenti, non ha mai presentato rivendicazioni a caso e ha sempre tentato di ottenere soluzioni nell’interesse del personale.

Le FFS hanno però infranto questo metodo: dopo la decisione delle parti sociali di rinunciare a trattative salariali, hanno deciso di allungare le mani sui portafogli dei dipendenti, introducendo una nuova deduzione a loro carico. E già che c’erano, hanno deciso di negare ai loro pensionati una possibilità di escursione, tagliando i cosiddetti «Railchecks».

La replica dei delegati

Per i sindacati si tratta evidentemente di un attacco tale da non poter essere ignorato: i delegati alla conferenza CCL hanno pertanto deciso di non discutere della partecipazione aziendale, ma dei possibili provvedimenti per indurre la direzione FFS alla ragione e abbandonare i provvedimenti prospettati. Un primo passo, anche se giudicato troppo moderato, è stata l’approvazione della risoluzione (vedi box a fianco), al quale dovrà seguire una mobilitazione, che coinvolgerà anche i non (ancora) affiliati al SEV in vista di misure più decise. I ferrovieri al fronte svolgono un buon lavoro, mentre la stessa constatazione non può essere estesa ai vertici delle FFS. Adesso si tratta di reagire alla dichiarazione di guerra nei confronti dei dipendenti. Il clima è diventato ostile e il SEV si sta preparando alla lotta.

Peter Anliker


«Non pensare solo a noi stessi»

La conferenza CCL di giovedì scorso si è aperta con l’appello del presidente SEV Giorgio Tuti a voler rivedere l’ordine del giorno per concentrarsi sul programma RailFit 20/30, accolto all’unanimità dei 110 delegati.

Toni di lotta pronunciati da Giorgio Tuti alla conferenza CCL.

False certezze pericolose

I rappresentanti delle sottofederazioni interessate dal programma, come quelli della sottofederazione AS, hanno riferito della volontà di riorientamento professionale di numerose colleghe e colleghi, preoccupati dall’ulteriore aumento dei carichi di lavoro che si prospetta, nonché dagli effetti dei tagli che difficilmente potranno essere assorbiti dalle fluttuazioni naturali. Nelle altre sottofederazioni, l’ambiente è ancora relativamente tranquillo, ma il presidente della ZPV Andreas Menet ha tenuto a mettere in guardia dalle false certezze, spesso derivanti dalla mancanza di conoscenze sull’effettiva portata di RailFit. Il presidente centrale della ZPV Menet ha espresso la solidarietà della sua professione con i colleghi e le colleghe delle categorie toccate. Uno spirito condiviso da tutti, sfociato con l’approvazione unanime della risoluzione presentata contro lo smantellamento sociale.

Giorgio Tuti ha sottolineato come le modifiche delle norme previdenziali colpiranno indistintamente tutte le categorie: sotto forma di riduzione dello stipendio netto per la ripartizione dei premi di rischio e di peggioramento delle prestazioni di previdenza con la messa in discussione dell’invalidità professionale (vedi riquadro sotto e a pagina 8).

Alzare lo sguardo oltre la siepe

Tuti ha anche ricordato che all’orizzonte 2018 si profila il rinnovo del CCL FFS «questa questione riguarda tutti noi e dobbiamo affrontarla uniti, se non vogliamo perdere su tutta la linea». Anche chi si sente al riparo da RailFit farebbe bene ad informarsi e a riflettere su cosa può fare per opporsi. «Vorrei proprio che fossimo in grado di alzare lo sguardo al di là del nostro orticello e compattare il fronte per difendere le condizioni di impiego del CCL», ha concluso il presidente del SEV.

Karin Taglang


No della base SEV allo smantellamento sociale di RailFit 20/30

I delegati alla conferenza CCL del 6 ottobre 2016 hanno approvato due risoluzioni. La prima in cui esprimono un rifiuto chiaro di tutto il programma, preoccupati dalle conseguenze negative per la sicurezza dell’esercizio, la qualità del lavoro e le condizioni di impiego.

I delegati alla conferenza CCL hanno approvato due risoluzioni.

La seconda, più mirata, esige che:

  • La direzione FFS ritorni sui provvedimenti prospettati, riguardanti la ripartizione dei contributi di rischio e l’invalidità professionale e rinunciare a queste misure a scapito del personale;
  • Le FFS devono restare un datore di lavoro attraente e mantenere il rispetto delle proprie responsabilità sociali.

