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La promozione del tempo parziale resta troppo sovente una dichiarazione stampata nel CCL

«La possibilità del tempo parziale dipende dai dirigenti»

Martin Allemann, segretario SEV e specialista delle questioni di durata del lavoro, auspica un maggior impegno dei dirigenti delle FFS per concretizzare la dichiarazione del CCL sul lavoro a tempo parziale. Allemann lavora lui stesso a tempo parziale (80%).

Martin Allemann: "molti capi pensano che la validità di un dipendente dipenda dal lavoro al 100 percento."

contatto.sev: per rimediare alla mancanza di macchinisti, le FFS respingeranno tutte le richieste di riduzione del tempo di lavoro e assumeranno macchinisti solo a tempo pieno. Cosa ne pensi?

Martin Allemann: in primo luogo, ciò non contribuirà certo ad accrescere l’interesse per questa professione. Anzi, chi cerca un impiego a tempo parziale, la scarterà e, quindi, il numero di potenziali candidati diminuirà ulteriormente. Secondo me, il lavoro a tempo parziale dovrebbe essere favorito, come precisato dal CCL. Vietarlo è controproducente.

Ma che atteggiamento hanno le FFS verso il tempo parziale?

Dichiarano di favorirlo, ma purtroppo è solo una dichiarazione stampata nel CCL. In realtà, il tempo parziale viene concesso solo in modo molto selettivo, se non addirittura ostacolato.

Alcuni capiteam sostengono di non poter concedere riduzioni del grado d’impiego perché non sarebbero in grado di rimpiazzare le percentuali scoperte.

È vero e proprio in questi team chi lavora a tempo parziale viene messo sotto pressione, perché gli altri devono assumersi la parte di lavoro che non viene svolta da chi è a tempo parziale. Sono proprio questi casi che dimostrano la mancanza di volontà pratica delle FFS di promuovere il tempo parziale, che viene concesso solo laddove conviene all’azienda.

È un problema ad alto livello oppure piuttosto dei «capetti»?

Da una parte, è un problema generale dei superiori, secondo i quali solo a tempo pieno un o una dipendente può essere considerato/a veramente valido/a. Dall’altra, anche gli alti dirigenti non dovrebbero limitarsi a dichiarare il loro sostegno al tempo parziale, ma dare direttive chiare su come questo debba essere implementato in tutta l’azienda.

Secondo te, lavorando a tempo parziale presso le FFS si hanno le stesse possibilità di carriera?

Sin tanto che si parte dal presupposto che un buon collaboratore o una buona collaboratrice deve essere disponibile almeno 12 ore al giorno, 5giorni la settimana, difficilmente chi lavora a tempo parziale potrà avere buone opportunità di carriera.

Il problema viene quindi dalla mentalità dei capi...

Esattamente, è proprio un problema di mentalità, perché il lavoro parziale dipende proprio dai superiori e dalla loro disponibilità, a tutti i livelli, ad adattare l’organizzazione alle esigenze di chi lavora a tempo parziale. Sin tanto che non sarà stato fatto questo passo, chi lavora a tempo parziale avrà sempre le stesse difficoltà.

Un altro ostacolo è certo la diminuzione salariale derivante dal tempo parziale, che ne fa un’opzione di lusso, che non tutti possono permettersi.

È chiaro. Spesso, chi lavora a tempo parziale dipende dal suo o dalla sua partner, che con il suo salario integra le entrate della coppia. Ma vi è anche chi si può permettere di rinunciare ad una fetta di stipendio. Quello finanziario non è però l’unico ostacolo. Vi è tutta una serie di condizioni che devono essere soddisfatte. Vi sono coppie che vorrebbero suddividersi il posto di lavoro, per esempio nel personale treno, ma che vengono costantemente ostacolate, per esempio dalla mancata concessione del tempo sufficiente tra la fine del turno del marito e l’inizio del turno della moglie per garantire una cura continua dei figli.

Personalmente, che esperienze hai fatto con il tempo parziale?

Io lo trovo un ottimo sistema per partecipare alla vita famigliare e per ripartire gli oneri di un’economia domestica. Io vedo i miei figli crescere e mia moglie ha la possibilità di andare a lavorare. Il lavoro a tempo parziale esige maggior attenzione nell’organizzazione e la pianificazione giornaliera. Occorre anche maggior flessibilità, oltre che personale, da parte del datore di lavoro, che deve accettare che non si sia sempre disponibili, proprio perché abbiamo una famiglia di cui dobbiamo occuparci.

Lavoravi già a tempo parziale come macchinista alle FFS?

No, a quei tempi – stiamo parlando degli anni ’80 – praticamente non se ne parlava. Vi era anche l’ostacolo del servizio militare e gradi di impiego inferiori al 90 percento non erano ammessi.

Sei poi arrivato al SEV nel 1989 e dal 2000 lavori all’80 percento. Al SEV non vi sono problemi per lavorare a tempo parziale?

Come detto, occorre una certa flessibilità e un impegno di coordinazione da entrambe le parti. Ma nel frattempo, il lavoro a tempo parziale si è piuttosto diffuso in seno al SEV.

Pensi che i sindacati dovrebbero rivendicare dalle aziende un’estensione del lavoro a tempo parziale e una maggior attenzione ad evitare penalizzazioni per chi vi fa ricorso?

Certo. Tutte le aziende dovrebbero rivedere le proprie strutture in modo da permettere il lavoro a tempo parziale a tutti i livelli. È inoltre importante definire le modalità di lavoro a tempo parziale e di compensazione del tempo libero supplementare, per evitare fluttuazioni che vanno dall’impiego a tempo pieno nei momenti di punta e in misura infima quando vi è meno lavoro. Chi lavora a tempo parziale non può essere solo un o una tappabuchi! L’articolo 53 del CCL FFS prescrive i punti che devono essere regolati nel contratto di lavoro.

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CCL FFS, Art. 53 "Modello di lavoro a tempo parziale"

1 Il lavoro a tempo parziale è promosso a tutti i livelli e in tutte le forme.

2 Il modello concordato tra la collaboratrice o il collaboratore e il superiore dev’essere stabilito per iscritto.

3 In caso di cambiamento del grado di occupazione o di stipulazione di un nuovo contratto di lavoro a tempo parziale occorre definire per iscritto in particolare i seguenti punti:
– grado di occupazione;
– modello di lavoro a tempo parziale, per es. riduzione giornaliera del tempo di lavoro o giorni liberi supplementari;
– momento di fruizione dei giorni liberi supplementari, per es. a cadenza settimanale, mensile o a blocchi;
– impieghi nel fine settimana nel caso della settimana d’esercizio di cinque giorni

Altre disposizioni sul tempo parziale sono contenute negli art. 55 (durata del lavoro giornaliera prestabilita) e 74, che precisa tra l’altro che chi è occupato a tempo parziale ha il diritto di beneficiare delle stesse vacanze di chi lavora a tempo pieno.

Per scongiurare l’iperflessibilità del personale, occorrono regole molto chiare.