Misure di stabilizzazione della cassa pensione presso SBB Cargo International: l’assemblea approva
Luce verde all’accordo
I macchinisti di Cargo International sono pronti a fare la loro parte. Ma sull’accordo 50:50 che riguarda l’interoperabilità mantengono alta la guardia.
Numerosi, come al solito, pronti e sempre attenti alle loro condizioni di lavoro. I macchinisti di SBB Cargo International, riuniti domenica a Bellinzona, hanno approvato l’accordo relativo alle misure di stabilizzazione della cassa pensione, dopo che il 13 gennaio 2016 avevano dato al SEV un mandato negoziale. Martin Allemann, titolare del dossier, ha dunque elencato gli aspetti positivi, ovvero: prolungamento dell’attuale CCL fino al 2020 (misura condivisa anche dal presidente del SEV Giorgio Tuti); per gli anni 2016 e 2017 verranno concessi aumenti individuali pari almeno allo 0,7% della massa salariale; per gli anni 2018-2019-2020 gli aumenti saranno dello 0,8% della massa salariale. In contropartita l’azienda ha chiesto che: dal primo gennaio 2017 la durata giornaliera del lavoro viene aumentata a 498 minuti per un importo annuo di 2075 ore; e dal 2016 al 2020 il singolo giorno di vacanza ai sensi dell’articolo 68.2 del CCL viene sospeso.
Dopo un’accesa e vivace discussione, che ben esprime lo spirito critico dei macchinisti, Angelo Stroppini e Thomas Giedemann hanno riportato al centro la palla; la partita si è dunque chiusa con l’approvazione – a grande maggioranza – dell’accordo proposto.
Resta invece a centrocampo la palla per una partita assai più complessa e molto combattuta: l’accordo di reciprocità nel traffico interoperabile. «Come sapete – ha spiegato Stroppini – SBB Cargo International – contesta l’interpretazione di questo importante accordo in base ad una chiave di lettura che non ci piace per nulla perché non tutela i posti di lavoro dei macchinisti svizzeri, andando così contro il principio stesso dell’accordo. Sarà dunque in ogni caso un tribunale a dover decidere. L’azienda entro il 17 giugno deve farci sapere se desidera ricorrere in sede civile o se ricorrere al Tribunale arbitrale».
Thomas Giedemann, che segue attentamente il dossier, ha comunque avvisato i colleghi: «I tempi della giustizia sono piuttosto lunghi, lo ha dimostrato il caso Crossrail. Allo stato attuale della vertenza è l’unica via percorribile. Perché come sindacato vogliamo chiarezza».
Françoise Gehring