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Preoccupato, il personale di Crossrail si batte per il proprio destino. Insieme ai sindacati SEV e UIL

«Insieme possiamo farcela»

Una sala colma. Volti attenti, a tratti tesi, e sguardi puntati sui sindacalisti svizzeri e italiani che hanno avviato un vertenza contro Crossrail. Nel corso dell’assemblea di Domodossola palpabile la delusione per il comportamento dell’azienda ferroviaria.

Molti volti scuri ma anche tanta voglia di dignità e di rispetto

Sono arrivati quasi tutti, compatti, con il volto comprensibilmente scuro per le incognite che gravano sulla loro situazione professionale. E come non comprendere la loro legittima irrequietezza, che i sindacati hanno comunque cercato di placare: a cominciare dai colleghi della UIL Pancrazio Raimondo e Angelo Cotroneo, fino alla vicepresidente del SEV Barbara Spalinger e al segretario del SEV Angelo Stroppini. Come noto l’azienda di trasporto merci Crossrail, con sede a Muttenz, intende aprire un deposito di macchinisti a Briga, in cui vorrebbe trasferire personale dalla sua filiale Crossrail Italy Srl. Ad essere scandalosi sono gli stipendi offerti: 3100 franchi al mese durante la formazione (× 13 mensilità) e 3350 franchi in seguito, ovvero dal 20 al 25 percento più elevati di quelli italiani. D’altra parte, risultano di circa un terzo inferiori agli stipendi usuali inizialmente versati ai macchinisti in Svizzera. «È un’offerta doppiamente scandalosa: oltre a voler sottrarre il personale all’estesa protezione dal licenziamento del contratto italiano, Crossrail vuole pagare stipendi inferiori ad ogni limite», aveva precisato il presidente del SEV Giorgio Tuti. Basti considerare, infatti, che gli stipendi iniziali di un macchinista FFS sono di 5358 franchi, quelli delle BLS di 5780 franchi.

Mentre il nostro sindacato ha spiegato i motivi della denuncia contro i tentativi di dumping associazione nazionale stipulante nel caso di controversie di livello nazionale), i termini della controversia, sulla quale si possono poi aprire diversi scenari.

Ai microfoni della RAI Angelo Stroppini ha ribadito che i salari proposti ai macchinisti frontalieri qualora venissero a lavorare in Svizzera, sono semplicemente scandalosi ed eserciterebbero un dumping salariale fortissimo nel settore. «In Svizzera - ha detto a chiare lettere Stroppini - gli stipendi dei macchinisti sono pagati il doppio rispetto a quanto Crossrail ha proposto ai macchinisti della sede di Domodossola. Queste assemblee, organizzate in totale unità di vedute e sinergia con UIL Frontalieri e UIL Trasporti, servono soprattutto a compattare i macchinisti e il personale». Insomma i due sindacati non soltanto sono assolutamente uniti nel contrastare le dinamiche della liberalizzazione sfrenata nel settore dei trasporti, ma hanno chiesto formalmente l’apertura di un tavolo di trattative.

Rivolgendosi all’assemblea, Pancrazio Raimondo ha cercato di rincuorare le persone: «Siete in tanti, dobbiamo vincere questa battaglia e insieme possiamo farcela. È importante che siate qui perché Crossrail vuole spacchettare l’azienda, attraverso contratti individuali e ricatti individuali». Molti lavoratori, infatti, hanno comunicato di essere stati messi sotto pressione dall’azienda in questi termini: «se vuoi fare la formazione devi firmare, altrimenti sei fuori». Pressioni intollerabili! Per questo in vista del progetto di trasferimento di Crossrail, occorre un Contratto collettivo di lavoro (CCL). «Noi vogliamo fare un CCL. Per questo - ha comunicato Barbara Spalinger - abbiamo compiuto i passi necessari. Inoltre non possiamo tollerare che si violi la libera circolazione delle persone e che non si rispettino le condizioni di impiego usuali nel settore. Se Crossrail vuole venire in Svizzera, dovrà rispettare le regole svizzere. In questo senso abbiamo scritto al’Ufficio federale dei trasporti. Dobbiamo rimanere uniti. Solo così possiamo vincere».

