Protezione contro la discriminazione
«L’odio non è un’opinione»
Il 9 febbraio 2020 il popolo sarà chiamato a decidere sull’estensione della norma penale contro il razzismo (articolo 262 bis del Codice penale). In sostanza si tratta di decidere se in futuro la legge debba proteggere anche lesbiche, omosessuali e bisessuali dall’odio e dalle discriminazioni. Le persone LGBTI sono particolarmente bersagliate dall’odio, espresso in diverse forme. L’estensione della protezione è dunque davvero necessaria, i sindacati si battono per un chiaro sì.
Dal 1995 il codice penale, con la cosiddetta «norma penale contro il razzismo», proibisce la discriminazione nonché l’incitamento all’odio per razza, etnia e religione. Da allora simili attacchi sono perseguiti penalmente.
Nel 2013 Mathias Reynard, consigliere nazionale PS del Vallese, ha chiesto con un’iniziativa parlamentare che questo articolo venga esteso al criterio dell’orientamento sessuale, tutelando in tal modo anche lesbiche, omosessuali e bisessuali. Il parlamento ha accettato l’iniziativa di Reynard, tuttavia gli ambienti della destra conservatrice che gravitano attorno all’UDF e all’UDC hanno impugnato l’arma del referendum. Per questo motivo l’estensione dell’articolo contro la discriminazione sarà sottoposta a votazione il 9 febbraio 2020.
Le persone LGBTI non sono sufficientemente tutelate
L’estensione è necessaria in quanto attualmente le persone LGBTI non sono sufficientemente tutelate. In particolare sul posto di lavoro si verificano continuamente discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale. Secondo un sondaggio della Fédération Genevoise des Associations LGBTI il 30% dei lavoratori omosessuali viene regolarmente discriminato nella vita lavorativa. Grazie alla commissione LGBTI dell’USS e alle sue direttive sul CCL numerosi contratti collettivi di lavoro, tra i quali quello delle FFS, contemplano specifiche clausole di tutela; tuttavia a livello superiore, ossia nel codice penale, non esiste alcuna protezione di validità generale.
Chi si oppone all’estensione della norma penale contro il razzismo sostiene che la protezione dalle discriminazioni è già contemplata dalla legge federale sulla parità dei sessi (LPar). Tuttavia basta un esempio concreto per dimostrare che questa tutela non è sufficiente: nel 2015 un impiegato dell’Esercito ha presentato un ricorso in quanto non gli era stato prorogato il contratto di lavoro a causa della sua omosessualità. Il Tribunale federale tuttavia ha respinto il ricorso affermando che in quanto omosessuale non poteva contestare una discriminazione diretta ai sensi della LPar.
La legge presenta un’altra lacuna importante: al momento infatti non vi è la possibilità di procedere contro le discriminazioni ai danni di persone LGBTI in quanto gruppo. Se ad esempio qualcuno su Facebook scrive che tutte le lesbiche sono malate e devono essere «scopate come si deve», con l’attuale quadro giuridico non può essere fatto nulla. L’estensione della norma penale contro il razzismo consentirebbe di perseguire questi incitamenti alla violenza – e non solamente dopo che una singola persona ha già subito una violenza.
La libertà d’opinione rimane garantita
Poiché con l’ampliamento della protezione contro la discriminazione potrebbe essere perseguito penalmente già l’incitamento all’odio e alla violenza, gli oppositori temono una limitazione della libertà di culto e religiosa. Tuttavia le affermazioni critiche, le opinioni personali e i dibattiti non rientrano nella norma penale estesa.
Nadja Her, avvocato e co-presidente della Organizzazione svizzera delle lesbiche, nell’intervista al Sonntagsblick del 1° dicembre ha parlato chiaro: «La libertà di espressione ha dei limiti, quando viene utilizzata in modo indebito per ferire la dignità dell’essere umano e discriminare le minoranze. In ogni caso, l’odio non è un’opinione.» Nonostante la Svizzera sia generalmente riconosciuta come un Paese socialmente aperto, deve ancora recuperare per quanto riguarda la situazione delle persone LGBTI. Nella classifica europea stilata dall’organizzazione LGBTI internazionale ILGA, la Svizzera occupa un vergognoso 27° posto.
Un chiaro sì nell’urna il 9 febbraio
Nel nostro Paese le persone non eterosessuali non sono sufficientemente tutelate contro la discriminazione, l’odio e le diffamazioni. L’ampliamento della norma penale contro il razzismo rappresenta un importante passo avanti verso la parità di trattamento, anche se le persone transessuali e intersessuali rimangono comunque escluse dalla protezione contro la discriminazione. A tal fine servirebbe un’ulteriore aggiunta: protezione contro la discriminazione basata su identità di genere e orientamento sessuale.
Il 9 febbraio è necessario pertanto un chiaro «Sì» all’estensione della norma penale contro il razzismo!
Karin Taglang
Commenti
chappuis 19/12/2019 09:27:21
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