INTERVISTA: Ai primi posti nel suo bilancio le tre grandi votazioni nel settore dei trasporti
Il Contratto collettivo è un valore
Il consigliere federale Moritz Leuenberger lascerà il Palazzo federale il prossimo 31 ottobre dopo 15 anni trascorsi in Consiglio federale alla guida del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni. In questa intervista – ripresa in parte da ps.ch, inserto dei membri e dei simpatizzanti del PS svizzero (25 agosto 2010) allegato al mensile Confronti – sostiene l’importanza della concertazione, necessaria per la democrazia diretta del nostro Paese.
Domanda: Molti (politici e media) hanno tracciato un bilancio al posto suo. Le chiedo allora di tracciarne uno così: con la distanza di chi sta per partire, ci sono decisioni e/o progetti che avrebbe preso e portato avanti in modo diverso rispetto a quanto fatto?
Risposta: Ad essere sincero, tracciando il bilancio del mio lavoro non mi va di ricordare, in primis, le decisioni che avrei potuto prendere in modo diverso rispetto a quanto fatto. Tra le prime cose che vorrei ricordare ci sono quindi le tre grandi votazioni nel settore dei trasporti (TTPCP, NFTA e l’Accordo bilaterale sui trasporti terrestri), il fatto di avere istituito la politica della sostenibilità nel mio dipartimento (mi riferisco in particolare alla legge sul CO , con la conseguente introduzione della tassa sul CO ) e la sicurezza nel traffico stradale.Si tratta di progetti che ho portato avanti con molto impegno personale, di progetti che senza la mia impronta non sarebbero stati realizzati o, perlomeno, non nella forma avvenuta. Le decisioni che, a posteriori, avrei forse potuto o dovuto prendere diversamente le lascio ricordare alla miriade di giornalisti che vi si dedicano, in questo momento, con la massima devozione.
II modello svizzero, basato soprattutto sulla concertazione, è forse sul viale del tramonto?
Non saprei perché. Io sono un sostenitore convinto del nostro sistema. È necessario, nella nostra democrazia diretta, coinvolgere tutti i grandi partiti nel Governo. Se una forza politica si trovasse all’opposizione, verrebbe indetto un referendum contro ogni importante legge e questa situazione renderebbe impos- sibile governare. Coinvolgendo tutti i gruppi politici nel processo legislativo allunghiamo in parte i tempi. Spesso, tutte le parti devono scendere a compromessi. Ma non si tratta di aspetti solo negativi. Le soluzioni finali risultano infatti più equilibrate e raccolgono maggiore consenso.
BIO
Moritz Leuenberger, avvocato, dal 1972 al 1980 è stato presidente del Partito socialista della città di Zurigo e dal 1974 al 1983 è stato consigliere comunale a Zurigo. Eletto in Consiglio nazionale nel 1979, dal 1991 al 1995 è stato consigliere di Stato del canton Zurigo.
Dalla sua elezione in Consiglio federale, il 27 settembre 1995, è a capo del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC). Nel 2001 è stato per la prima volta presidente della Confederazione; nel 2006 ha ricoperto per la seconda volta questa carica
Un paio di domande sul suo dipartimento. Perché rilanciare l’energia nucleare e non puntare tutto sulle energie rinnovabili, come suggerisce anche il PS nella sua iniziativa, tesa anche a rilanciare l’occupazione?
Primo: Noi puntiamo interamente sulle energie rinnovabili e con la RIC abbiamo già raggiunto obiettivi importanti. Secondo: Il mio dipartimento esegue la volontà del Consiglio federale e deciderà in merito alle richieste per nuove centrali nucleari. Tuttavia, sottolineo una delle conquiste ottenute durante il mio mandato, vi sarà un referendum facoltativo per le nuove centrali nucleari. L’ultima parola spetta pertanto agli elettori. A mio avviso, una nuova centrale nucleare ha una possibilità di essere approvata soltanto se è dimostrato che non è possibile soddisfare il fabbisogno di energia con impianti idrici, eolici o solari e soltanto se sono stati intrapresi tutti gli sforzi possibili e necessari per promuovere le fonti
alternative.
