Interruzione dell'attività professionale

Salario rivalutato ad una mamma

Rientrata alle FFS dopo alcuni anni, Corinne ha ottenuto, con l’aiuto del SEV, il riconoscimento delle competenze acquisite durante l’interruzione dell’attività professionale.

Lo stipendio determinato dopo un’interruzione della carriera deve tener conto dell’esperienza acquisita in altre attività (volontariato, corsi linguistici, impegno in commissioni scolastiche, ecc.). Immaginiamo che una donna, dopo aver lavorato alcuni anni, si dedichi all’educazione dei figli e una volta grandi, voglia riprendere a lavorare nella precedente professione, ma l’impresa… uff! delle sue esperienze fatte prima dell’interruzione del lavoro non ne voglia sapere e neppure di quelle fatte nel frattempo. La retribuzione che le viene proposta risulta essere inferiore addirittura a quella percepita prima.

Niente da fare? No, perché grazie all’intervento del SEV, il salario viene rivisto verso l’alto!

Corinne ha 21 anni quando inizia a lavorare alle FFS, svolgendo l’apprendistato di due anni nel servizio di stazione. Durante 7 anni è attiva nel servizio di vendita e cambio, circolazione treni, in diverse stazioni. Quando insieme a suo marito decide di farsi una famiglia, lascia l’impresa. A quel momento, il suo stipendio ammonta a 76 mila franchi all’anno. Per altri 7 anni, Corinne si impegna in lavoro di volontariato nella ludoteca locale, nella commissione scolastica, lavora pure nella società di sviluppo del suo comune e segue corsi linguistici.

Il desiderio di riprendere l’attività lucrativa la porta a tornare al servizio delle FFS, in un posto nel servizio circolazione treni a tempo parziale. Le viene proposto uno stipendio di circa 70 000 franchi. Corinne occupa questo posto per 18 mesi e in seguito ottiene un posto di segretaria d’esercizio in un team di vendita viaggiatori, per cui riceve una retribuzione di 71 200 franchi, corrispondente a quello precedente nel servizio della circolazione dei treni.

Le viene richiesto un periodo di prova, durante il quale lei deve rifare la formazione (nella maggior parte durante il suo tempo libero) e superare un esame nel campo della vendita. Superato l’esame, chiede spiegazioni in merito al salario, che reputa troppo basso. Le risposte che ottiene, alquanto approssimative, si riferiscono soprattutto al confronto con altri membri del team. Una risposta che non ha certo soddisfatto Corinne, che si è rivolta a noi, mettendo in evidenza il fatto che l’impresa approfitta della sua esperienza, attribuendole dei turni, dopo alcuni giorni di introduzione. D’altra parte, non tiene conto dell’esperienza passata nella fissazione della retribuzione. Grande è quindi la sua delusione che la scoraggia, soprattutto pensando ai molti anni che dovranno passare, prima che possa raggiungere il massimo del suo precedente livello salariale. Per il sindacato, questa vicenda illustra bene le difficoltà con cui sono confrontate le donne che vogliono riprendere un’attività lavorativa, dopo aver messo al mondo i figli. Doversi accontentare di un salario nettamente inferiore, per un lavoro equivalente dopo 7 anni di sospensione, è particolarmente duro. Durante lunghi mesi, l’impresa si limita a giustificare i calcoli e la fissazione della retribuzione dello stipendio di Corinne. Ciononostante, grazie all’insistenza del sindacato, le barriere cedono e si da inizio ad una trattativa seria sulla fissazione di un salario corretto, tenendo conto di tutti gli elementi pertinenti.

Da una parte, Corinne rinuncia a pretendere la retroattività, mentre da parte delle FFS si riconosce il principio di un aumento rapido – sull’arco di 7 mesi – del numero degli anni di funzione, ciò che permetterà a Corinne di raggiungere più in fretta il massimo del suo livello salariale.

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