La mancanza di certe premesse può portare conflitti e frustrazioni nella vita professionale.
Il valore della considerazione
Alcune riflessioni dettate dalla pratica, per una volta non legate ad un caso concreto.
Non c’è manuale di gestione del personale che non parli del valore della considerazione, della stima e dell’apprezzamento del personale. Ciò nonostante, molte persone si lamentano della mancanza di questa importante componente dei rapporti interpersonali. Perché?
Apprezzamento e lode non sono la stessa cosa. Una lode è senza dubbio un segno di apprezzamento, ma che deriva da una prestazione concreta, mentre l’apprezzamento è un sentimento più diffuso: essere consapevoli del fatto che l’azienda apprezzi il proprio valore. La considerazione può essere espressa con una lode, ma va al di là del complimento puntuale.
Percezioni diverse
Quando il CEO nel discorso della cena di fine anno ringrazia tutti i suoi collaboratori per l’impegno, vuole senz’altro esprimere il suo apprezzamento. Ma non è detto che questa volontà venga recepita in pieno, in quanto la maggior parte del personale, salvo forse nelle piccole aziende, è consapevole che il CEO non possa essere al corrente del valore delle prestazioni dei singoli. Quindi questa lode collettiva, in particolare laddove i legami tra i dipendenti non sono particolarmente marcati, non coinvolge i singoli, che l’ascoltano un po’ come la predica a messa. Apprezzamento significa che chi lo esprime ha una reale e concreta considerazione della persona alla quale si rivolge ed in genere questa condizione è più facile da soddisfare da parte dei superiori diretti che dal CEO. La distanza gerarchica risulta infatti eccessiva, indipendentemente dalla sincerità con la quale il CEO si esprime. Una particolare eccezione può verificarsi se il CEO esprime apprezzamento per il suo personale nei confronti di terzi. Se il personale lo viene a sapere, è probabile che percepisca un senso di autentico apprezzamento.
È una questione di persone
Un apprezzamento concreto può essere espresso quando l’interlocutore si sente considerato come una persona e non solo per la funzione che ricopre. E questa è una delle difficoltà principali: è infatti normale che ci siano differenze nei rapporti tra le varie persone. La vita, anche quella professionale, è caratterizzata da simpatie ed antipatie e può quindi essere che un superiore apprezzi il lavoro svolto da una collaboratrice o un collaboratore, senza per questo che gli vada particolarmente a genio. Si tratta di una questione delicata: saper dividere le percezioni personali dalle valutazioni professionali, controllando i propri sentimenti. Un approccio che permette un rapporto improntato al reciproco rispetto è fondamentale per esprimere apprezzamento anche nei confronti di persone per le quali non vi è una particolare simpatia. In questi casi, si può verificare anche un fenomeno molto interessante: il collaboratore che sa di non avere un rapporto particolarmente stretto con il proprio superiore, può apprezzare la considerazione che gli viene espressa in modo anche maggiore rispetto a chi è magari amico del capo.
La considerazione è possibile solo se ci si pone allo stesso livello
Come ci si può porre allo stesso livello in una gerarchia? Questa apparente contraddizione ha un’eccezione, fondamentale per l’espressione della considerazione e che riguarda il tono della comunicazione, che non può essere dettato dalla gerarchia, né dal fatto che il superiore ha il diritto di impartire disposizioni di lavoro e sulle modalità di svolgerlo. Vi è una regola basilare che permetterebbe di prevenire ogni possibile conflitto: il superiore si deve rivolgere al suo subalterno nello stesso tono che quest’ultimo può adottare quando si rivolge a lui. Facciamo un esempio: il CEO che attraversa l’officina e che si ferma da un collaboratore per mettergli una mano sulle spalle e chiedergli in tono amichevole: «allora, Ali, come va? A casa tutti bene?» lo farà magari in tutta sincerità. È però probabile che il collega non percepisca apprezzamento, ma un’ingerenza nella sua sfera privata, oppure abbia la sensazione di una messa in scena di dubbio gusto. E questo semplicemente perché Ali non potrebbe mai permettersi di fare altrettanto con il CEO, che farebbe quindi meglio a rivolgersi ad Ali in altro modo. Una cordiale stretta di mano, accompagnata da un: «buongiorno signor Oeztürk, come va?» verrebbero probabilmente percepiti come un reale segno di considerazione.
In altre parole: il capo deve trattare il suo personale nello stesso modo in cui si aspetta di essere trattato da loro. Se lui si esprime in modo molto diretto, deve accettare che collaboratrici e collaboratori facciano altrettanto e queste premesse funzionano al di là e al di sopra di ogni rapporto e ogni livello gerarchico ed indipendentemente dalla qualità del rapporto personale.
Ripetiamo che non si tratta qui di disposizioni di lavoro, che competono al superiore. Laddove sorgono però discussioni o conflitti in merito a queste disposizioni, il rispetto di questa regola è fondamentale per mantenere l’espressione e la percezioni di apprezzamento e di considerazione.
Assistenza giuridica SEV