sulle orme di …
Mimmo Ferrazzo, comandante
È stato battezzato Domenico, ma per tutti è Mimmo, comandante sul Lago Maggiore. Presidente in pectore della Commissione del personale, Mimmo è stato uno dei volti di punta dello storico sciopero sul Lago Maggiore e membro della delegazione di trattativa che ha negoziato il nuovo CCL SNL che entrerà in vigore l’anno prossimo (cfr. pagina 2).
Occhi verdi, barba folta, stretta di mano ferma. Da qualche parte nel suo cuore, c’è un Corto Maltese (leggendario personaggio del Novecento creato da Hugo Pratt) che alimenta la sua predisposizione per l’avventura. Sì, perché dietro l’aspetto calmo e pacato, c’è un uomo che ama scoprire nuove orizzonti, aperto sul mondo e sulle persone. Generoso e spesso autoironico, Mimmo Ferrazzo vive sulle sponde del Lago Maggiore dall’età di quattro anni, al suo arrivo dalla Calabria. Il lago lo ha vissuto fin da piccolo, e dopo una parentesi come piastrellista, la passione chiama. Approda alla NLM prima come scalista, poi come bigliettaio-marinaio e successivamente come motorista. Supera gli esami per la patente e dal 2000 è comandante di ruolo sui battelli che navigano sul Lago Maggiore. Mimmo è stato una delle figure centrali dello sciopero del 2017. E quella sì, che è stata un’avventura. Nel bene e nel male.
«L’annuncio del licenziamento collettivo da parte della ex NLM è arrivato come una doccia fredda. I sindacati si sono subito mobilitati e hanno sostenuto il personale dal primo giorno di sciopero». Sono stati momenti esaltanti e al contempo angoscianti, poiché uno sciopero non è mai un’esperienza facile da vivere. «Si mescolano sentimenti di ogni genere, che ribollono dentro ciascuno di noi. Si passa dalla speranza - racconta Mimmo, ripescando dalla memoria i suoi ricordi vivi e chiari - all’incertezza, dalla rabbia alla complicità». Certo è che alla fine di quel percorso, tutti i marinai sono in qualche modo cambiati, perché quell’esperienza ha segnato le loro vite.
Mimmo non ha mai mollato e ha seguito la vicenda della navigazione fino al suo epilogo: l’approvazione del nuovo CCL, che entrerà in vigore l’anno prossimo. «Devo ammetterlo, è stato faticoso. Ma è stato anche un percorso di crescita personale. Poiché quando ci si siede al tavolo delle trattative - sottolinea Mimmo - si deve essere pronti a negoziare, ad ascoltare, a fare la sintesi delle diverse posizioni e delle rivendicazioni sindacali. Passo dopo passo, sapendo perfettamente che qualche inciampo è inevitabile. Alla fine ciò che conta è ottenere il massimo e l’adesione dei colleghi e delle colleghe».
Quando mi parla della sua esperienza, ogni tanto lo sguardo di Mimmo segue la linea dell’ orizzonte, come a voler guardare più lontano. E mi viene in mente subito la bella citazione dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano: «L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare».
Se è vero che il nuovo CCL non è un’utopia, è altrettanto vero che per crescere e andare avanti, occorre camminare, seguendo l’orizzonte del cambiamento che tutti speriamo migliore. «Le aspirazioni personali sono spesso intime. Mentre quelle collettive, necessarie più che mai nella società di oggi, possono essere raggiunte anche grazie al sindacato. Ed è in fondo anche per questo motivo che mi sono avvicinato al sindacato: perché ogni problema individuale - spiega Mimmo - deve diventare un impegno collettivo. Solo con il collettivo la solidarietà ha un senso forte, capace di creare una profonda coesione». Entrato nel SEV ventisei anni fa, Domenico Ferrazzo si è avvicinato gradualmente all’attività sindacale, fino ad assumere con il tempo un ruolo di primo piano.
La sua grande passione rimane tuttavia il lago: «Quando sono al comando del battello, sento un senso di pace. Davanti a me un paesaggio familiare, che sa però riservarmi sorprese quotidiane: a volte, di sera, lo scenario che mi si presenta davanti agli occhi sembra un magnifico acquarello». La luce, infatti, cambia i profili, i riflessi nell’acqua disegnano mondi immaginari mentre i battelli solcano sicuri il lago. «Pilotare un battello - sottolinea Mimmo - implica una grande responsabilità e spetta al comandante prendere le decisioni che si impongono quando, per esempio, le condizioni meteo sono avverse o quando soffia il vento da nord, che favorisce il modo ondoso del lago, rendendo così difficile sbarco e imbarco».
Uno degli aspetti che ama del suo mestiere è anche il contatto con le persone. Del resto la navigazione rappresenta un vettore molto importante - e promettente - per il turismo. «I passeggeri, siano essi pendolari o turisti, salgono a bordo, ognuno con le loro storie. E il mio compito è trasportarli da una sponda all’altra del lago nelle migliori condizioni possibili».
Françoise Gehring