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FFS Cargo irremovibile sulla necessità di ridurre il traffico a carri completi

(Non) volere è potere …

Nonostante la volontà politica di trasportare le merci in primo luogo per ferrovia e le accese proteste del SEV, FFS Cargo resta dell’idea di chiudere gran parte dei 155 punti di servizio meno utilizzati e redditizi.

Philipp Hadorn: «Nessuno impedisce a FFS Cargo di puntare sui grandi volumi, mantenendo nel contempo il servizio nelle località periferiche, per il quale potrebbe ricevere un indennizzo.»

FFS Cargo non ha accettato di rinviare il progetto sin quando il Parlamento non si sarà pronunciato sulla promozione del trasporto merci interno per ferrovia, oppure su di un’indennità provvisoria. Le soluzioni flessibili sembrano essere riservate unicamente ai clienti maggiori.

FFS Cargo ha replicato alla decisa presa di posizione del SEV inviata il 28 febbraio scorso nell’ambito della procedura di consultazione prevista dagli accordi tra il gruppo FFS e i partner sociali proponendo un incontro esplicativo. Questo si è svolto mercoledì scorso tra il CEO di FFS Cargo Nicolas Perrin e il suo capo del personale Daniel Eigemann e il vicepresidente del SEV Manuel Avallone, con il segretario sindacale Philipp Hadorn. La direzione di FFS Cargo ha indicato di respingere la possibilità di rinunciare ai massicci e in parte precipitosi tagli alla rete di punti di servizio, nonostante la prospettiva di un dibattito politico sulla promozione del trasporto merci interno. Philipp Hadorn, il segretario SEV che segue le questioni di FFS Cargo e che da inizio anno siede al Consiglio nazionale è particolarmente deluso della mancanza di disponibilità da parte dell’azienda a verificare le alternative per mantenere i punti di servizio meno utilizzati e redditizi. Egli ha piuttosto l’impressione che FFS Cargo miri in primo luogo a chiudere questi punti, per concentrarsi sugli assi principali. Una conferma è venuta anche dal comunicato della scorsa settimana dell’ufficio federale dei trasporti, in cui si precisa che il Consiglio federale «d’accordo con le FFS» intende rinunciare a richiedere ulteriori indennità di ordine finanziario per il traffico ferroviario merci sul territorio.

Interpellanza

I tagli di FFS Cargo minacciano il futuro del trasporto merci interno per ferrovia?

Questo è il titolo dell’interpellanza rivolta il 14 marzo al Consiglio federale da Philipp Hadorn, di cui riassumiamo qui il testo :

1. Il Consiglio federale è d’accordo di considerare un trasporto a carri completi su tutto il territorio, sicuro ed efficiente, parte del servizio pubblico e una base per rispondere in modo innovativo alle esigenze del trasporto merci in Svizzera?

2. Quali conseguenze potrebbero avere i tagli di FFS Cargo sugli obiettivi della futura concezione globale per la promozione del trasporto merci sul territorio nazionale che il Consiglio federale deve elaborare?

3. Quali conseguenze potrebbero avere questi tagli a) sulle regioni; b) sulle aziende (clienti e di trasporto); c) sulle altre ferrovie; d) sui carichi per la rete stradale; e) sulla sicurezza per gli altri utenti dei trasporti; f) sul mercato del lavoro; g) sulla perdita di know-how; h) per l’ambiente e le emissioni nocive?

4. Il Consiglio federale condivide l’idea che la concezione globale dovrebbe precedere a sensibili ridimensionamenti della rete, in modo da evitare atti compiuti suscettibili di limitare possibili misure in favore del trasferimento?

5. Quando verrà presentata queta concezione?

6. Come può essere garantito sino a quel momento il servizio di tutta la rete? Nel frattempo, questa azienda sotto pressione per le continue crisi, può contare su di un aumento delle indennità?

