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Il Consiglio federale trascura parte delle sue responsabilità

Il SEV chiede un finanziamento corretto della CP FFS

Dopo numerosi e incomprensibili rinvii, il Consiglio federale ha finalmente deciso oggi di chiedere al Parlamento un contributo per la cassa pensioni (CP) FFS. Per un risanamento corretto, l’importo di 1,148 miliardi è però insufficiente, in quanto occorrono 3,4 miliardi. Il SEV intende continuare a lottare per ottenerli.

«Non siamo una banca, per cui non vogliamo regali. Chiediamo però quanto ci spetta» è stato il commento del presidente del SEV Giorgio Tuti alla decisione del Consiglio federale di limitare il contributo a 1,148 miliardi, con il quale il Consiglio federale riconosce che nel 1999 la cassa non è stata finanziata correttamente, senza però trarne tutte le conseguenze.

Persino l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali riconosce oggi che il finanziamento corretto di una cassa pensioni debba prevedere una riserva di fluttuazione di circa il 15%. Il Consiglio federale continua però a negare questa riserva alla CP FFS, come aveva già fatto al momento della sua fondazione, limitandosi con i 1'248 milioni richiesti a colmare le lacune allora create. La riserva continuerà così a mancare.

Le origini del debito della Confederazione

  • All'atto della fondazione della cassa pensioni (CP) FFS, il 1.1.1999, la Confederazione non l'ha dotata di una riserva di fluttuazione. La prima crisi finanziaria, subentrata nell'autunno 2000, ha portato il grado di copertura a circa l'80% già nel 2002. Il momento della fondazione della CP FFS si è quindi rivelato nettamente meno propizio di quello delle casse delle altre regie federali. Nonostante ciò, la Confederazione non ha più versato un franco alla CP FFS, mentre alla propria cassa, la Publica, ha versato nel 2006 ulteriori 900 milioni di franchi.
  • La Confederazione non ha mai finanziato al 100% la CP FFS:
    • nel 1995, l'allora cassa pensioni e soccorso (CPS) FFS ha dovuto adeguare le proprie basi tecnico-assicurative alla prevista fusione con la cassa federale di assicurazioni, poi abbandonata.
    • Inoltre le donne affiliate alla CPS FFS da prima del 1987 (donne della generazione di entrata) hanno potuto passare sino al 2007 al beneficio della pensione senza deduzioni sulla rendita, a condizione di vantare 35 anni di contributi. I costi non coperti da queste decisioni, che sino a fine 2006 ammontavano a 321 milioni, sono andati a carico della CP FFS.
    • Sempre a seguito di decisioni del Parlamento federale, la CP FFS ha dovuto assumersi sino a fine 2006 i costi non coperti dei pensionamenti volontari prima dei 63,5 anni d'età, per un totale di 245 milioni.
  • Alla sua fondazione, la CP FFS ha dovuto riprendere anche coloro che erano già al beneficio della pensione (i cosiddetti «vecchi» pensionati). Ciò ha portato la quota dei beneficiari di rendite a circa il 51%, contro una media nazionale di circa il 20% e ha reso difficile il risanamento, dato che pensionate e pensionati non possono essere chiamati a versare contributi diretti. Dal 2004, essi non ricevono però più compensazioni del rincaro, fornendo in questo modo anch'essi un fattivo contributo. Presso le altre regie federali, come Swisscom o Ruag, la Confederazione ha ripreso i vecchi pensionati. Questa disparità di trattamento deve essere corretta, per esempio tramite la fondazione di una cassa separata per i vecchi pensionati FFS, garantita dalla Confederazione. 

 Fi/gi 


La palla passa ora nel campo del Parlamento. Il SEV auspica che, nonostante la crisi economica, i piani di risparmio della Confederazione e le maggiori necessità nella manutenzione dell’infrastruttura, il Parlamento riconosca la necessità di un risanamento corretto. «Ci faremo sentire e vedere, come abbiamo già fatto con la nostra manifestazione il mese di settembre, per far presente ai Parlamentari la fondatezza delle nostre esigenze» ha annunciato Tuti.

«Da inizio anno, i Ferrovieri pagano un ulteriore contributo del 2% e hanno dovuto subire una riduzione di prestazioni! Non possono quindi accettare che la Confederazione non rifonda i suoi debiti!» Tuti ha descritto così l’opinione della base. Anche i pensionati che, nonostante le promesse, dal 2004 non hanno ricevuto rivalutazioni delle rendite, sono indignati e disposti a lottare. Il SEV continua a sostenere che per loro la miglior soluzione sarebbe la creazione di una cassa pensioni chiusa, garantita dalla Confederazione.

Il SEV critica inoltra la mancanza di qualsiasi indicazione da parte del Consiglio federale su di un contributo al risanamento della cassa pensioni Ascoop. In qualità di comproprietario, deve almeno collaborare con gli altri proprietari (cantoni, comuni e privati) per risolvere situazioni che, nei casi più gravi, potrebbero portare al fallimento di aziende di trasporto.