colpi di diritto

Aggressioni e indennità

Un collega conducente di bus, reo di aver guardato «di traverso» una persona, subisce un’aggressione, riportando alcune ferite da coltello alla testa e alla schiena.

Fortunatamente, esse non risultano troppo gravi, ma l’aggressione, accompagnata da insulti e minacce di morte, lascia tracce psicologiche piuttosto profonde nel collega.

Il legale incaricato dal SEV segue il collega da vicino in tutta la pratica. La perizia psichiatrica commissionata dal giudice d’istruttoria, determina l’irresponsabilità a livello penale dell’autore, incapace di discernimento a causa di una malattia psichiatrica. Nonostante il tentato omicidio, la giustizia conclude con un non luogo a procedere.

Il termine di opposizione passa da 30 a 10 giorni!

Nella maggioranza dei casi di infrazione penale, l’autorità emette un decreto. Il nuovo codice di procedura penale, in vigore da quest’anno, ha ridotto il termine di opposizione ai decreti penali da 30 a 10 giorni. L’opposizione deve essere presentata per iscritto, ma il diretto interessato non è obbligato a motivarla in modo particolare. Per questo motivo, consigliamo ai nostri membri di inoltrare essi stessi un’opposizione, eventualmente con l’aiuto del segretariato SEV. È inoltre fondamentale richiedere molto rapidamente l’assistenza giuridica del SEV in modo che si possa, se del caso, attribuire tempestivamente l’assistenza di un legale.

VB/gi

Nonostante la sorpresa e la delusione per questa decisione, il collega e il suo legale decidono di non ricorrere, ma di richiedere che l’aggressore venga sottoposto ad un trattamento psichiatrico in ambiente chiuso. Il procedimento penale è pertanto chiuso, mentre sul piano civile le richieste si scontrano ben presto con l’insolvenza dell’aggressore.

Il legale del collega si rivolge pertanto all’autorità politica, chiedendo un risarcimento ai sensi della legge sull’aiuto alle vittime di infrazioni (LAVI), le cui condizioni formali, materiali e contingenti appaiono assolutamente rispettate. Inoltre, il danno psicologico e morale riportato dal nostro collega appare abbastanza grave da giustificare la richiesta di 10 000 franchi inoltrata dallo avvocato del SEV.

Nella sua risposta, l’autorità LAVI sottolinea come il risarcimento sia l’espressione concreta di un dovere di assistenza della collettività nei confronti di una vittima, senza che ne decorra il riconoscimento di una responsabilità diretta dello stato. Non si tratta quindi di una riparazioni civile, che equivarrebbe al pagamento di un errore commesso dall’aggressore. L’importo del risarcimento viene quindi stabilito secondo criteri propri alla LAVI, che prevede un massimo di 70 000 franchi, cifra ridotta del 30-40 % rispetto alla prassi precedente. Il paragone con altri casi simili ha permesso di definire per la fattispecie un risarcimento dello ordine di 4200-6000 franchi. L’autorità LAVI ha quindi riconosciuto l’incontestabile gravità dell’aggressione e i traumi che ne sono conseguiti, ma ha anche rilevato che l’incapacità lavorativa è stata di breve durata e che il collega non ha necessitato di trattamento psichiatrico, stabilendo quindi un risarcimento di 5000 franchi.

Dopo aver consultato l’avvocato, il collega ha accolto questo importo e la questione è stata chiusa.

Team di assistenza giuridica SEV