I trasporti pubblici sono sempre stati al centro della Sua attenzione. Come giudica l’attuale corso delle FFS – tentate sempre di più da logiche neo-liberiste – che costringe i partner sociali ad alzare il livello del confronto?
È oltremodo esagerato parlare di «tendenze neo-liberiste» per le FFS. Le FFS sono sì tenute ad operare secondo criteri economici, come richiesto dal Parlamento, ma lo fanno sempre tenendo conto dell’aspetto sociale. L’Unione europea sta liberalizzando il traffico ferroviario. Ciò si ripercuote anche sulle FFS, chiamate ad essere sempre più competitive. Nel traffico merci le FFS sono già costrette ad adottare nuove strategie e a instaurare delle cooperazioni. Per continuare ad operare in un contesto sempre più arduo, occorre però aumentare la produttività. Una sfida affrontata in modo esemplare con le Officine di Bellinzona.
Con il senno di poi, si sarebbe schierato con maggiore rapidità con gli scioperanti delle Officine di Bellinzona?
In questo conflitto non mi sono schierato, ma ho istituito la tavola rotonda che ha permesso di risolvere il conflitto a livello di trattative. Uno sciopero più esteso avrebbe nuociuto sia alle FFS che alle Officine. Durante tutto il periodo delle trattative, ho assunto un ruolo di tutore, mettendomi a disposizione nel caso in cui le trattative si fossero bloccate. Ciò non è tuttavia accaduto, grazie alla buona volontà dimostrata da parte di tutti i partecipanti. Alla fine, il fatto di essere rimasto in disparte, mi ha fatto molto piacere.
Quanto è importante, per una azienda di servizio pubblico come le FFS, coltivare il valore del Contratto collettivo di lavoro, che pare una specie in via di estinzione?
È molto importante. Il Contratto collettivo di lavoro è uno strumento fondamentale per impedire conflitti sul lavoro ed inoltre garantisce un atteggiamento corretto delle imprese nei confronti dei propri collaboratori. Nel nostro Paese questo strumento ha sempre dato ottimi risultati.
Che cosa ne sarà del Ticino con Alptransit? E sull’eventuale raddoppio del Gottardo, qual è la Sua posizione?
Si accorcia il tragitto da Zurigo o Lucerna in Ticino. Ciò significa che si avvicinano la Svizzera settentrionale e quella meri- meridionale. Bellinzona–
Lucerna diventa una distanza da pendolare. A ciò si aggiunge che la galleria di base porterà avanti in modo decisivo la politica del trasferimento del traffico dalla strada alla rotaia. Le persone a sud delle Alpi saranno esposte meno allo inquinamento dell’aria e fonico. Il raddoppio della galleria autostradale per me non entra in linea di conto. A più riprese il popolo svizzero ha espresso alle urne di volere ridurre, e non aumentare, il numero di camion attraverso le Alpi.Questo principio è sancito anche nella Costituzione. L’imminente risanamento, previsto nel 2020, verrà affrontato senza maggiori problemi con la nuova galleria di base e con la possibilità di caricare gli autoveicoli e di farli passare attraverso la vecchia galleria ferroviaria.
Che futuro immagina per questo paese nei rapporti con l’Europa?
L’approccio bilaterale, al quale ho collaborato attivamente, è giunto nella sua fase finale. Riprendiamo innumerevoli normative dell’UE, senza avere potuto partecipare al processo decisionale. In qualità di membri dell’UE avremmo la facoltà di esercitare un’influenza diretta sulle decisioni. Il nostro Paese si deve aprire, solo così può far valere la propria influenza sulle questioni importanti nel mondo, senza dovere subire le conseguenze di decisioni prese da altri.
Come è stato cambiato dalla politica, a livello personale e politico?
Per un politico l’esperienza conta molto di più rispetto ad altre categorie professionali. Credo di fare politica in modo più prudente rispetto all’inizio del mio mandato. A livello personale, penso di essere diventato più duro sul fronte del «prendersela sul piano personale» e mi va di aggiungere che non prendo più tutto così sul serio come all’inizio della mia carriera.
Raffinato intellettuale, uomo di cultura, che farà ora in età ancora giovane?
Sarò sincero: non lo so ancora!
Françoise Gehring