L’iniziativa per l’attuazione mette il bavaglio ai sindacalisti senza passaporto svizzero, come Manuel Avallone
«Come sindacalista correrei un grosso rischio»
L’iniziativa per l’attuazione è un potente mezzo di intimidazione nei confronti delle persone che non hanno la cittadinanza svizzera. Potrebbero essere espulse dal nostro paese se fossero coinvolte anche marginalmente in una rissa o in un confronto relativamente pacifico con la polizia oppure in caso di violazione di domicilio con danneggiamento. Per loro la partecipazione a un’azione organizzata dal SEV sarebbe un rischio.
contatto.sev: con l’iniziativa per l’attuazione, l’attività sindacale comporta un grosso rischio di espulsione per un «secondo» senza passaporto svizzero come te?
Manuel Avallone: È così. Poniamo ad esempio che il SEV decida di appendere manifesti su delle locomotive. Per me potrebbe configurarsi il reato di violazione di domicilio con danneggiamento e il giudice stabilire che gli attivisti del SEV sono penetrati senza permesso in un deposito e che la colla degli affissi ha rovinato la vernice delle locomotive. Pur non avendo compiuto io stesso questi atti, nella mia veste di vicepresidente potrei essere giudicato corresponsabile. Non sarebbe ancora un motivo sufficiente per espellermi, poiché negli ultimi dieci anni non sono stato condannato a pene detentive o pecuniarie*. Se però in seguito fossi coinvolto in una dimostrazione con un confronto violento con agenti della sicurezza, oppure non dovessi seguire le indicazioni della polizia, rischierei automaticamente di essere espulso. Per non parlare di quanto potrebbe accadere se mi incatenassi ad una locomotiva.
Non ti potresti opporre all’espulsione mediante la protezione giuridica SEV fino al Tribunale federale? Il ricorso significherebbe anche l’effetto sospensivo …
Sì, ma il TF potrebbe comunque confermare l’espulsione, sebbene questa sia assolutamente sproporzionata, qualora i giudici applicassero alla lettera il testo dell’articolo costituzionale dell’iniziativa per l’attuazione.
Potresti ancora appellarti a Strasburgo.
L’iniziativa dice esplicitamente che l’espulsione prevale sul «diritto internazionale non cogente», dunque non so in che modo la Svizzera reagirebbe a una censura della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, nel caso in cui essa accettasse il mio appello, dopo un procedimento comunque molto lungo. Non è nemmeno detto che tale procedimento abbia effetto sospensivo. Per non dire del peso psicologico di essere praticamente già «fuori» con una gamba. Se davvero dovessi lasciare la Svizzera, avrei non pochi problemi a trovare un lavoro in Italia o in Spagna. Lì ci sono stato solo in vacanza, io sono nato qui, la mia patria è la Svizzera. Sono uno Svizzero senza il passaporto elvetico.
Non hai pensato alla naturalizzazione? Altrimenti non potresti più continuare con la tua attuale attività.
Sarebbe una possibile soluzione, poiché come sindacalista di professione correrei davvero grossi rischi. La mia naturalizzazione però non cambia il fatto che l’iniziativa elimina un principio elementare del nostro stato di diritto, ossia quello per cui una corte deve valutare la proporzionalità di una pena. L’iniziativa è un potente strumento d’intimidazione, che punisce con l’espulsione anche reati minori, come per esempio chi partecipa ad azioni o manifestazioni sindacali in difesa dei propri diritti. Il messaggio è chiaro: incassa e taci!
L’iniziativa limita a chi non ha il passaporto svizzero il diritto primario di opporsi sindacalmente allo sfruttamento sul posto di lavoro?
Esatto. Vengono violati sia questo diritto fondamentale, sia altri diritti delle persone senza il passaporto elvetico. Già oggi per loro non è facile difendersi dai soprusi sul lavoro, perché altrimenti rischierebbero sia il posto, sia il permesso di soggiorno. L’iniziativa li rende ancora più attaccabili, in maniera generale. Se rischiano l’espulsione per una rissa o per lesioni corporali semplici, dovranno lasciarsi picchiare da un aggressore, se vogliono restare nel nostro paese. Ma anche così sarebbero esposti a una condanna, se qualcuno dovesse provocarli intenzionalmente. L’iniziativa per l’attuazione priva queste persone di ogni diritto. Essa crea un’enorme disparità fra chi possiede il passaporto rosso e chi non ce l’ha, poiché il giudizio si basa soltanto su questo documento e non sulla loro situazione personale. Durante il periodo dell’Apartheid in Sudafrica, il criterio era il colore della pelle.