Motivazioni: la ripartizione paritetica dei premi di rischio della cassa pensioni FFS comporta un taglio dello 0,8 percento degli stipendi netti delle e dei dipendenti FFS;

la ripartizione dei premi di rischio compete al consiglio di fondazione della CP FFS e non può essere decisa unilateralmente dalle FFS. Il fatto che le FFS si siano assunte finora tutto il premio di rischio è un elemento importante delle condizioni d’impiego negoziate tra le parti. Modificarle unilateralmente, e in una fase in cui le parti hanno concordato la rinuncia a trattative salariali che potrebbero contenerne le conseguenze per i dipendenti, è contrario al principio della buona fede e lesivo per i rapporti tra le parti sociali.

Le FFS hanno disdetto per il 1° gennaio 2017 la convenzione vigente con la CP FFS sull’invalidità professionale.

Anche se le FFS hanno annunciato la loro disponibilità a rinegoziarne le condizioni con la CP FFS, hanno anche chiaramente affermato di voler conseguire risparmi a spese del personale che avrebbero gravi conseguenze, specialmente nelle professioni di monopolio. Le FFS verrebbero infatti sollevate anche dall’attuale obbligo di creare posti di integrazione e ricorrerebbero quindi con maggior frequenza allo scioglimento del rapporto di lavoro. Il SEV è intervenuto presso la direzione FFS, rivendicando il ritiro di queste misure. Con questa risoluzione, i delegati esprimono la loro chiara intenzione di battersi contro il pacchetto RailFit 20/30.

pan.

Invalidità professionale: attacco frontale alla socialità FFS

Tutti sappiamo che una rendita di invalidità viene versata dall’assicurazione invalidità (AI) nei casi di riconosciuta incapacità al guadagno. A questa rendita, in genere, si aggiunge quella della propria cassa pensioni. Non tutti sanno invece a che cosa si riferisce il concetto di invalidità professionale, oggetto di una convenzione che le FFS hanno ora disdetto con la cassa pensioni (CP FFS). L’art. 40 del regolamento della CP FFS dice: «Vi è invalidità professionale quando, per motivi di salute, l’assicurato attivo non è più idoneo all’esercizio delle sue funzioni o di altre funzioni che si possono ragionevolmente pretendere da lui e non ha diritto ad una rendita dell’AI o ha diritto solo ad una rendita parziale dell’AI (25%, 50% o 75%)». Questa prestazione viene dall’esigenza di tutelare il personale che, dopo anni di attività, spesso in professioni di monopolio, si ritrova impossibilitato per ragioni mediche a continuare ad esercitarle. Soprattutto dopo le ultime revisioni dell’assicurazione invalidità, che hanno reso molto più difficile l’ottenimento di una rendita AI, queste colleghe e questi colleghi vengono ritenuti in grado di conseguire «in un’attività adeguata», un guadagno sufficiente e quindi esclusi dalle prestazioni AI. A rendere particolarmente problematici questi casi è il fatto che la valutazione dell’AI non considera in alcun modo la reale possibilità di trovare un posto di lavoro in queste attività adeguate, soprattutto per chi si presenta logorato da decenni di lavoro.

Sono casi, per esempio, di discopatie o di occlusioni arteriose che impediscono ad un manovrista un po’ in là con gli anni, anche dopo cure adeguate, di svolgere il suo lavoro tra i binari; oppure di perdita dell’acuità visiva che compromette l’attività professionale di una specialista di interventi, oppure di un’allergia che mette fuori gioco un pulitore di carrozze.

I dipendenti FFS che non sono più in grado di svolgere la loro professione, vengono normalmente seguiti dal «Management della salute» per favorirne la reintegrazione nella propria attività o in un’altra adeguata entro i due anni normalmente previsti per questo processo. Se lo scopo non può essere raggiunto, si prospetta lo scioglimento del rapporto di lavoro. Qualora il o la dipendente ha superato i 50 anni di età e i 10 anni di assicurazione alla cassa pensioni FFS, in virtù dell’articolo citato ha diritto ad una rendita di invalidità della cassa pensioni, indipendentemente dalla decisione presa dall’AI.

Il costo di questa prestazione, erogata dalla cassa pensioni, viene assunto dalle FFS. A seconda dell’età del o della dipendente, questi importi sono elevati: per una persona poco più che cinquantenne, possono facilmente andare da alcune centinaia di migliaia al milione di franchi. Questo spiega il «potenziale di risparmio» individuato dalle FFS che vorrebbero, portare l’età minima a 55 anni anni e gli anni di servizio a 25. La portata di questo provvedimento va però oltre alla dimensione finanziaria. Infatti, l’importanza delle cifre in gioco costituisce uno stimolo molto intenso per le FFS a trovare una soluzione positiva per la reintegrazione del collaboratore o della collaboratrice o, nel caso ciò non fosse possibile, ad assisterlo/a nel migliore dei modi nei confronti dell’AI per ottenere una rendita. Un impegno che potrebbe venir meno per tutti i casi che non rientrerebbero più nei nuovi parametri.

