Il salario sotto la lente tra diritti, doveri e regole

Pomo della discordia? Le patate

Quando un dipendente è liberato dalle sue funzioni durante il periodo di disdetta, il datore di lavoro rinuncia alle sue prestazioni. Per contro il dipendente deve dedurre dalla propria retribuzione qualsiasi altro reddito. Che cosa si intende per salario? Storia di una situazione poco chiara.

Ludovico lavora al servizio binari di un’azienda di trasporto pubblico che chiamiamo Ferrovie delle Alpi SA, dove ha svolto bene il proprio lavoro per lunghi anni. Fino a quando l’azienda si ristruttura e nomina un nuovo capo, che procede a molti cambiamenti, a cominciare dalle procedure di lavoro. Un’iniziativa che non è per nulla piaciuta a Ludovico, che non si è privato di farlo sapere senza peli sulla lingua. Dopo discussioni con il suo superiore e in seno al gruppo, sono inevitabilmente comparsi disaccordi e dissapori. Per cui Ludovico è stato messo alla porta. L’intervento della protezione giuridica professionale non ha potuto portare all’annullamento del licenziamento, ma Ludovico ha ottenuto di essere sollevato dal suo incarico con effetto immediato, dal momento che è stato in grado di spiegare in modo convincente che le tensioni all’interno del gruppo non erano dipese solo da lui.

Ludovico ha almeno abbastanza tempo per cercare un lavoro; cosa che gli riesce in tempi rapidi: un mese dopo il termine di disdetta, inizierà una nuova avventura professionale. Siccome nel frattempo ha molto tempo libero, Ludovico ha deciso di dare una mano a suo cognato agricoltore durante la raccolta delle patate.

Non immaginate la sua sorpresa al recapito di una lettera da parte di Ferrovie delle Alpi SA in cui si spiegava, in modo molto conciso, che erano venuti a sapere del suo impiego presso suo cognato. Gli era così stato chiesto di inviare il conteggio del salario, in modo tale che l’azienda potesse ridurre il salario dovuto fino al termine della disdetta. Presa carta e penna, Ludovico invia una lettera indignata al suo ex datore di lavoro, precisando di essere al servizio del cognato per pura amicizia. Ha ricevuto al massimo alcuni pasti e qualche raro biglietto da 100 franchi. La risposta non si è fatta attendere: il lavoro presso il cognato non è stato prestato gratuitamente. L’azienda ha inoltre richiamato l’articolo 320 comma 2 del Codice delle obbligazioni (CO): «Il contratto di lavoro è considerato conchiuso anche quando il datore di lavoro accetta, per un certo tempo, l’esecuzione d’un lavoro, la cui prestazione secondo le circostanze non può attendersi senza salario ». L’azienda ha inoltre sostenuto che i biglietti da 100 franchi di Ludovico non rappresentano molto, è vero, ma siccome Ludovico aveva vissuto nella fattoria, una parte del suo stipendio è stato pagato in natura come previsto dall’articolo 322 comma 2 del CO: «Se il lavoratore vive in comunione domestica con il datore di lavoro, il suo mantenimento nella casa con vitto e alloggio fa parte del salario, salvo accordo o uso contrario ». Incavolato, Ludovico si è rivolto alla protezione giuridica professionale, che ha illustrato all’ex datore di lavoro che in quel caso non si era trattato di un rapporto di lavoro, ma di un favore. Fortunatamente il cognato aveva fatto capo ad altre persone per la raccolta, retribuite regolarmente e quindi non solo con 300 franchi. Inoltre Ludovico aveva lavorato solo sporadicamente in fattoria, dove non aveva neppure soggiornato regolarmente, trattenendosi solo per un paio di notti.

L’azienda ha allentato le pressioni su Ludovico, che ha ricevuto integralmente il proprio salario fino alla fine del periodo di disdetta.

Servizio di protezione giuridica