Unità, appunto, messa a dura prova dalle pressioni costanti dell’azienda, che ha avuto la meglio su alcuni collaboratori. Stroppini e Spalinger hanno pertanto rinnovato l’esortazione al personale: non firmate contratti individuali. Anche per la UIL è chiaro: senza un CCL dall’Italia non ci si sposta. E Raimondo non ha mancato di ricordare la forte protezione dal licenziamento senza giusta causa in vigore in Italia: «Non lasciatevi intimorire, la tecnica del ricatto padronale è vecchia come il mondo. Non permetteremo che la Crossrail faccia la cinese in casa d’altri con il sistema del dumping». Gli ha fatto eco Stroppini: «Abbiamo la possibilità di fare pressione sull’azienda, ma se firmate il contratto individuale, una volta in Svizzera vi potranno licenziare nel giro di tre mesi in assenza di un CCL. Insieme facciamo pressione. Insieme possiamo farcela. Ma è giusto e sacrosanto che voi esprimiate le vostre paure. Le assemblee servono anche a questo. A confrontarci e a darci più forza».

Sull’importanza dell’unità ha rincarato la dose anche il sindacalista UIL: «Nella giungla salariale in cui vi vuol trascinare Crossrail, il lavoratore singolo perde tutto; dapprima la dignità, poi il concetto di delega e di rappresentanza collettiva». Certo, a chi dice «ma noi, che non abbiamo particolari qualifiche, ci sentiamo soli» non è facile, umanamente, rispondere. Ma la risposta chiarificatrice da parte di Stroppini è arrivata puntuale: «Se negozieremo un CCL lo faremo per tutti. Nessuno escluso».

Ora la palla passa nel campo dell’azienda, mentre la UIL sul versante italiano farà la sua parte. Intanto il SEV attende la presa di posizione dell’Ufficio federale dei trasporti sulla denuncia.

Françoise Gehring

L’Ufficio federale dei trasporti invita la società a presentare per iscritto le proprie osservazioni

«Crossrail ci presenti i documenti!»

A causa delle accuse di dumping salariale formulate dal SEV contro Crossrail (cfr. a pagina 5), l’Ufficio federale dei trasporti (UFT) ha formalmente invitato la società a presentare le proprie osservazioni. Il portavoce dell’UFT Andreas Windlinger ha confermato a contatto.sev che il CEO di Crossrail Jeroen Le Jeune aveva promesso la consegna dei documenti entro il 10 aprile. «Siamo tuttora in attesa, ha aggiunto Windlinger, della documentazione scritta, per poter procedere alle nostre valutazioni». Windlinger ha inoltre ricordato che come autorità di sorveglianza, l’UFT deve verificare il rispetto delle condizioni di lavoro nel settore, come richiesto dalla legge federale ferroviaria che regola la concessione dei permessi di accesso alla rete.

La reazione dell’UFT fa seguito alla denuncia cautelativa inoltrata congiuntamente dal SEV e dal sindacato italiano UIL Trasporti. «Se Crossrail dovesse rifiutarsi di pagare gli stipendi usuali per il settore, l’UFT – ha osservato la vicepresidente del SEV Barbara Spalinger – dovrà revocarle l’autorizzazione di accesso alla rete». I due sindacati avevano pure inviato una lettera alla Crossrail chiedendo l’avvio immediato di trattative per un contratto collettivo di lavoro (CCL). Ma finora l’azienda ha fatto orecchie da mercante. «Il nostro obiettivo è di sottoscrivere un CCL che preveda salari usuali per il settore in Svizzera», ha precisato il segretario sindacale SEV Angelo Stroppini, che ha partecipato all’assemblea con la vicepresidente Barbara Spalinger, raccogliendo le opinioni e gli umori dei diretti interessati.

La vertenza è tutt’altro che chiusa. E le pressioni sui dipendenti da parte dell’azienda sono in continuo aumento. Obiettivo? Discreditare i sindacati.

frg