Ma le risse e gli altri reati non vanno puniti?
Ovviamente si. Qualsiasi reato dev’essere perseguito, senza riguardo per chi li compie. Il problema creato dall’iniziativa è che si puniscono diversamente gli autori di uno stesso reato, a dipendenza se hanno o meno il passaporto svizzero. L’assurdo di questa iniziativa è che puoi essere espulso per un periodo da 5 a 15 anni, se non hai il passaporto svizzero, anche per reati minori, ciò che io considero una punizione molto dura. La mia esistenza ne sarebbe distrutta, sebbene io sia nato qui. Una cosa del tutto sproporzionata anche per fatti di poca entità. Ed è proprio ciò che non vuole l’iniziativa, perché proibisce esplicitamente ai giudici di correggere tale iniquità e lede così il principio fondamentale della proporzionalità.
L’iniziativa è un pericolo anche per i cittadini svizzeri?
Sì. Intimidire i lavoratori senza passaporto svizzero indebolisce direttamente i sindacati. E se dovesse diventare «accettabile» il principio di base per cui non viene più valutata la proporzionalità di una pena, non passerà molto tempo prima che altre minoranze finiscano nel mirino dell’UDC, ad esempio i disabili, i disoccupati, i beneficiari dell’assistenza sociale. Concretamente, in un’ ottica sindacale significa: se qualcuno non può più opporsi a cattive condizioni di lavoro, cresce la pressione sugli altri.
Markus Fischer
*Come precedente varrà ad esempio una leggera pena pecuniaria per un colpo di sonno, anche senza incidenti o consumo di alcol. Uno stato di sovraffaticamento riscontrato dalla polizia durante un accertamento vale subito come mancata padronanza del veicolo ed è punibile come tale.
BIO:
Manuel Avallone è nato nel 1962 in Svizzera da padre italiano e madre spagnola, dunque è un cosiddetto «secondo». Cresciuto a Thun, ha seguito la formazione di disegnatore edile e di muratore. Fra il 1985 e il 1986 ha prestato aiuto alla ricostruzione in Nicaragua. In seguito è stato segretario sindacale del SEI nell’Oberland bernese. Riqualificatosi in docente di scuola elementare, ha lavorando sia come insegnante sia per il SEI. Al SEV dal 1999, è diventato vicepresidente nel 2008. Vive a Berna con la sua compagna.
Incomprensibile e disumana
L’iniziativa di attuazione fa della Svizzera uno Stato senza diritto
L’iniziativa per l’attuazione è un potente mezzo di intimidazione nei confronti delle persone che non hanno la cittadinanza svizzera.
Potrebbero essere espulse dal nostro Paese se fossero coinvolte anche marginalmente in una rissa o in un confronto relativamente pacifico con la polizia oppure in caso di violazione di domicilio con danneggiamento. Per loro la partecipazione a un’azione organizzata dal SEV sarebbe un rischio. L’iniziativa per l’attuazione – oltre a calpestare lo Stato di Diritto – mette insomma il bavaglio ai sindacalisti senza passaporto svizzero come Manuel Avallone. Intanto un’ampia alleanza ha lanciato una campagna di adesione per il NO.
Espulsione automatica già nel caso di delitti bagattella
Fra quelli che l’iniziativa per l’attuazione cita e che, in presenza di precedenti condanne – anche di minima gravità* – possono portare all’espulsione dal territorio svizzero, vi sono anche reati che possono avvenire facilmente nell’ambito di azioni o di dimostrazioni sindacali.
Violazione di domicilio accompagnata da danneggiamento o furto: «Se durante un’azione del SEV Manuel Avallone entra senza permesso in un edificio delle FFS, compie una violazione di domicilio – spiega l’avvocato zurighese Marc Spescha – e se scrive con lo spray su una vetrata ‹No a Railfit 2030›, compie addirittura un danneggiamento, anche se dovesse creare un’opera d’arte.»
Violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari: se le FFS dovessero chiamare la polizia in seguito a un’azione del SEV, Manuel Avallone sarebbe colpevole di questo reato qualora non si lasciasse allontanare senza reagire. «Basterebbe già la resistenza a pubblico ufficiale – aggiunge Marc Spescha – ad esempio scalciando per non farsi trascinare via.»
Lesioni personali semplici o rissa: qualora nel corso di una manifestazione si venisse alle mani con controdimostranti o agenti di sicurezza privati e Manuel Avallone, in qualità di organizzatore, cercasse di trattare o di riportare la calma, potrebbe facilmente essere coinvolto in una rissa. «Con questo termine si intende uno scontro con almeno tre contendenti caratterizzato dallo scambio reciproco di percosse, corrispondenti almeno alle vie di fatto, senza riguardo se i colpi sono dati per aggredire o per difendersi», spiega Marc Spescha. «Un contendente si rende punibile anche se si sottrae alla lotta prima che subentri la fattispecie, ossia che si ritiri rapidamente.»
Per le lesionicorporali semplici, bastano anche quelle relativamente semplici.
Chi non è cittadino svizzero rischia l’espulsione, anche se partecipa a una dimostrazione che disturba il traffico?
Nell’iniziativa per l’attuazione non si trova alcun riferimento al proposito (gli iniziativisti non ci hanno pensato).È invece il caso nella legislazione di applicazione emessa dal Parlamento dell’iniziativa per l’espulsione (accettata dal popolo a fine 2010). Il nuovo articolo 66a del Codice penale prevede che il perturbamento intenzionale del servizio ferroviario e il perturbamento qualificato della circolazione pubblica comportano di principio l’espulsione dal territorio svizzero. «Qualificato» significa che si mette volutamente in pericolo l’integrità di molte persone. L’espulsione dalla Svizzera non sarebbe però eseguita qualora il giudice ritenesse che l’interesse della sicurezza pubblica non prevale sull’interesse privato dell’autore, perché la legislazione di applicazione dell’iniziativa sull’espulsione prevede che si valuti la proporzionalità. È la differenza sostanziale con l’iniziativa per l’attuazione, che impone al giudice l’espulsione automatica dalla Svizzera qualora sussistano le condizioni.
Fi
Due categorie di delitti
In un primo elenco, l’iniziativa per l’attuazione enumera una serie di reati da gravi a medio gravi, per i quali è prevista l’espulsione automatica per almeno dieci anni. Vi sono incluse però anche infrazioni relativamente meno gravi, che non necessitano di grande energia criminale come ad esempio la violazione di domicilio citata nel testo. Che poi l’abuso di aiuto sociale – reato nuovo e descritto ampiamente – possa condurre forzatamente all’espulsione dal territorio elvetico è una prassi ritenuta del tutto sproporzionata dall’esperto di diritto degli stranieri Marc Spescha: «In questo modo, un cosiddetto «secondo», al momento senza lavoro e che riceve un’indennità di disoccupazione, verrebbe espulso automaticamente per dieci anni, nel caso non dovesse dichiarare i 400 franchi guadagnati sostituendo un paio di sabati un collega nella consegna a domicilio della pizza. Che sia in Svizzera dalla più tenera età, abbia una moglie e due figli e che i soldi guadagnati servano per la fattura del dentista, non potrebbe essere tenuto in considerazione né impedire l’espulsione.»
Un secondo elenco include invece molti reati meno gravi, che pure porterebbero all’espulsione per un periodo da 5 a 15 anni dal nostro paese, se nei dieci anni precedenti vi è già stata una condanna cresciuta in giudicato con una pena detentiva o pecuniaria, pur trattandosi allora di un reato bagattella.
Fi
Commenti
Bachmair Roman 27/02/2016 15:08:55
Hört einmal mit dem "unmenschlich" auf. Das ist nicht nur an den Haaren herbei gezogen, nein total verlogen!
Was sollt denn daran unmenschlich sein? Sind den Verbrechen "menschlich"? Ja, von Menschen gemacht, aber haben nichts mit Menschlichkeit zu tun.
Sorry, dass ich da nicht dem SEV-Slogan entspreche, mein Ja dazu habe ich eingelegt, um meine Unzufriedenheit mit der Arbeit von den Räten zu bekunden!
Und zu guter Letzt: Jeder ist sich des eigenen Glückes Schmied wie man so schön sagt. Wer nichts verbricht, hat auch nichts zu befürchten.