Polizia dei trasporti: il SEV denuncia e ottiene ragione
Gli orari illegali non passano
Dopo aver preso conoscenza degli orari dei collaboratori della polizia dei trasporti, che comportavano violazioni alla legge sulla durata del lavoro (LDL), il SEV è intervenuto presso la direzione. Questa ha riconosciuto i propri errori e ha preso misure per evitare simili errori di distribuzione.
A quanto pare in Svizzera romanda i distributori non erano a conoscenza di tutte le sottigliezze della LDL, dell’OLDL, dei regolamenti e del CCL FFS. I membri hanno dunque informato il SEV di alcune irregolarità negli orari, permettendo così al sindacato di agire rapidamente chiedendo alla direzione di correggere il tiro. Si trattava, in particolare, del mancato rispetto dei turni di riposo tra due turni e dell’assegnazione dei singoli giorni liberi, che è possibile solo con l’accordo dei lavoratori interessati. Michel Willy, capo romando della Polizia dei trasporti, ha fatto controllare la distribuzione e in seguito ha ammesso l’esistenza di errori.
Correzioni immediate
Le correzioni sono state fatte subito. Inoltre la direzione ha adottato delle misure affinché tali irregolarità non si ripetano più in futuro. Una lista di controllo è stata messa a disposizione dei distributori, che riceveranno pure una formazione adeguata. Jürg Hurni, segretario sindacale del SEV, si è espresso in questi termini: «Siamo naturalmente molto soddisfatti della piega che hanno preso gli eventi, dal momento che i lavoratori interessati hanno potuto beneficiare rapidamente di nuovi orari di lavoro corretti dal profilo legale». Jean-Pierre Etique, segretario sindacale del SEV e specialista della LDL aggiunge: «la reazione del responsabile su questa questione ci ha rassicurati. Sarebbe stato per lo meno strano che la direzione di un corpo di polizia avesse perseverato nell’errore».
La questione della divisa
Ora rimane da chiarire solo il problema dei tragitti in uniforme. Una direttiva che risale al mese di settembre del 2015, obbliga i dipendenti della polizia dei trasporti a indossare l’uniforme durante i tragitti effettuati da soli tra il luogo di servizio e il luogo dell’intervento. Il SEV è convinto che da soli è più pericoloso muoversi in uniforme che in abiti civili; ha dunque preso posizione contro tale obbligo. Secondo il sindacato, le FFS non rispetterebbero l’articolo 82 comma 1 della Legge federale sull’assicurazione contro gli infortuni (LAINF), in cui si afferma che «per prevenire gli infortuni professionali e le malattie professionali, il datore di lavoro deve prendere tutte le misure necessarie per esperienza, tecnicamente applicabili e adatte alle circostanze». Il SEV rende attenti i dipendenti: la direttiva consente all’ufficiale di decidere «in altri casi eccezionali». Coloro che preferiscono viaggiare in abiti civili sono invitati a richiedere l’autorizzazione al loro ufficiale. In caso di rifiuto avvertire il SEV che potrà, se del caso, agire in conoscenza di causa.
Henriette Schaffter