Abbiamo quindi rivolto alcune domande a Philipp Hadorn all’indomani di questo colloquio al vertice.

contatto.sev: In questo incontro al vertice non siete quindi riusciti a convincere la dirigenza di FFS Cargo a rinunciare al loro progetto?

Philipp Hadorn: No, come naturalmente non sono riusciti loro a convincerci della necessità di attuarlo. Invece, ci avevano invitato proprio con questo scopo.

FFS Cargo motiva i suoi tagli con i disavanzi registrati nel traffico a carri completi. Il Parlamento è però intenzionato a promuovere maggiormente il trasporto merci interno per ferrovia: le condizioni quadro per questi trasporti potrebbero quindi migliorare entro un paio di anni. Nel frattempo, non sarebbe possibile sostenere l’azienda con un’indennità provvisoria?

Noi abbiamo proposto a FFS Cargo un’azione comune per trovare una fonte per ripianare i disavanzi sino a quando non fosse stato elaborato il concetto globale di trasporto richiesto dal Parlamento.

La direzione di FFS Cargo ci ha però detto in termini molto chiari di non essere interessata, in quanto non vuole semplicemente mantenere l’attuale rete di trasporto a carri completi.

Ma non è un atteggiamento comprensibile, visti i continui disavanzi?

FFS Cargo non ha però nemmeno l’incarico di fare utili a breve termine con il traffico a carri completi. La convenzione sulle prestazioni tra le FFS e il loro proprietario, la Confederazione, prevede infatti un pareggio dei conti nel traffico merci solo a medio termine. In essa, si dice esplicitamente: «se la rete esistente non si dimostrasse commisurata alle esigenze, le FFS elaborano, sulla base di una ripartizione dei costi basata sul principio di causalità, le basi decisionali per un aumento delle indennità da sottoporre alla Confederazione. » È un invito esplicito a FFS Cargo a richiedere sussidi, ma la direzione si limita a replicare: «Siamo convinti che il trasporto pubblico non potrà beneficiare di maggiori fondi e non vogliamo quindi compromettere le possibilità degli altri settori.» Cargo ha quindi fatto una scelta precisa.

Nemmeno il Consiglio federale sembra disposto a richiedere sussidi, che però Il Parlamento potrebbe decidere di concedere comunque.

In teoria, si. Dobbiamo però svolgere un certo lavoro di lobby interno ed esterno alle camere, per riuscirci.

FFS Cargo sostiene però anche di essere in grado di trasportare quantitativi superiori concentrando gli investimenti in una rete ridotta, anziché dovendo servire numerose località con pochi vagoni.

D’accordo. Il trasporto di carri completi è però anche un servizio pubblico e nessuno impedisce a FFS Cargo di puntare sui grandi volumi, mantenendo nel contempo il servizio nelle località periferiche, per il quale potrebbe ricevere un indennizzo. In altre parole, in questo modo porterebbe avanti anche un prodotto di nicchia, a fianco di quello principale. Sono eventualità che però FFS Cargo scarta, sostenendo che i soldi che la Confederazione verserebbe al traffico merci verrebbero poi a mancare ad altri settori. Non considera però che queste indennità non dovrebbero venire per forza solo dalla Confederazione. Sono in corso trattative con i clienti sulle tariffe, che potrebbero generare nuovi introiti e vi sono comuni che sarebbero disposti a contribuire al mantenimento di un servizio ferroviario. Anche i cantoni, se confrontati con gli aumenti di autocarri generati dai tagli di FFS Cargo e delle spese per la rete stradale che ne conseguono, potrebbero essere interessati ad investire nel traffico a carri completi. Per loro, si tratterebbe di un’operazione a costo zero. Non posso pertanto comprendere le reticenze di FFS Cargo ad impegnarsi in questo senso, chiedendo indennità, invece di limitarsi a gestire i punti ai quali non può rinunciare.

FFS Cargo non ha ancora comunicato quali siano questi 155 punti e quanti posti di lavoro potrebbero essere tagliati. Quando lo farà?

