Colpi di diritto
Cambiarsi è tempo di lavoro!
Per il personale che svolge lavori potenzialmente sporchi, ad esempio in officine, depositi o garage, è spesso richiesto un abbigliamento speciale. Quali sono le regole del gioco per quanto riguarda la vestizione/svestizione prima o dopo il lavoro, o durante le pause?
Secondo la legislazione, il tempo di lavoro è definito come il tempo durante il quale il lavoratore deve essere a disposizione del datore di lavoro (Art. 13 OLL 1). Le misure prese prima o dopo il lavoro vero e proprio devono, in determinate circostanze, essere considerate come tempo di lavoro, se sono una parte obbligatoria del processo di lavoro.
Esiste un commento della SECO che precisa le nozioni legali: «Sono comprese anche le attività e le misure che, ad esempio per motivi di sicurezza o di igiene sul lavoro, devono essere svolte o adottate a titolo preparatorio, prima di affrontare il lavoro vero e proprio. Per quanto riguarda il vestirsi o il cambiarsi d’abito, costituisce tempo di lavoro tutto ciò che rientra obbligatoriamente nel processo di lavoro: indossare dispositivi di protezione individuale per tutelare la salute e proteggersi dagli infortuni, indossare abiti da lavoro sopra i vestiti usuali o abiti da lavoro sterili e passare da camere di separazione per motivi di igiene, ecc».
Questo commento è in vigore dal 2007, ma nel 2019 è stata fatta una precisazione sul cambio degli abiti, a seguito di una decisione del Tribunale federale.
Tuttavia, sarebbe difficile ricavare da questa decisione del Tribunale federale un diritto assoluto al tempo di lavoro retribuito per indossare/togliere gli abiti da lavoro, poiché la nostra Alta Corte incoraggia solo le parti sociali a stabilire le regole nei contratti collettivi o nei regolamenti del personale.
Per illustrare questo aspetto, ecco una situazione problematica: una versione recente di un regolamento applicabile nelle officine di un’azienda di trasporti prevede che: «Gli abiti puliti devono essere indossati nel ristorante del personale e nelle sale riunioni. Gli abiti da lavoro e le tute contrassegnati [con il nome dell’azienda] devono essere indossati solo nei perimetri dell’azienda. È pertanto vietato indossare abiti da lavoro per recarsi al lavoro, durante le pause o per tornare a casa».
Il problema è che in un altro documento del 2012, ancora in vigore, si parla di «...persone che si cambiano, all’inizio del lavoro, prima della timbratura e alla fine del lavoro, dopo la timbratura». Quindi c’è un’evidente contraddizione: o permettiamo alle persone di venire al lavoro e tornare a casa in abiti da lavoro, o lo vietiamo, ma allora dobbiamo contare il tempo di vestizione/svestizione come tempo di lavoro retribuito.
A parte il fatto che il regolamento sopra menzionato non è stato discusso/negoziato con i rappresentanti del personale, la contraddizione evidenziata ci sembra sufficientemente grave da giustificare che la questione venga discussa e risolta al più presto.
Servizio giuridico del SEV
Commenti
hans berchtold 12/05/2023 19:33:14
Eine Verbesserung,umkleidung ist Arbeitzeit,dank Mitglieder der Gewerkschaft.