Colpi di diritto
Piccole differenze con grandi conseguenze
L’assistenza giuridica del SEV ha permesso di mantenere almeno mezza rendita AI.
Al di là dell’esito giuridico, questa è la triste storia di un quarantenne che ha sempre svolto volentieri attività manuali e che ha lavorato come pulitore e artigiano specialista presso le FFS sino ai 34 anni di età. Poi ha dovuto sottoporsi a cure mediche e fisioterapiche per dolori di schiena crescenti, tanto da rendere inevitabili ben quattro operazioni, che non gli hanno tuttavia permesso di rientrare nella sua attività originale.
Al termine del periodo di garanzia del salario, le FFS hanno pertanto fatto uso della loro facoltà di sciogliere il rapporto di lavoro.
Rientro promettente
L’assicurazione invalidità gli ha comunicato di ritenerlo inabile al lavoro in misura del 57 percento, riconoscendogli di conseguenza una mezza rendita. Le sua capacità lavorative erano limitate ad attività leggere, che escludevano di sollevare pesi e che permettevano lunghe pause per riprendersi. Grazie anche all’aiuto del servizio di reintegrazione, è finalmente riuscito a trovare un posto con queste caratteristiche e, per due anni, il nostro collega ha potuto vivere una vita abbastanza tranquilla. Sul suo posto di lavoro era apprezzato come collaboratore affidabile e rispettoso, percepiva il suo mezzo stipendio, la sua mezza rendita AI e una mezza rendita dalla cassa pensioni FFS. In quanto pensionato FFS, faceva parte della sottofederazione PV del SEV.
La sua ditta è poi però stata venduta e il nuovo proprietario ha ben presto incrementato le pressioni sui lavoratori, chiedendo in particolare al nostro collega di svolgere turni più lunghi e di sollevare pesi maggiori. Le conseguenze sullo stato di salute sono state inevitabili. Trascorso il tempo di protezione, il nostro collega ha ricevuto il licenziamento e gli è anche sorto il sospetto che la ditta avesse parlato male di lui anche all’AI. Ha manifestato la sua delusione nei confronti della ditta, scrivendole tra l’altro delle numerose volte in cui aveva stretto i denti, assumendo medicamenti per potersi presentare sul posto di lavoro. Poco dopo, ha ricevuto anche la convocazione dell’AI per una visita di controllo nell’ambito di una revisione della sua rendita, al termine della quale gli è stato riconosciuto un grado di invalidità diminuito al 44 percento. La sua rendita passa quindi da metà ad un quarto e il nostro collega, padre di famiglia, oltre a perdere il reddito dal lavoro, si vede dimezzate anche le prestazioni previdenziali.
Valutazione errata
Si rivolge pertanto all’assistenza giuridica SEV che lo indirizza ad un legale esperto in assicurazioni sociali, il quale osserva come la nuova valutazione abbia constatato alcuni cambiamenti della situazione, insufficienti però a documentare un effettivo miglioramento delle condizioni di salute. Egli risultava infatti in grado di sollevare pesi superiori, ma le prove erano state comunque interrotte prima dell’insorgere della soglia di dolore e non avevano tenuto conto del fatto che il collega aveva mantenuto un certo tono muscolare con un allenamento regolare per prevenire ulteriori peggioramenti.
Come spesso accade, l’ufficio AI ha ignorato queste obiezioni ed è quindi stato necessario rivolgersi al tribunale cantonale delle assicurazioni, la cui conclusione è stata inequivocabile: «non vi è alcuna prova di un miglioramento dello stato di salute ».
Il tribunale ha quindi ripristinato il precedente grado di invalidità e, di conseguenza la mezza rendita. Si è quindi proceduto al versamento retroattivo della differenza per i due anni richiesti dal procedimento, che ha permesso al nostro collega almeno di ripagare parte dei debiti accumulati in questo periodo, ma non di soddisfare la sua volontà di ritrovare un posto di lavoro.
Senza l’aiuto dell’assistenza giuridica del SEV, la situazione sarebbe stata insostenibile, ma la famiglia del nostro collega è tutt’ora obbligata a vivere in modo molto modesto.
Assistenza giuridica SEV