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Colpi di diritto

Sport rischiosi: occhio agli incidenti

Carolina lavora come contabile in una piccola impresa di trasporti pubblici. Nel tempo libero, si dedica alla sua passione: la mountain-bike. Ogni fine settimana, a meno che le condizioni meteo siano veramente sfavorevoli, compie lunghi giri con un gruppo di amici. Carolina si mantiene in piena forma, allenando forza e resistenza più volte alla settimana ma, nonostante ciò, un sabato di gennaio succede quello che non dovrebbe mai accadere: Carolina cade e si procura una ferita alla mano destra, che deve essere operata. Il soggiorno in ospedale dura solo 2 giorni, ai quali seguono però due settimane previste di assenza al 100 percento, poi altre due al 50 percento e un periodo di fisioterapia.

A inizio anno, la chiusura dei conti dà molto lavoro alla contabilità e quindi il capo di Carolina teme di non poter contare su di lei. Le dice che non è nemmeno sicuro che la Suva si assuma le spese dell’infortunio, dato che Carolina stava praticando una disciplina sportiva pericolosa e quindi non necessariamente coperta e anche che, da quando avrà ripreso al 100 percento, le sedute di fisioterapia devono avvenire nel suo tempo libero, nonostante queste abbiano luogo durante i normali orari di lavoro.

Carolina comincia ad avere dei dubbi e si rivolge pertanto al SEV, dal quale riceve alcune rassicurazioni: nella misura in cui Carolina praticava il suo sport in modo ragionevole, evitando quelli che vengono definiti «atti temerari», non vi è ragione di temere che la Suva non paghi le spese.

Atti temerari

Le prestazioni assicurative possono infatti essere ridotte solo in presenza di rischi assunti consapevolmente, per esempio praticando lo sport senza un equipaggiamento confacente, oppure percorrendo un itinerario difficile in condizioni meteo sfavorevoli. Questi vengono infatti considerati «atti temerari relativi», per i quali la Suva può negare le proprie prestazioni, mentre vi sono attività, come il Downhill-Biking, che prevede discese a rotta di collo su percorsi ripidi ed accidentati, che rientrano nella definizione di «atti temerari assoluti» e che non sono, in quanto tali, coperte dalla Suva.

Carolina non ha però mai fatto Downhill, anche perché occorre una bicicletta speciale. Il suo è un comune rampichino, con il quale percorre tratte normali, equipaggiandosi comunque correttamente e il suo incidente non è capitato su di una strada innevata o ghiacciata.

Fisioterapia duranteil tempo libero

Invece, sulla questione della fisioterapia, il suo capo ha ragione: Carolina non può far rientrare le sedute nel tempo di lavoro.

Visto il buon decorso post-operatorio, Carolina propone di lavorare da casa, nel periodo in cui è ancora assente per infortunio, ma l’assistenza giuridica del SEV la sconsiglia. Ciò potrebbe infatti rallentare il processo di guarigione e la Suva interrompere di conseguenza il pagamento dell’indennità giornaliera, poiché ha lavorato nonostante un certificato medico sfavorevole.

La valutazione della capacitàdi lavoro compete al medico

Un colloquio con Carolina e il suo capo permette però di risolvere tutti i problemi: Carolina fornirà ogni settimana un certificato compilato dal medico con l’indicazione della capacità lavorativa e dei lavori che lei è in grado di svolgere da casa. La sua buona condizione fisica generale le permette anche di riprendere il lavoro al 20% dopo una settimana e al 70% dopo due. Anche le sedute di fisioterapia si rivelano poi meno frequenti di quanto inizialmente previsto. La chiusura dei conti sarà quindi ultimata per tempo!