FFS: eppur si muovono
Un primo passo, ma mancano le garanzie
Il Sindacato dei trasporti SEV prende atto positivamente che le FFS fanno un passo indietro. Ma i punti da chiarire sono ancora molti, per cui il SEV non intende ancora esprimersi in proposito. Soprattutto non sono adempiute le richieste dei dipendenti in sciopero alle Officine di Bellinzona, ossia la rinuncia ai provvedimenti decisi. Inoltre, mancano garanzie per un dialogo aperto e concreto.
Il Sindacato dei trasporti SEV prende atto con soddisfazione che le FFS si dicano pronte a sedersi al tavolo della trattativa con i sindacati, per discutere della situazione della Cargo. In particolare è positivo il fatto che dichiarino che le misure in questione possono essere modificate e che intendano mettere sul tavolo le loro carte.
Il SEV costata però che questa parziale retromarcia sia stata possibile solo grazie alla straordinaria mobilitazione sindacale, della popolazione e dei politici ticinesi e federali. Le ferrovie federali si sarebbero risparmiate molti problemi, se solo avessero cercato il dialogo con i partner sociali e con il personale. Il SEV, che non era invitato alla tavola rotonda del 12 marzo, si aspetta dalle FFS un invito ufficiale a partecipare alla discussione, con precise dichiarazioni, prima di prendere altre decisioni.
È ovvio che l’annunciato congelamento delle contestate misure deve valere anche per gli altri posti, poiché sono da discutere le basi stesse di questa pretesa strategia di razionalizzazione. Anche perché le decisioni che concernono Bellinzona avrebbero conseguenze anche sugli altri posti. La discussione deve quindi avvenire senza restrizioni.
Il SEV costata che le esigenze poste dal comitato di sciopero di Bellinzona, ossia il ritiro della decisione, non sono adempiute. Non c’è quindi da attendersi che il personale delle officine riprenda il lavoro incondizionatamente.