Primo convegno dei pensionati VPT
Gli anziani non sono ferrivecchi
I pensionati della sottofederazione delle imprese di trasporto concessionarie hanno svolto per la prima volta un loro convegno. L’interesse suscitato ha chiaramente indicato che vi dovrà essere un seguito.
In genere, il personale delle imprese private di trasporto è organizzato nelle sezioni che riuniscono il personale delle singole aziende e lo rimane anche dopo il passaggio alla pensione. Negli ultimi anni, gli attivi hanno però assunto strutture settoriali (ferrovia, bus, navigazione, ecc.) nell’ambito delle quali vengono discussi i problemi di categoria e anche i pensionati hanno sentito l’esigenza di svolgere un convegno per approfondire i loro problemi.
Grande interesse
L’iniziativa ha raccolto 60 partecipanti da tutta la Svizzera. Dopo il benvenuto del presidente centrale Kurt Nussbaumer, la parola è andata a Giorgio Tuti, presidente SEV, che ha svolto una panoramica dell’attualità sindacale, contraddistinta dalla crisi finanziaria e dalla necessità di lottare contro lo smantellamento sociale.
«Chi afferma che tra di noi vi sono pensionati privilegiati è fuori strada», ha affermato in relazione al dibattito politico sul risanamento delle casse pensioni del trasporto pubblico.
Tuti ha in seguito analizzato la situazione del SEV, esprimendo una «moderata fiducia» per il processo di riforme varato dall’ultimo congresso, che stanno influenzando positivamente anche il reclutamento. Vi sono però senz’altro sezioni che potrebbero essere maggiormente attive. In questo senso, Tuti ha rivolto un appello anche ai pensionati: «conoscete senz’altro molti colleghi e colleghe; convinceteli ad aderire al SEV».
Ricchi e poveri (anziani)
Peter Sigerist, segretario centrale dell’Unione sindacale svizzera, nella sua interessantissima relazione, ha approfondito diversi aspetti su di un rapporto di recente pubblicazione, intitolato «la povertà tra gli anziani in Svizzera». È senz’altro positivo che un numero crescente di persone diventino anziane, ma occorre riflettere sulla loro qualità di vita. Agli anziani benestanti si contrappongono persone in difficoltà. In Svizzera vi sono 160’000 beneficiari di prestazioni complementari, ai quali bisognerebbe aggiungerne altri che non vi fanno capo per orgoglio. In seguito, Sigerist ha combattuto diversi pregiudizi, quali il contributo che le giovani generazioni sarebbero chiamate a versare a quelle più anziane. Nell’assicurazione malattia, per esempio, le maggiori spese vengono generate nelle ultime settimane di vita, indipendentemente dall’età. Inoltre, gli anziani contribuiscono, con l’IVA sui loro consumi, al finanziamento delle istituzioni sociali. Le eredità, anticipate e non, generano un importante passaggio di capitali da una generazione all’altra anche se, a volte, il progressivo invecchiamento della popolazione fa si che gli eredi, quando diventano tali... non siano più tanto giovani. Da ultimo, occorre considerare l’importante contributo dato dagli anziani sotto forma di lavoro volontario. «In Svizzera, non possiamo parlare di un conflitto, ma piuttosto di un patto fra le generazioni, basato sulla solidarietà e che merita di essere rafforzato».
Tutto sottosopra
Nel pomeriggio, la consigliera nazionale Silvia Schenker ha illustrato la situazione delle assicurazioni sociali, di cui si stanno esaminando tutte le componenti, «proponendo però solo peggioramenti ». Si vuole innalzare l’età AVS delle donne, senza però affiancare un pensionamento flessibile veramente accessibile e si rimettono in discussione i meccanismi di adeguamento delle rendite. La prossima revisione dell’AI è poco più di un piano per reintegrazioni forzate, con tagli sui mezzi ausiliari, il plafonamento dei contributi della Confederazione e restrizioni dei contributi di assistenza.
Nell’assicurazione disoccupazione potremmo avere una decurtazione delle prestazioni e un aumento delle quote, mentre nell’assicurazione infortuni si pensa ad un peggioramento delle prestazioni e ad un indebolimento del ruolo della SUVA. Nell’assicurazione malattia, vi sono misure urgenti a danno degli assicurati, mentre la Politica si rifiuta di aumentare i sussidi sui premi. Il prossimo mese di marzo dovremo inoltre votare sull’abbassamento del tasso di conversione delle casse pensioni e il Consiglio federale si è rifiutato di aumentare il tasso di interesse minimo. «Dobbiamo veramente batterci affinché le assicurazioni sociali continuino a meritare questo nome» è stata la sua conclusione.
Risanamenti almeno paritetici
La vicepresidente del SEV Barbara Spalinger ha infine approfondito il problema dei risanamenti degli istituti affiliati all’Ascoop, che registrano spesso situazioni molto differenti tra loro. Negli ultimi anni, alcuni hanno lasciato l’Ascoop, la quale, per arginare questa emorragia, sta creando un nuovo istituto al quale potranno aderire tutte le aziende che dispongono di un piano concreto di risanamento. Le altre dovranno restare all’Ascoop e si dovranno trovare nuove soluzioni. Per il SEV, queste non potranno andare solo a spese del personale: «i datori di lavoro, che spesso comprendono anche la Confederazione, i cantoni e i comuni, devono parteciparvi in misura almeno paritetica. Le particolarità delle aziende e delle loro situazioni rendono però impossibile formulare una rivendicazione generalizzata». Per questo motivo, i singoli processi di risanamento vengono seguiti dai segretari SEV.
Pan / gi