75 anni di AVS – un’istituzione sociale che cambia
L’assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) è stata introdotta nel 1948, ma la sua storia nasce già prima della Seconda guerra mondiale. L’AVS continua a essere la principale conquista sociale del dopoguerra, nonostante i ripetuti tentativi di riforma da parte dello schieramento neoliberale. Il SEV coglie l’occasione di questo anniversario per ricordare i principi fondamentali di questa istituzione sociale e per chiedere l’attuazione del mandato costituzionale. Questo prevede che l’AVS permetta di finanziare il proprio sostentamento, ma la realtà è ben diversa. Ed è per questo motivo che misure quali la 13esima mensilità AVS sono necessarie e urgenti.
La storia dell’AVS risale a oltre un secolo fa. Il sindacato chiedeva già da tempo un’assicurazione per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità, anche durante lo sciopero generale del 1918. Nel 1925 venne emanato un mandato costituzionale in tal senso. Durante la Seconda guerra mondiale, il Consiglio federale si avvalse dei propri poteri straordinari per favorire lo sviluppo delle assicurazioni sociali, introducendo in particolare l’indennità per la perdita di salario e di guadagno destinata ai militari. L’AVS è quindi figlia del clima di cambiamento politico che ha interessato la Svizzera nel momento in cui si stava profilando la vittoria degli alleati.
Nel 1942 un’iniziativa popolare sostenuta dalla sinistra e dai liberali aveva chiesto di trasformare l’ordinamento delle indennità per perdita di salario e di guadagno (IPG) nell’AVS. L’organizzazione e il finanziamento di queste prestazioni sono serviti da modello per la nuova assicurazione per la vecchiaia. Nell’ottobre 1945 il Consiglio federale accolse la richiesta dell’Unione sindacale svizzera e versò provvisoriamente le eccedenze del regime IPG nella previdenza per la vecchiaia. Il Parlamento avallò questa decisione, che allo stesso tempo permise di risolvere il problema del finanziamento dell’AVS. Nonostante la legge sull’AVS avesse incontrato il favore della maggioranza del Parlamento, una coalizione della Svizzera occidentale di liberali, cattolici conservatori e rappresentanti dell’industria, lanciò il referendum. E fu così che il 6 luglio 1947 i voti favorevoli alla nuova AVS raggiunsero l’80 %.
Solidarietà – dall’alto verso il basso
Già la prima legge AVS prevedeva il finanziamento della ripartizione dei contributi: i contributi versati in egual misura dal datore di lavoro e dal lavoratore vanno direttamente ai pensionati, con un tetto massimo per le rendite mensili più elevate. Questa soluzione non è solo equa, ma scaturisce da uno spirito di solidarietà così sintetizzato dal blogger politico Walter Langenegger: «Il principale dovere dello Stato moderno dovrebbe consistere nell’assicurare una ridistribuzione dall’alto verso il basso. Le persone che, grazie alle buone condizioni quadro statali, possono contare su redditi elevati e grandi patrimoni dovrebbero contribuire al finanziamento degli oneri più di chiunque altro.»
Opposizione e miglioramenti
Sin dalla sua introduzione, le forze di destra hanno cercato di sabotare a più riprese l’AVS, nonostante la sua stabilità nel corso degli anni, con lo stesso aumento della massa salariale e del fabbisogno di rendite. Ne è un esempio il progetto di riforma AVS21 approvato lo scorso anno: in proporzione l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto grava maggiormente sui redditi medio- bassi rispetto a quelli delle persone benestanti. L’ingiustizia più grande è stata subita dalle donne: l’innalzamento dell’età di pensionamento significa infatti per loro una riduzione della rendita di circa 1200 franchi all’anno.
A differenza del progetto AVS21, che rappresenta un ritorno al passato, la decima revisione dell’AVS, approvata nel 1995, costituisce una pietra miliare in materia di parità di trattamento. Da allora – grazie all’introduzione degli accrediti per compiti assistenziali ed educativi – l’attività di assistenza e cura non retribuita, che continua a essere prevalentemente prestata dalle donne, è inclusa nel calcolo della rendita. Pertanto, le donne non vengono più «punite» quando si prendono cura dei figli. A differenza del secondo pilastro, con l’AVS non devono mettere in conto una riduzione massiccia delle rendite.
13esima mensilità AVS anziché tagli
La diminuzione del potere d’acquisto e l’aumento dei prezzi mettono ulteriormente sotto pressione le rendite. In questa situazione è necessario rafforzare l’AVS, non ridurla. Perché chi ha lavorato tutta la vita merita una buona pensione. Il passo successivo deve essere la tredicesima mensilità della rendita AVS, tanto più che non è ancora stato adempiuto il mandato costituzionale – ossia rendite in grado di coprire il fabbisogno vitale. Per questo motivo, il 25 settembre diverse associazioni di pensionati scenderanno in piazza a Berna all’insegna del motto «L’ora delle anziane e degli anziani» (vedi giornale SEV, n. 10).
Eva Schmid
Commenti
BIRCHER 26/09/2023 18:46:53
Après avoir lu les dernières nouvelles qui tournent autour de notre AVS, je suis de plus en plus convaincu que notre belle Suisse est en train de sombrer à cause de la funeste droite, qui se donne un mal fou pour tout détruire le social acquis par nos pères,qui ont tant lutté pour l'obtenir .
Je ne ferai pas de commentaire sur l'augmentation des primes maladie 2024 !
Sinon, je passerais pour un grossier personnage !
Avec mes meilleures salutations.
Tristan Bircher.
Retraité.