Attualmente, FFS Cargo sta discutendo con i cantoni e con i singoli clienti, per spiegare la situazione. Da una parte, ciò è comprensibile. Non è per contro accettabile che non fornisca i piani dei vari cantoni ai suoi partner sociali.

Si ha quindi l’impressione di essere messi davanti al fatto compiuto. I comuni saranno coinvolti in queste trattative?

Abbiamo l’impressione che FFS Cargo non faccia molti sforzi in questa direzione. È vero che essa presenta la situazione ai cantoni, ma si guarda bene dal cercare il dialogo con i comuni, in quanto ciò potrebbe essere in contrasto con la sua intenzione di chiudere i punti meno richiesti.

Quanti posti di lavoro sono minacciati?

Molti, in due settori: presso la stessa FFS Cargo sono in pericolo posti di macchinisti, manovristi, specialisti RCP e controllori tecnici, ma anche di personale amministrativo. In breve tutte le categorie. Vi saranno però conseguenze anche per il personale di altre divisioni, come per esempio per il personale della manutenzione negli stabilimenti industriali. Alcune professioni potranno trovare più facilmente alternative, altre meno. Va poi tenuto presente che FFS Cargo sta dimezzando il suo «overhead» sull’arco di cinque anni, ridimensionando quindi le sue strutture a scapito anche in questo caso di posti di lavoro.

Tu ti stai impegnando per il SEV anche a livello politico contro questo progetto «Rete». Come consigliere nazionale hai presentato un’interpellanza al Parlamento. Cosa sta facendo il SEV oltre a ciò?

Per impedire questi tagli vi sono ottime ragioni di politica ambientale e dei trasporti. Abbiamo quindi alleati nell’ Associazione Traffico e Ambiente (ATA) o in quella dei proprietari di binari di raccordo e di vagoni privati (VAP). Collaboriamo poi con cantoni e regioni. Vi sono anche associazioni del traffico stradale che collaborano con noi, in quanto un aumento del traffico pesante andrebbe a scapito di quello individuale aumentando i congestionamenti e i rischi d’incidente.

Infine, bisogna considerare che l’abbandono di una linea periferica da parte del traffico merci potrebbe alla lunga portare anche al ritiro di quello viaggiatori, che passerebbe al servizio via strada, con le conseguenti perdite di qualità per tutti gli utenti.

Il SEV sta quindi costituendo alleanze politiche per intervenire prima delle decisioni definitive di FFS Cargo?

Certo, ma stiamo combattendo questi tagli anche con i nostri membri e con gli argomenti sindacali. Abbiamo promosso una petizione (firmatela a pagina 9). L’accompagnamento al progetto «Overhead» conferma il nostro atteggiamento pragmatico, laddove vi sono argomenti convincenti, a patto di cercare soluzioni socialmente sopportabili. Dobbiamo invece opporci a questo progetto «Rete», basato su decisioni sbagliate, prese nel momento sbagliato. Abbiamo bisogno del sostegno dei nostri membri, senza il quale non possiamo farcela.

Markus Fischer

Informazione ai clienti lacunosa

L’accondiscendenza del Consiglio federale nei confronti del riesame e della possibile chiusura di 155 punti di carico non irrita solo il SEV, ma anche l’associazione dei proprietari di vagoni privati e binari di raccordo (VAP). Il suo presidente, l’ex consigliere nazionale Franz Steinegger, ha parlato in una nota d’agenzia, di un segnale molto negativo. Egli teme in particolare che la chiusura di questi punti porterà un chiaro aumento dei trasporti su strada e deplora le lacune dell’informazione diretta ai clienti. Secondo Steinegger, FFS e Confederazione si concentrano troppo sul redditizio traffico internazionale di transito, trascurando per contro il trasporto merci interno. «Sono problemi che colpiranno in particolare le piccole e medie aziende delle regioni periferiche».

ats