Urs Huber analizza i problemi dell’infrastruttura FFS
«Sono misure che possono risultare controproducenti
Urs Huber è il capo del team SEV dell’Infrastruttura FFS e invita a diffidare da misure di risparmio a breve termine e da nuove ristrutturazioni in una divisione che è già stata completamente ristrutturata recentemente.
contatto.sev: lo scorso anno, Infra FFS ha fatto registrare un disavanzo di 129 milioni di franchi, causati in primo luogo da interventi di manutenzione non pianificati (vedi a fianco), che saranno necessari anche nel 2014 e nei prossimi anni. Cosa ne pensi?
Urs Huber: assumendo la direzione della divisione Infrastruttura, nel 2009, Philippe Gauderon aveva annunciato il programma «Eccellenza 2014». Ormai, non se ne parla purtroppo più, ma si parla solo ancora di misure di risparmio, che vanno a scapito di progetti e di lavori di manutenzione considerati non urgenti, che vengono rinviati, e del personale, al quale si vogliono addossare ulteriori misure di risparmio. Temo poi che arrivino nuove ristrutturazioni. Il personale che lavora sull’arco delle 24 ore e in tutte le condizioni non porta però nessuna responsabilità e non dovrebbe pertanto risentire di questa situazione. Va inoltre considerato che per affrontare queste situazioni difficili occorre personale particolarmente motivato.
In fondo, per risolvere il problema, basterebbe disporre di più soldi.
È il lato più tragico di questa vicenda: il lavoro da fare è tanto, ma mancano i mezzi. Per fare la manutenzione necessaria, occorrono più soldi. Il problema è che Infrastruttura ha creato questo disavanzo nel momento peggiore, ossia subito dopo aver concluso la convenzione sulle prestazioni con la Confederazione, nell’ambito della quale aveva richiesto e ottenuto un aumento dei fondi per la manutenzione, che oggi risulta però insufficienti. Considerato poi che il popolo ha appena approvato FAIF, sarà veramente difficile ottenere un ulteriore aumento dei crediti dalla politica.
E cosa pensi delle misure di risparmio previste?
Vi è il pericolo che questi risparmi a breve termine debbano poi essere pagati a caro prezzo a medio e lungo termine.
È quanto succede, per esempio, cambiando le rotaie senza molarle e rincalzare la massicciata. L’effetto a lungo termine è l’esatto opposto di quello auspicato da Infrastruttura.
Del resto, la stessa direzione aveva giudicato molto criticamente queste modalità e aveva annunciato la volontà di correggerle.
Si torna quindi ad un passato che sembrava superato.
Vi è da temere che si ritorni ad una pianificazione alla giornata, che ci riporti a quando bisognava fermare un cantiere perché erano finiti i fondi; che si forzino progetti definiti indispensabili, per poi pigiare sui freni e ritirarli quando ormai sono pronti per la realizzazione. È quanto stiamo vivendo attualmente. Sappiamo per esempio che gli incarichi a I-AT (impianti e tecnologia) sono stati drasticamente tagliati. È un atteggiamento molto frustrante per i dipendenti, dai quali ci si aspetta una grande disponibilità: molti di loro svolgono servizio di picchetto e la maggior parte dei lavori vengono svolti di notte o nei fine settimana. Il minimo che potrebbero aspettarsi è che vi sia una pianificazione seria e affidabile nel lungo termine. Il SEV ha sempre sostenuto l’idea presentata da Philippe Gauderon e da Christoph Stoeri, capo della manutenzione, di migliorare la pianificazione, anche perché convinto che avrebbe portato un miglioramento anche delle condizioni di vita e di lavoro dei collaboratori. Ora ci troviamo a dover dubitare di questi miglioramenti della pianificazione.
Si prospettano nuove riorganizzazioni?
Saremmo veramente molto perplessi se, dopo aver letteralmente rivoluzionato tutta l’infrastruttura, si volesse ricominciare da capo. Bisogna smetterla di riorganizzare tutto ogni tre o quattro anni. Ogni riorganizzazione dovrebbe essere oggetto di una profonda riflessione, anche perché comporta inevitabilmente delle perdite, dovute per esempio ai trasferimenti di persone e dalla loro necessità di riambientarsi, nonché di know-how dovuto alla partenza di persone. E se proprio una nuova riorganizzazione dovesse essere indispensabile, sarebbe veramente auspicabile che le persone al fronte, come i capi team, i capi progetto ecc. vengano ascoltati e coinvolti a dovere.
Ritieni che ciò non sia stato il caso in passato?
Ci sembrava che gli approcci a queste situazioni fossero corretti, ma evidentemente qualcosa è andato comunque storto. È però certo che queste continue ristrutturazioni sono molto frustranti per il personale che vuole soprattutto poter lavorare in modo efficiente. Non vi è quindi niente di più irritante dei doppioni e dei passaggi inutili, anche se vengono pomposamente definiti «processi». L’enorme pressione esercitata dal gruppo FFS sull’Infrastruttura comporta poi il pericolo che quest’ultima si concentri sulle proprie esigenze, trascurando la visione d’insieme. Del resto, vi sono già indicazioni che confermano questa tendenza.
Se non altro, la direzione di Infrastruttura ha precisato di non voler tagliare posti di lavoro.
Sarebbe un errore imperdonabile, considerata la mole di lavoro e il fatto che nei prossimi anni vi saranno molte partenze per raggiunto limite di età. Bisogna assolutamente fare in modo di conservare il know-how in azienda. Il ritardo nella rioccupazione dei posti è problematico proprio da questo punto di vista, perché ostacola il passaggio delle conoscenze.
Intervista: Markus Fischer