A tutto ciò si aggiunge infatti anche un’altra misura che rientra nel triste capitolo di RailFit e che riguarda la ristrutturazione dei servizi, guarda caso, di management della salute, del centro del mercato del lavoro e dell’assistenza sociale. Questi servizi dovrebbero essere riuniti, sopprimendo 11,2 degli attuali 90 posti. In un’epoca in cui è pensabile che le prospettate ristrutturazioni escluderanno un buon numero di persone dalla propria attività, le FFS vanno a tagliare i servizi che dovrebbero assisterle e peggiorare una delle prestazioni principali volta a lenire almeno le conseguenze economiche di queste situazioni di disagio. Se questo non è uno smantellamento delle prestazioni sociali...

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I due premi della cassa pensione e chi può modificarli

La nostra scheda di salario non riporta solo stipendio e indennità, ma anche le trattenute, come quelle per l’AVS/AI, l’assicurazione disoccupazione, quella per gli infortuni non professionali e la cassa pensioni. In merito a quest’ultima, non tutti sanno che ha in realtà due componenti: il premio di rischio e quello di risparmio. La legge prevede chei premi di rischio servano a finanziare le prestazioni in caso di invalidità e decesso. Questi soldi non vengono accreditati su un conto personale, ma vanno in un fondo comune. Per questo motivo, non rientrano in una prestazione di libero passaggio. L’obbligo contributivo per l’assicurazione rischio insorge l’anno seguente il compimento del 18° anno di età. Il funzionamento di questa assicurazione di rischio della cassa pensioni è quindi molto simile a quello dell’AVS, con l’ammontare delle prestazioni calcolate sulla base del salario precedente e non sui contributi versati.

Il meccanismo è del tutto diverso per i contributi di risparmio, destinati al finanziamento delle rendite di vecchiaia e conteggiati separatamente per ogni singola persona. Unitamente agli interessi, il cui tasso minimo è definito dalla legge, vanno a costituire «l’avere di vecchiaia» o di «risparmio» che, moltiplicato per il tasso di conversione, determinerà la rendita versata al momento della pensione. Qui, l’obbligo contributivo inizia solo dal 25°anno d’età, anche se molte casse pensioni prevedono un inizio anticipato (alle FFS, per esempio, da 22 anni). Il contributo minimo varia dal 7 al 18% a seconda dell’età.

I premi della cassa pensioni sono suddivisi tra datore di lavoro e assicurato in modo che il primo paghi almeno la metà. Il regolamento della cassa pensioni FFS attribuisce al datore di lavoro una quota maggiore, compresa la totalità del premio di rischio del 2% (calcolato sul guadagno assicurato). L’unica eccezione riguarda i dipendenti di meno di 22 anni, per i quali il premio totale è solo dell’1% ed è suddiviso pariteticamente.

Ora le FFS, nel quadro di questi programmi di risparmio, vogliono caricare ai dipendenti la metà del premio di rischio. Ciò comporterà una sensibile diminuzione dello stipendio netto, pari a circa lo 0,8%! Per i dipendenti, al di là delle giustificazioni della sua provenienza, significherebbe essere confrontati con una chiara diminuzione del potere d’acquisto, che peggiorerà ulteriormente se si somma l’aumento dei premi della cassa malati!

Per la cassa pensioni è subito apparso chiaro che questo cambiamento unilaterale non disponesse di una base legale chiara. Il SEV ha quindi chiesto un parere giuridico all’avvocato Hermann Walser, il quale ha precisato che le FFS non hanno la facoltà di ridurre unilateralmente né la quota di premio di rischio, né quella maggioritaria del premio di risparmio. La modifica di queste componenti deve forzatamente seguire la procedura ordinaria di modifica del regolamento della cassa pensioni FFS, che compete al consiglio di fondazione. Ricordiamo che questo è composto pariteticamente da rappresentanti del datore di lavoro e da rappresentanti di lavoratrici e lavoratori. Vi è quindi una possibilità concreta di opporsi a questo peggioramento, che assottiglierebbe ulteriormente la busta paga di tutti i dipendenti delle FFS.

pan.